È presidente e amministratore delegato di MSD Italia, la consociata italiana di una delle aziende farmaceutiche più importanti al mondo, leader mondiale nel settore della salute, con un fatturato complessivo di 40 miliardi di dollari, il 18% dei quali investiti in Ricerca e Sviluppo, con due miliardi di dollari all’anno destinati a programmi umanitari. Nicoletta Luppi (nella foto), modenese di nascita, inizia a lavorare in MSD 23 anni fa ed è la prima donna informatrice del farmaco. Da allora ad oggi, le competenze, la professionalità, la tenacia, la determinazione, le hanno permesso di arrivare al top manageriale di questa azienda a cui è legata da profondo affetto. Come fosse una parte della sua famiglia, alla quale ha dedicato non solo tempo e professionalità, ma soprattutto il cuore. Con la comprensione e l’appoggio degli stessi familiari, marito e due figli che, sempre al centro dell’attenzione di questa mamma impegnata nel lavoro, l’hanno appoggiata e sostenuta.
Com’è riuscita a conciliare un lavoro così impegnativo con la famiglia?
«Finora sono riuscita a gestire al meglio il nostro menage familiare, con l’aiuto di mio marito Romano che mi sostiene nel lavoro e la collaborazione dei figli, Riccardo di 15 anni e Maria Rita di 13, che ho sempre cercato di coinvolgere anche nel mio lavoro, rendendoli partecipi, ad esempio, di eventi importanti che l’azienda organizza. Come il recente convegno Inventing for LIFE (Leading Innovation Fostering Ethics), organizzato a Roma per celebrare i 60 anni dell’azienda in Italia e i 125 anni nel mondo. Per l’occasione, abbiamo voluto allestire pannelli e video i cui protagonisti siamo noi, i nostri dipendenti con le loro famiglie e i lori figli, quasi a voler rappresentare la nostra azienda come una grande famiglia dove tutti apportano un contributo fondamentale».
L’essere donna ha influito sulle sue scelte professionali e aziendali?
«Certamente. Come donna, sono particolarmente sensibile alle problematiche della famiglia e femminili. A questo proposito, ritengo fondamentale la presenza femminile nelle aziende, in particolare in quelle che si occupano di farmaci, perché sono le donne nella famiglia ad avere il ruolo di “care-giver” per la cura dei propri cari. Nel nostro Leadership Team abbiamo il 40% di donne, la stessa percentuale che abbiamo di donne manager e dirigenti: ritengo fondamentale il confronto tra due modi di vedere e di procedere complementari. MSD ha dato spazio, fin da subito, alle donne. Io stessa sono entrata come prima informatrice del farmaco donna. Sono divenuta poi Product e Marketing Manager, poi Direttore di Business Unit e, dopo tanti ruoli rivestiti in azienda, a luglio 2015 sono stata nominata Presidente e Amministratore Delegato. Tutto questo nell’arco di un ventennio. E sono ancora in un’età relativamente giovane. Nella nostra azienda chi lavora sodo e ha meriti viene promosso, a prescindere dall’età e dal sesso».
È prevista una politica particolare per agevolare il lavoro femminile?
«Nella nostra azienda, la metà dei dipendenti è donna, nel fisiologico riconoscimento dei meriti e della professionalità. Non a caso il logo di questo recente convegno celebrativo è “LIFE”, cioè “Vita”. Ben 125 anni di MSD dedicati alla Ricerca, allo sviluppo e all’innovazione ma, in qualità di datore di lavoro, anche alla vita dei dipendenti, che ci sta davvero a cuore. Per questo motivo cerchiamo di rendere contenti e appagati i nostri dipendenti, donne incluse, che troppo spesso vengono invece discriminate sul lavoro. Di recente abbiamo poi introdotto lo smart working, ovvero la possibilità di lavorare da casa. Abbiamo, inoltre, un occhio di riguardo per chi ha o ha avuto una malattia grave, come un tumore, senza interferire nel suo percorso professionale: se vuole e merita di ricoprire una posizione manageriale o vuole proseguire nel suo percorso di crescita, non sarà certo la malattia a impedirlo. Come donna e responsabile di un’azienda come la nostra, non potrei mai tollerare discriminazioni!».
Sul filone della ricerca, avete promosso nella vostra azienda iniziative specifiche “al femminile”?
«Per una scelta precisa, abbiamo voluto dedicare molto spazio anche alla ricerca di farmaci e nuove cure per le malattie che colpiscono le donne. In particolare, abbiamo programmato una divisione che si chiama “Women’s Health” (Salute della donna), che si occupa di tutto questo. Abbiamo studiato farmaci adatti per le malattie che colpiscono le diverse età della donna: dai vaccini (studiati per tutte le età della vita – inclusa l’adolescenza con la vaccinazione contro il Papilloma Virus – anche sulla popolazione femminile), ai farmaci per l’età adulta come ad esempio per il trattamento delle malattie cardiovascolari, del diabete, delle infezioni da virus dell’epatite (HCV) e virus dell’Aids (HIV), fino alle più innovative terapie antitumorali, tra cui il pembrolizumab, capostipite dell’immunoncologia, per il quale abbiamo ottenuto il riconoscimento di innovazione breaktrhough da parte della Food and Drug Administration e il Premio Galeno, un riconoscimento paragonabile al Premio Nobel nel settore farmacologico. Abbiamo in corso diversi trial clinici su molecole per i tumori femminili più diffusi, con disponibilità di farmaci che migliorano la qualità di vita delle pazienti oncologiche. E stiamo cercando di lavorare sulla prevenzione anche delle patologie femminili. Abbiamo inoltre ideato alcuni cortometraggi per informare correttamente sulla salute, tra cui uno recente sull’importanza dell’uso appropriato degli antibiotici e un altro – “Insieme” – che ha come protagonista due sorelle unite nella lotta contro il tumore – che ha di recente ottenuto un prestigioso riconoscimento al festival internazionale del cinema di Taormina. In conclusione: anche la salute della donna continuerà ad essere uno dei nostri principali obiettivi per il 2017 e per gli anni a venire».
di Paola Trombetta