La polemica sui vaccini s’infiamma a livello nazionale e non solo. Ma perché mettere in discussione una forma di prevenzione tanto collaudata e indispensabile? A dare il via alle ultime battute polemiche, una presa di posizione forte della trasmissione “Report”, dove si è dato ampio spazio alle critiche. E subito si è gridato allo scandalo. La politica non ha perso tempo ed è intervenuta, pro o contro, rischiando di strumentalizzare un tema così importante, che invece andrebbe affrontato “a mente sgombra”, sul piano etico e soprattutto guardando ai dati che confermano l’importanza di questa valida opportunità.
Un grido d’allarme arriva dalla Regione Lombardia. Dove oggi le vaccinazioni sono ben al di sotto della soglia di sicurezza. Secondo le ultime stime diffuse, dopo il monitoraggio delle liste dei piccoli pazienti a carico di ciascun pediatra della Regione, circa 5mila bambini non avrebbero effettuato il vaccino esavalente che garantisce protezione contro sei malattie – tetano, difterite, epatite B, pertosse, poliomielite e infezioni da Haemophilus di tipo B – mentre altri 6mila sarebbero in difetto nei riguardi della vaccinazione trivalente che offre una copertura per morbillo, parotite e rosolia.
Un Sos, da parte dei pediatri e del Ministero della Salute, che è cresciuto dopo il picco di casi di morbillo, registrati da inizio anno soprattutto in Lombardia, Piemonte e Lazio. «La stima dei piccoli non vaccinati – spiegano dalla Regione Lombardia – è stata calcolata sugli oltre 86.500 bimbi lombardi nati nel corso del 2014, e che nel 2017, cioè al compimento del terzo anno di vita e secondo i programmi del calendario vaccinale, avrebbero già dovuto eseguire sia le tre dosi di esavalente, sia la prima del trivalente». Dati che tuttavia non sembrerebbero essere in linea con quanto emerso da un’indagine on-line, “Dottore, voglio vaccinare il mio bambino”, condotta nel febbraio 2017 dall’Istituto Nextplora, su invito di SiMPeF (Sindacato Medici Pediatri di Famiglia). Tra 400 mamme lombarde, con uno o più bimbi di età compresa tra 0 e 14 anni, il 94% ritiene i vaccini – fatta eccezione per quello influenzale – un’opportunità fondamentale per la tutela della salute dei loro piccoli.
Nonostante le capillari campagne di informazione e la volontà delle mamme a vaccinare, continuano però a sussistere ancora timori e ansie: li confessano tre mamme su 4, associandoli a tre fattori. Cioè alla possibilità di effetti collaterali (53%), alla potenziale interferenza con il sistema immunitario (24%) in funzione del fatto che le prime somministrazioni avvengono in età neonatale, quando l’immunizzazione non è ancora pronta e formata, e non ultimo a più vaccini inoculati in una stessa giornata (22%). Ma non è tutto, le mamme lombarde hanno anche un’ulteriore richiesta: vorrebbero che la somministrazione fosse effettuata dal pediatra di famiglia che rappresenta la prima fonte di informazione e la più autorevole (91%) sull’argomento vaccini, tanto da essere interpellato nel 78% dei casi, fino all’83% delle mamme i cui bimbi sono molto piccoli. «Se fosse il pediatra a eseguire la vaccinazione – precisa Rinaldo Missaglia, Presidente Simpef – le mamme si sentirebbero più sicure e tranquille, perché conosce la storia clinica del bambino, saprebbe scegliere il momento più adatto per la vaccinazione e potrebbe intervenire in maniera più efficace in caso di eventuali effetti collaterali». Inoltre somministrare i vaccini presso lo studio del pediatra di famiglia migliorerebbe anche la gestione della vaccinazione stessa: garantirebbe più comodità, maggiore elasticità di orario e tempi di attesa minori. Quest’ultima è una pecca sollevata da molte mamme ai Centri vaccinali: «Lamentano appuntamenti anche superiori a un anno in caso di vaccinazioni contro la meningite da meningococco B, ritenute tra le più importanti piazzandosi al secondo posto nell’indice di sicurezza (ed entrata nel piano vaccinale gratuito dal 2017), a cui si aggiunge la difficoltà a cambiare la data dell’appuntamento e l’insoddisfazione sugli orari di apertura, ma anche sui costi dei servizi o prestazioni ritenuti troppo salati, fino a sentirsi “numeri” nei Centri vaccinali poiché viene a mancare il rapporto di fiducia personale con il pediatra».
In funzione di queste attestazioni da parte delle mamme e non solo, la SiMPeF ha avanzato alcune proposte all’Assessorato al Welfare e alla Commissione Sanità e Politiche sociali del Consiglio regionale, frutto anche di un’approfondita analisi dell’offerta sanitaria territoriale, svolta in collaborazione con il Cergas (Centro di ricerche e gestione dell’assistenza sanitaria e sociale) dell’Università Bocconi. I pediatri di famiglia darebbero in primo luogo la disponibilità a somministrare qualsiasi tipo di vaccino nei propri ambulatori, forti dei risultati positivi di una esperienza pilota a Bollate e nel Legnanese e della sollecitazione da parte delle mamme, con alcuni netti benefici tra cui l’aumento della copertura vaccinale, grazie a una azione di “counseling” sui genitori; la riduzione delle liste d’attesa, soprattutto per le vaccinazioni super-richieste come quella contro la meningite; la possibilità da parte del medico di scegliere il momento più adatto alla vaccinazione in base alle condizioni fisiche del bimbo.
