Con l’arrivo della bella stagione, l’esposizione al sole è d’obbligo. Senza però trascurare le raccomandazioni per un’efficace protezione solare, ed evitare così gli arrossamenti e le malattie più importanti della pelle che ne potrebbero derivare. Le novità nella prevenzione, diagnosi e cura delle principali malattie dermatologiche saranno presentate al Congresso SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse), in programma a Sorrento dal 3 al 6 maggio.
Buone notizie per le patologie localizzate soprattutto al volto, con manifestazioni varie secondo la gravità e tipologia, quali rossori, vescicole, papule e pustole, tipiche ad esempio della rosacea. «Questa malattia è caratterizzata dalla presenza di lesioni e alterazioni vascolari di zone del viso dovute a infiammazione, da attribuire a una risposta alterata nei confronti di diversi stimoli e fattori microbici locali, tra cui l’acaro Demodex», spiega la professoressa Aurora Parodi, ordinario di Dermatologia e direttore della Clinica Dermatologica presso l’IRCCS San Martino di Genova. «Tra le novità riguardanti la gestione della rosacea, c’è un nuovo sistema di classificazione, messo a punto dal gruppo ROSacea COnsensus (ROSCO) che ha proposto un approccio basato sulle caratteristiche osservate nel singolo paziente (fenotipo), per una terapia sempre più personalizzata. Un approccio che permette di focalizzarsi sui problemi segnalati dai singoli pazienti, percepiti a volte come invalidanti e di ottimizzare i trattamenti mirati a precise manifestazioni cliniche. L’innovazione terapeutica si riferisce all’applicazione di una crema con ivermectina all’1%: ha azione anti-infiammatoria e anti-parassitaria, ed è stata introdotta come farmaco di prima linea per il trattamento della rosacea in presenza di papule e pustole infiammatorie. Questo farmaco ha dimostrato un’efficacia superiore, rispetto ad altre terapie ad uso topico (metronidazolo), migliorando la qualità di vita per il paziente».
Al congresso di Sorrento si parlerà anche di cure per l’ acne, patologia dal forte impatto estetico ed emotivo, in quanto colpisce soprattutto i più giovani, gli adolescenti, con possibilità di protrarsi anche fino ai 30 anni. «Oggi – aggiunge il professor Giuseppe Monfrecola, ordinario di Dermatologia all’Università Federico II di Napoli – è possibile ricorrere all’impiego di farmaci contenenti associazioni di retinoidi e benzoilperossido, retinoidi e clindamicina o terapie che colpiscono il Propionibacterium acnes. A queste si aggiungono anche l’uso (sotto controllo dermatologico) di isotretinoina orale o di una terapia fotodinamica, mentre in alcuni casi di ragazzi sovrappeso o obesi, può essere utile uno screening metabolico per valutare un’eventuale insulino-resistenza. Invece per l’idrosanedite suppurativa, che si manifesta soprattutto in persone obese e in sovrappeso di entrambi i sessi, con lesioni dolorose localizzate principalmente alle ascelle e inguine, sotto il seno, nella zona perianale e all’interno coscia, con ripercussioni cicatriziali e psicologiche non indifferenti, le più recenti linee guida suggeriscono farmaci topici o sistemici, tecniche dermochirurgiche o chirurgico-plastiche o nei casi più gravi o resistenti, un farmaco biotecnologico anti TNF-alfa (adalimumab)».
Non meno importante per l’impatto sulla persona e la qualità di vita è la psoriasi, considerata “malattia sociale” perché colpisce in media il 3% circa della popolazione, talvolta con coinvolgimento, oltre alla pelle, anche delle articolazioni (artrite psoriasica). «In Italia – commenta il professor Fabio Ayala, direttore della Clinica Dermatologica dell’Università Federico II di Napoli – sono stati introdotti di recente farmaci diretti contro l’IL17, un nuovo bersaglio molecolare della malattia». Molto attesi sono anche i risultati dell’uso di farmaci orali, fra i quali le “small molecules” che agiscono con nuovo meccanismo su alcuni aspetti cruciali della genesi della psoriasi. Infine per la dermatite atopica, le novità più rilevanti riguardano la “prevenzione tissutale” della patologia. Oltre al cotone, nuove evidenze suggeriscono che possono essere messe a diretto contatto con la pelle, contribuendo a ridurre sensibilità e irritabilità, anche altri tessuti e fibre quali la seta privata della sericina, polipropilene, fibre con ioni d’argento, sia nelle fasi acute sia in quelle croniche di malattia. «Terapeuticamente parlando, in un prossimo futuro – conclude Ayala – sarà possibile avvalersi di farmaci bio(tecno)logici, estremamente selettivi e capaci di interferire con i principali mediatori dell’infiammazione della dermatite atopica».
Grande attenzione sarà riservata a tre dei principali tumori della pelle per gravità e diffusione, primo tra tutti il melanoma, in aumento, secondo i dati AIRTUM 2016, per incidenza ma non per mortalità. Merito dei nuovi strumenti diagnostici che consentono di individuare anche le più piccole lesioni. «Tra i più efficaci – dichiara il professor Piergiacomo Calzavara Pinton, Presidente SIDeMaST e Direttore del Dipartimento di Dermatologia degli “Spedali Civili” di Brescia – vi sono la dermatoscopia manuale e la videodermatoscopia, fino alla microscopia confocale in vivo che, senza bisogno di biopsia chirurgica, riesce a mostrare le cellule maligne nel loro dettaglio. Alla maggiore capacità diagnostica si uniscono anche nuovi farmaci mirati a specifici bersagli molecolari della cellula melanocitica, che consentono di aumentare la sopravvivenza anche nelle forme di malattia avanzate. Le novità farmacologiche riguardano anche il carcinoma basocellulare, non trattabile con chirurgia o radioterapia per dimensione e sede, ma che risponde a terapie con vismodegib e sonidegib, mentre il carcinoma spinocellulare, spesso conseguenza di cheratosi attinica, può essere curato efficacemente con tre nuovi farmaci rimborsati dal SSN: imiquimod, diclofenac, ingenolo mebutato o in alternativa con il 5-metil-aminolevulinato, un farmaco che provoca la morte delle cellule tumorali, se viene attivato da una fonte luminosa, in questo caso la luce del sole, in modalità daylight». Sempre con la tecnica fotodinamica daylight può essere curata anche la cheratosi attinica, un tumore cutaneo non melanoma, che colpisce una persona su 4 e può degenerare in forme invasive come i carcinomi squamocellulari e spinocellulari: questa tecnica presenta notevoli vantaggi sia per il medico che per il paziente, rispetto al trattamento fotodinamico convenzionale, che usa invece come fonte luminosa una lampada a raggi infrarossi. Con questa nuova metodica si possono trattare area cutanee più ampie e più pazienti contemporaneamente, con sedute più brevi senza dolore e con minori effetti collaterali, a favore di una maggiore soddisfazione e accettazione del trattamento e di un risultato estetico ottimale.
di Francesca Morelli e Paola Trombetta