Oncologia al femminile: “immagine” del presente e del futuro

Ricerca e progresso scientifico, nuove tecnologie, strumenti di diagnosi precoce, farmaci di ultima generazione, screening di prevenzione, (in)formazione, campagne di sensibilizzazione, adozione di stile di vita sani, impegno solidale e sinergico dell’intera comunità scientifica e territoriale, nuovi strumenti di comunicazione per trasferire i traguardi della scienza alla donna e alla popolazione, soprattutto giovane. Una alleanza di fattori che hanno cambiato la storia della malattia oncologica, anche quella femminile, con prospettive verso un futuro sempre più libero dalla diagnosi di tumore. Grandi temi, approfonditi insieme alla Professoressa Rossana Berardi, direttrice della Clinica Oncologica dell’Università Politecnica delle Marche e Presidente di Women for Oncology Italy, in occasione della presentazione a Milano, di “Imagine”, un nuovo format di incontri e webinar ideato dall’Associazione, che riunisce circa mille oncologhe italiane, per proporre alla sanità e alla comunità scientifica una modalità totalmente nuova di raccontare l’oncologia, le sue sfide e i suoi traguardi, guardando al futuro con nuova e rinnovata fiducia nella ricerca.

Professoressa Berardi, quali sono i grandi temi dell’oncologia, al femminile in particolare?
«Il primo grande tema comincia dalla prevenzione della malattia, con l’adozione di “stili di vita” e comportamenti adeguati per ridurre e abolire i fattori di rischio modificabili: tra questi rientra anche la vaccinazione anti-HPV (Papilloma Virus Umano). Strumento fondamentale di prevenzione è la diagnosi precoce che per la donna si incentra nell’adesione ai due importanti programmi di screening, quello per il tumore del seno e della cervice uterina. Sono strumenti di cui disponiamo da tempo, ma che ancora registrano tassi di adesione molto bassi, in tutto il Paese. I dati aggiornati di poche settimane fa, oltre ad attestare il divario tra Nord e Sud, evidenziano che nel Nord Italia l’adesione supera di poco il 50-60%. Questi numeri indicano che c’è ancora molto da fare in ambito di prevenzione, soprattutto per non perdere le importanti opportunità di diagnosi e cura, dove un primo elemento chiave è rappresentato da percorsi oncologici dedicati. Come le Breast Unit che, laddove esistono, consentono la presa in carico e cura delle donne efficace e efficiente, e lo stesso andrebbe attuato per tutte le patologie femminili, comprese quelle non di genere specifico. L’innovazione si avvale poi della tecnologia e in oncologia medica dell’accesso a farmaci di ultima generazione, come quelli “intelligenti”, i biologici, l’immunoterapia, fino agli anticorpi farmaco coniugati. Questi ultimi sono la grande novità che permettono, integrandoli a cure diverse, di raggiungere la guarigione, obiettivo primario o, quando questa non è possibile, la lungo sopravvivenza».

L’innovazione diagnostica e terapeutica come ha cambiato la storia della malattia oncologica?
«Molto e in positivo. La diagnostica, ad esempio, ha messo a disposizione strumenti molto sofisticati come la TAC che riesce a riconoscere lesioni anche millimetriche ed esami che riguardano anche la biologia della malattia, come la PET che tramite l’uso di un particolare mezzo di contrasto permette di capire se la lesione visibile dall’esame strumentale sia anche biologicamente attiva. La vera evoluzione è, oggi, poter disporre di tutti questi strumenti insieme, come la PET-TAC o la PET-Risonanza. A fianco di questi strumenti, un “punto di forza” è la possibilità di poter fare, quando necessario, una profilazione genetico-molecolare del tumore, anche sulla biopsia liquida, quindi su un prelievo di sangue, potendo così definire la carta di identità dei geni della malattia: anche questa è innovazione e apre la strada a cure più mirate. Infatti in ambito terapeutico si annoverano terapie biologiche a bersaglio, già note, ma che in caso di profilo genetico-molecolare disponibile spesso consentono si aggredire quella specifica mutazione con un farmaco mirato. L’evoluzione ha portato, infatti, allo sviluppo di anticorpi farmaco coniugati, cioè soluzioni che coniugano la vecchia chemioterapia con il nuovo anticorpo monoclonale: permettono di arrivare alla cellula malata in maniera specifica, iniettando al suo interno un farmaco di vecchia generazione in maniera molto puntuale, aumentandone sensibilmente l’efficacia. Infine, l’immunoterapia che rappresenta anch’essa una nuova frontiera nella cura del cancro, permettendo di attivare il sistema immunitario deficitario».

