Anoressia e bulimia nervosa, alimentazione incontrollata (binge eating disorder), disturbo restrittivo dell’assunzione di cibo (ARFID), disordini alimentari non altrimenti specificati (NAS). O si mangia troppo, spesso in maniera compulsiva o non si mangia affatto: qualunque sia il tipo di avversione o di attrazione verso il cibo, alla base c’è un chiaro e scorretto rapporto con quel che mangiamo. Di conseguenza, anche, con la propria immagine corporea, denunciando un problema che va ben oltre i confini del piatto. I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (DNA), in Italia, sono in costante crescita, con un esordio sempre più precoce, anche in bambini dagli 8-9 anni di età, e un sensibile incremento nel post pandemia: +50% di casi osservati tra il 2019 e il 2024, nella fascia di età giovane, con meno di 10 anni e di 11-13 anni, colpiti prevalentemente da forma di anoressia nervosa (68%) e ARFID (65%). In queste fasce di età le diagnosi sono salite dalle 59 del 2019 alle attuali 89. Sono i numeri importanti diffusi in occasione della Settimana del Fiocchetto Lilla dei DNA (10-15 marzo) dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma che riporta solo nel 2024, presso la propria struttura, un balzo dell’attività del 38%: 230 nuove diagnosi di queste problematiche e 2.500 ricoveri in Day Hospital, rispetto ai 1.829 del 2020. In meno di un decennio si è assistito a un incremento delle diagnosi del 64%, passate dalle 138 del 2019 alle 226 del 2024. Dati che confermano le stime del Ministero della Salite secondo cui il fenomeno ha registrato un incremento generale di circa il 35%, con il 20% di giovani tra i 12 e i 17 anni che si sono rivolti a strutture specializzate per ricevere un aiuto mirato.
La ragione dell’abbassamento dell’età di esordio dei DNA, spiegano gli esperti, potrebbe essere dovuta alla precocità dell’età puberale nelle bambine e al sempre più diffuso impiego dei social network che facilitano confronti con modelli di bellezza irraggiungibili. I DNA non sono da sottovalutare: sono disturbi complessi che richiedono un approccio e una valutazione multidisciplinare da parte di più esperti, come psichiatri, pediatri, psicologi, dietisti, specialisti in medicina interna, endocrinologi, cardiologi per le loro pesanti e possibili implicazioni. Spesso associati a patologie psichiatriche, i DNA in questo contesto presentano il più alto indice di mortalità: ad esempio nel caso dell’anoressia nervosa aumentano il rischio di morte di 5-10 volte rispetto a quello di persone sane della stessa età e sesso. Sono circa 4.000 le morti per questi casi che si contano in Italia ogni anno. «I DNA – spiega Elisa Fazzi, Presidente della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), Direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili di Brescia – rappresentano un gruppo eterogeneo e variegato di condizioni che includono quadri più tipici della prima infanzia, fino a quelli più caratterizzanti l’adolescenza e giovane età adulta. L’associazione con altre condizioni psichiatriche appare alta e spesso risulta complesso distinguere una linea di confine tra le manifestazioni di differenti disturbi, soprattutto in riferimento ai quadri legati a un neurosviluppo atipico. È fondamentale che le ragazze e i ragazzi possano essere seguiti da un’équipe multidisciplinare dedicata, che includa diverse figure professionali con formazione specifica per l’età evolutiva, con interventi precoci, personalizzati e adeguati al livello di intensità necessario alla gravità della condizione e centrato sulla specificità unica dell’età evolutiva».
Non è facile riconoscere i DNA, ma alcuni segnali devono fare insospettire: i ragazzi e ragazze mangiano di nascosto o nascondono il cibo; mostrano cambiamenti nelle abitudini alimentari, ad esempio tagliano il cibo in piccoli pezzi o spostano il cibo nel piatto; saltano i pasti; diventano maniacali nella preparazione ed evitano interi gruppi di alimenti; mostrano segni indiretti di condotte compensatorie, come chiudersi in bagno in particolare dopo i pasti; manifestano fluttuazioni del tono dell’umore e alterazioni del sonno, aumentano l’attività fisica. I DNA possono avere cause di insorgenza diverse.
«L’anoressia nervosa (AN) ad esempio – dichiarano Chiara Davico e Maria Pia Riccio, neuropsichiatre infantili a Torino e Napoli – tende ad avere nella maggior parte dei casi un esordio subdolo e ingravescente, anche se non sono infrequenti andamenti con rapida evoluzione. Il disturbo può avere inizio da una dieta che ha l’obiettivo del dimagrimento e della modificazione della forma corporea, in risposta a un sentimento di insoddisfazione riguardo il proprio aspetto fisico e una bassa autostima; spesso emergono eventi traumatici che hanno preceduto la restrizione alimentare. Se non tempestivamente e adeguatamente trattata, l’AN può segnare in maniera indelebile il percorso evolutivo, diventando una causa importante di disabilità e di interruzione del percorso di crescita, con conseguenze che possono essere significative anche a lungo termine, sia da un punto di vista psichico che fisico. Non da ultimo, è bene ricordare che si tratta del disturbo psichiatrico accompagnato dai più alti tassi di mortalità».
Attivarsi per il contrasto con specifici protocolli di cura è una necessità prioritaria: le principali Linee guida nazionali e internazionali sul trattamento dei disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in età evolutiva, come quelle della Society for Adolescent Health and Medicine, del National Institute for Health and Care Excellence – NICE, e della Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza – SINPIA, sottolineano la necessità di un lavoro di squadra, sinergico tra più esperti e la famiglia, oltre che il piccolo paziente: un approccio integrato ed efficace, garantisce un migliore successo del trattamento.
«Un recente studio condotto dalla nostra équipe, attualmente in fase di revisione, ha messo in luce una preoccupante evoluzione dei disturbi alimentari – spiega la dottoressa Valeria Zanna, responsabile dell’Unità operativa semplice di Anoressia e Disturbi Alimentari dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Negli ultimi anni, i pazienti più giovani presentano quadri psicopatologici più gravi, sia per la sintomatologia alimentare che per le caratteristiche psicologiche associate. Inoltre, i nuclei familiari di questi pazienti risultano più sofferenti, con difficoltà comunicative, una maggiore fragilità emotiva e un funzionamento complessivo compromesso». In particolare la struttura ha messo in atto un programma di Alta Assistenza che prevede un trattamento calibrato su diversi livelli di intensità e frequenza, garantendo una presa in carico tempestiva e personalizzata, che si struttura con accessi in day hospital con pasto assistito, monitoraggio psichiatrico e nutrizionale, psicoterapia di gruppo per genitori e pazienti e incontri di psicoterapia familiare. Con il miglioramento clinico, l’intensità della frequenza si riduce e il trattamento si concentra sul potenziamento delle risorse individuali e genitoriali. Ma il problema non è solo dei piccoli, soffrono di DNA 3,5 milioni di persone, pari al 6% della popolazione, il 90% sono donne: l’attenzione a questi disturbi non può più essere trascurata. Le nuove Raccomandazioni SINPIA sui Disturbi della Nutrizione e Alimentazione (DNA), sono scaricabili gratuitamente per affrontare il problema con consapevolezza e responsabilità. Per ulteriori informazioni: www.sinpia.eu.
di Francesca Morelli