È primavera! Il clima si fa mite, le giornate si allungano, la fioritura avanza. Ma questa stagione è anche causa di un fenomeno molto fastidioso: le allergie da pollinazione che interessano quasi una persona su 5 (il 19,5% della popolazione). A rimetterci sono molto spesso gli occhi. Agli allergeni naturali si aggiungono i gas inquinanti e il microparticolato (Pm10) che si depositano sulla congiuntiva, innescando una reazione infiammatoria che rischia di cronicizzare. «La stimolazione cronica del sistema immunitario si accompagna al rilascio di istamina e di altri mediatori dell’infiammazione, che sono responsabili di vasodilatazione e aumento della permeabilità vascolare, con conseguente rossore all’occhio, prurito e secrezione alterata della ghiandola lacrimale», puntualizza il dottor Lucio Buratto del Centro Italiano Occhio Secco (CIOS) di Milano, che nella prima settimana di aprile (dal 3 al 7) promuove, con il patrocinio della Società Oftalmologica Italiana (SOI), del Comune di Milano, dell’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) della Regione Lombardia, dell’Università degli Studi dell’Insubria, la Campagna Nazionale di Prevenzione con visite gratuite in alcune città italiane: Milano, Roma, Varese, Napoli, Catania.
Per info: www.centroitalianoocchiosecco.it
«A risentire di questo disturbo sono soprattutto i bambini e i giovani, per i quali l’utilizzo prolungato di smartphone, tablet e computer accentua il problema», prosegue Buratto. «Secondo uno studio pubblicato sul British Medical Journal, il 42% dei bambini residenti in città con alto livello di polveri sottili soffre di rossore e prurito oculare, ammiccamento, dolore agli occhi, anomalie di lacrimazione e secrezioni. Un altro studio, realizzato dal College of Medicine del Chung Ang University Hospital e pubblicato su Bmc Ophtalmology, ha dimostrato che il 10% dei bambini che vivono in città e utilizzano assiduamente strumenti come lo smartphone, presentano la sindrome dell’occhio secco, contro il 2,8% dei bambini che vivono nelle zone rurali e trascorrono più tempo in attività all’aria aperta. L’utilizzo prolungato di smartphone, tablet, computer e TV può causare la sindrome dell’occhio secco in quanto gli occhi tendono a sbattere le palpebre meno frequentemente del normale, generando un’eccessiva evaporazione e una ridotta produzione di liquido lacrimale. Normalmente l’occhio sbatte le palpebre quindici volte al minuto, ma se viene sottoposto a una visione prolungata con le tecnologie digitali, sbatte le palpebre la metà delle volte necessarie. L’occhio inoltre tende a stancarsi, a causa del continuo sforzo di accomodamento a cui viene sottoposto. Perciò sarebbe opportuno limitare l’uso di questi dispositivi a non più di mezz’ora al giorno o fare pause regolari».
Un’altra categoria molto sensibile al problema dell’occhio secco sono le donne in menopausa. «Già dal periodo pre-menopausale e dopo la classica menopausa, il 45% delle donne si lamenta di avere sintomi come l’occhio arrossato, la difficoltà di messa a fuoco, fenomeni di transitorio offuscamento visivo, la sensazione di occhio secco, riduzione della tolleranza alle lenti a contatto», conferma il dottor Giuseppe Di Meglio, del CIOS. «Si tratta di sintomi talmente comuni e persistenti da essere stati classificate con il nome di “discomfort syndrome”, che sta ad indicare l’aspetto cronico di un persistente fastidio e disagio oculare, che tende a diventare più frequente con il passare degli anni, fino a interessare la maggior parte delle donne (90%) in post-menopausa avanzata. Dal punto di vista fisiopatologico, il primo effetto evidente è la progressiva involuzione della ghiandola lacrimale, con conseguente ridotta secrezione di liquido. Il film lacrimale rappresenta una barriera liquida e dinamica, che nutre e protegge la superficie dell’organo della vista da polvere, vento, disidratazione e dai mille fattori esterni che possono creare problemi. La ridotta secrezione lacrimale è la causa principale della sensazione di occhio secco (xeroftalmia), che a sua volta provoca maggiore esposizione nei confronti dell’ambiente esterno e maggiore predisposizione a contrarre irritazioni e infezioni come congiuntiviti e cheratiti. L’intolleranza alle lenti a contatto è uno dei primi sintomi di ridotta secrezione lacrimale, assieme all’arrossamento della congiuntiva (iperemia congiuntivale persistente). Dopo 7-8 anni dall’inizio della menopausa l’involuzione delle ghiandole lacrimali diventa irreversibile. Per questo è importante fare una diagnosi tempestiva e, soprattutto, iniziare per tempo le adeguate terapie sostitutive lacrimali a base di acido ialuronico, o altre lacrime artificiali, per cercare di ripristinare una normale secrezione o mediante l’assunzione per via orale di integratori contenenti estradiolo. Le variazioni ormonali legate al periodo menopausale possono facilitare l’insorgenza di cataratta, glaucoma e degenerazioni maculari anche in età precoce, e rendere clinicamente evidenziabili patologie su base immunologica, come alcune infiammazioni della tiroide o tiroiditi autoimmuni».