Come si è tradotta l’innovazione in termini di sopravvivenza?
«In un importante risparmio di vite. “I numeri del cancro in Italia”, il volume che AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori) pubblicano ogni anno con i dati aggiornati, attesta che in Italia ad oggi ci sono 3 milioni 700 mila pazienti/cittadini che vivono con una diagnosi di cancro pregressa o attuale, quindi potenzialmente sono lungo sopravviventi o guariti dalla malattia, mentre erano solo 2 milioni 440 mila nel 2016. Numeri importanti cambiati in circa 15 anni, un tempo relativamente breve, testimoniano la guarigione di molto pazienti. Ad esempio nel caso del tumore al seno, riconosciuto e trattato in fase molto precoce, il tasso è del 90-95%: ciò significa che realmente si hanno opportunità di cura che portano alla guarigione. Lo sforzo che dobbiamo fare ora è provare a non ammalarci, decisamente meglio che guarire».

Come trasferire questi importanti messaggi alle donne?
«Le metodologie per comunicare questi traguardi sono diversificate: se ci basiamo sul tasso di adesione agli screening che non sono molto buoni, è facile intendere che c’è ancora molto da fare, avviando anche nuove strategie. Ad esempio presso l’Università Politecnica della Marche, abbiamo fatto parlare i giovani attraverso dei video, adatti ai social media, di pochi minuti, sul tema dell’oncologia: uno strumento di sensibilizzazione e di coinvolgimento che si è rivelato molto efficace per le fasce di popolazione più giovani, verso le quali si deve fare la vera prevenzione. O ancora stiamo lavorando a livello nazionale per inserire contenuti di prevenzione e salute globale, secondo il concetto di One Health che coinvolge la salute umana, animale e ambientale in maniera sincrona, in un percorso formativo nelle scuole. Obesità, alimentazione scorretta, abitudine al fumo, iniziano a queste età: vuol dire che manca nelle classi di popolazione più giovane un’adeguata formazione, su cui occorre investire maggiormente».

Come vede il futuro dell’oncologia al femminile?
«Vedo e lavoro per un futuro che permetta la valorizzazione del merito, senza gap di genere, politici e di appartenenza a qualsiasi mondo. Mentre da un punto di vista di lotta alla malattia, auspico che possa sempre più essere guarita e che non faccia più paura».

di Francesca Morelli

Incontri che ispirano: un progetto di formazione

L’Associazione Women for Oncology Italy (WO) lancia il format “Imagine”, un progetto di formazione che prevede la realizzazione di incontri, sia on line che in presenza, su temi innovativi come la sessualità in oncologia, l’Intelligenza Artificiale, pillole di management, le parole in oncologia, i Congressi riguardanti i tumori femminili e le nuove frontiere della diagnosi e cura, e del ruolo della donne che curano, per creare un cambiamento, finalizzato a migliorare a piccoli passi la sanità, la medicina e la società stessa. Obiettivo dell’iniziativa è condividere, tra professionisti sanitari, le rispettive potenzialità e competenze, e progettare, insieme, un futuro e una visione più positive sui principali temi trasversali dell’oncologia. Il format 2025 prevede 14 incontri formativi, dedicati ai professionisti dell’oncologia, di tutte le specialità (biologi, clinici, nutrizionisti, infermieri e ogni altra figura professionale) per favorire la crescita delle skills tecniche e delle soft skills, gli aspetti cioè che puntano alla valorizzazione delle qualità umane, come l’empatia, la capacità di dialogo. Gli incontri sono aperti a professionisti uomini e donne al fine di creare una classe dirigente senza gender gap, ma ispirata al merito che lavoro al miglioramento dell’attenzione e della presa in cura del paziente. Per informazioni: www.womenforoncologyitaly

F.M.

 

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