Ancora, i pediatri avanzeranno la proposta di fare rete con il sistema vaccinale, supportandolo con il proprio operato laddove carente, con l’obiettivo di istituzionalizzare anche l’accesso ai dati delle vaccinazioni del sistema informativo sanitario lombardo (oggi invece negato), ma che consentirebbe al medico di sapere se il proprio piccolo assistito sia stato vaccinato o meno, sollecitando il genitore a farlo quando necessario. Fino all’offerta – terza e ultima proposta – di tenere aperti gli studi medici pediatrici anche nel fine settimana; opzione teoricamente accettata da 900 pediatri Simpef, previa valutazione dei necessari requisiti dello studio e del titolo volontaristico dell’attività. «Verrebbe così soddisfatta sia la richiesta emersa da parte del 94% di mamme, sia la migliore gestione delle urgenze/emergenze che affollano i pronto soccorso di sabato e domenica, di cui alcune anche inappropriate». Le proposte al momento sono ancora sulla carta in attesa di un tavolo di confronto tra medici SiMPeF e Regione Lombardia previsto nei prossimi giorni.
Anche la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (SIMG) ribadisce il proprio impegno nella diffusione della cultura della vaccinazione e dell’informazione costante e continua dei 60 milioni di cittadini attraverso iniziative concrete quali #noivacciniamogliitalianiinsilenzio, e la realizzazione, in collaborazione con Cittadinanzattiva, dell’instant book “Domande e Risposte Sui Vaccini”, disponibile on line (www.simg.it) e distribuito in tutti gli ambulatori dei medici di famiglia della Penisola. «Svolgiamo il ruolo di sentinelle della salute dei cittadini – conclude Claudio Cricelli, Presidente SIMG, pertanto è nostro dovere fare una segnalazione: in Italia il numero di persone vaccinate sta nettamente calando. Le percentuali, in età pediatrica, per molte gravi malattie infettive sono scese sotto la soglia limite di sicurezza del 95%. Non va lasciato spazio a teorie pseudoscientifiche che mettono a rischio la salute degli italiani». Da qui l’impegno dei medici e dei pediatri a non rinunciare ai vaccini e alle associate campagne e azioni di sensibilizzazione.
di Francesca Morelli
Efficace controllo e prevenzione delle malattie esantematiche
Con la primavera fiorisce anche il numero di malattie esantematiche, patologie infettive di natura virale o batterica, quali morbillo, rosolia, varicella, parotite e pertosse, il cui controllo e prevenzione è però favorito dalla vaccinazione. Tanto più necessaria nei bambini, in quanto soggetti “vergini” dal punto di vista immunologico e più esposti all’attacco di agenti esterni. La vaccinazione non è garanzia di difesa al 100% ma riduce il rischio o limita l’aggressività della malattia esantematica qualora il bambino la contragga. E se ciò accade cosa è bene fare per curare i sintomi più fastidiosi? «Non essendoci cura specifica per le malattie esantematiche – dichiara Maurizio de Martino, Ordinario di Pediatria generale presso l’Università degli Studi di Firenze e Direttore della Clinica pediatrica 1 dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer – occorre innanzitutto somministrare del paracetamolo, l’antipiretico e antidolorifico di prima scelta in età pediatrica, che aiuta ad abbassare la febbre e alleviare i sintomi. Il dosaggio raccomandato è di 15 mg/kg per singola somministrazione, ripetibile a intervalli di 6 ore per un totale di 60 mg/kg al giorno. Nel caso di varicella, per controllare il prurito è utile un antistaminico, così come è opportuno disinfettare le vescicole e mantenere sempre corte le unghie del bambino, per evitare che, grattandosi, possa procurarsi piccole abrasioni. Una tosse secca e stizzosa può essere invece calmata con uno sciroppo sedativo».
Fondamentale è anche la corretta alimentazione che deve essere leggera e a base di liquidi. Sebbene i bambini non debbano essere spinti a mangiare anche nel caso di inappetenza, vanno invitati a bere molta acqua o succhi di frutta per evitare il rischio di disidratazione. Inoltre, vanno tenuti al caldo e a riposo per diversi giorni, limitando il contatto con altre persone e tenuti a casa da scuola anche qualche giorno dopo la scomparsa dei rush cutanei tipici delle malattie esantematiche, perché il sistema immunitario resta debilitato, esponendo il piccolo al rischio di contrarre qualche altra malattia.
Quali sono, invece, gli errori da evitare? «Fare uso di antibiotici per curare le malattie esantematiche – conclude de Martino – che sono utili solo in caso di scarlattina e pertosse (poiché hanno origine batterica e non virale come la altre patologie) ed evitare il “fai da te”, attenendosi scrupolosamente ai consigli del pediatra, per scongiurare un utilizzo improprio dei medicinali, anche nel caso di farmaci da banco». F.M.