Come risolvere il problema dell’occhio secco? Tra i principali trattamenti ricordiamo i sostituti lacrimali, in particolare quelli biologici, più adatti nella formazione delle cellule corneali. «Si tratta di colliri che hanno la funzione duplice di diluire l’allergene e i mediatori dell’infiammazione e di rimuoverli dalla superficie oculare», risponde la dottoressa Pierangela Rubino, oculista presso l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma. «Nei casi più comuni di secchezza oculare, come quelli legati alle allergie, è utile l’uso di un sostituto lacrimale che, oltre a diluire e allontanare l’allergene, va ad agire sull’instabilità lacrimale, il danno epiteliale e l’infiammazione, grazie all’azione del trealosio (un disaccaride con proprietà protettive, antiossidanti e idratanti) e dell’acido ialuronico (ialuronato sodico, un polisaccaride con proprietà di ritenzione dell’acqua) che è in grado di prevenire la denaturazione delle proteine, la degradazione dei lipidi, di idratare e lubrificare la superficie corneale. Questi trattamenti sono coadiuvanti da altri più specifici per le allergie, con colliri antistaminici, da quelli con gli stabilizzatori di membrana a quelli con il cortisone che sono usati nei casi più gravi di allergia».
Per indirizzare verso un corretto percorso diagnostico, la dottoressa Rubino insieme al Gruppo P.I.C.A.S.S.O. (Partners Italiani per la Correzione delle Alterazioni del Sistema della Superficie Oculare) ha promosso, con il contributo di Thea Farma, lo “smart test”, in dotazione agli oculisti, che consiste in una serie di domande su eventuali sintomi, grazie alle quali è possibile individuare problemi di disfunzione lacrimale, spesso presenti nelle congiuntiviti allergiche.
di Paola Trombetta
I benefici dell’idratazione
Se allergeni e inquinamento sono nemici dell’occhio, una corretta idratazione è invece un importante fattore protettivo. Basti pensare che uno dei sintomi di disidratazione è legato all’aspetto degli occhi, che in mancanza di un adeguato apporto di acqua possono apparire infossati nelle orbite. Come riportato dal sito HydrationLab (www.hydrationlab.it/news), una scarsa idratazione non è associata solo a una diminuzione delle prestazioni fisiche e intellettuali, ma anche a una produzione ridotta di lacrime che svolgono un’importante funzione di protezione e idratazione delle strutture superficiali dell’occhio. Più in generale, l’idratazione può contribuire a prevenire, o rallentare, l’insorgenza e lo sviluppo di problematiche legate alla salute della struttura oculare. Si pensi ad esempio alle cosiddette miodesopsie, macchie scure di piccole dimensioni che si muovono nel campo visivo come fossero piccole mosche volanti. Si tratta di addensamenti della sostanza che compone il corpo vitreo, l’umor vitreo, la cui struttura gelatinosa è composta per il 99% da acqua e per l’1% da fibre di collagene, acido ialuronico, cellule vitree e altre sostanze. Il deterioramento di questa microstruttura, dovuto a diverse cause, come ad esempio l’età o patologie quali la miopia, può portare alla formazione di questi corpi vitreali.
Assumere quotidianamente la giusta dose di acqua può quindi contribuire a favorire numerose azioni benefiche nei confronti dei nostri occhi. L’acqua infatti ricopre un’azione protettiva fungendo da “ammortizzatore”: berne la giusta quantità allevia la stanchezza visiva, soprattutto per chi sta tante ore davanti al computer, favorisce la circolazione ed evita l’insorgere di coaguli.
«Bere almeno 8 bicchieri di acqua al giorno, senza aspettare lo stimolo della sete, ma anzi anticipandolo, fa bene al nostro organismo in generale e, in particolare, può rappresentare una vera e propria azione di prevenzione per i nostri occhi», precisa il Dottor Alessandro Zanasi, esperto dell’Osservatorio Sanpellegrino e membro della International Stockholm Water Foundation. «L’acqua svolge infatti un ruolo cruciale per il corretto funzionamento della retina e del vitreo, elemento che si trova tra il cristallino e la retina stessa». P.T.