“Gli anni più belli”: la mia vita col tumore è diventata un cortometraggio

Giacomo Perini è un ragazzo di 21 anni, colpito da un tumore al femore che lo ha costretto a subire l’amputazione di una gamba. In questi anni di sofferenza, Giacomo ha saputo trasformare questa sua esperienza in un’opportunità di crescita personale attraverso l’impegno sportivo, il canottaggio a livello agonistico, lo studio e la scrittura. E ha scritto il libro “Gli anni più belli”, diventato oggi un cortometraggio, presentato dalla giornalista Livia Parisi (ne ha curato anche la regia), che è stato premiato in occasione del Congresso AIOM, Associazione Italiana di Oncologia Medica di Roma. A pari merito ha ottenuto un analogo riconoscimento il cortometraggio, tratto dal libro “Io e Ascanio”, presentato da Massimo Di Maio (Direttore dell’Oncologia Medica dell’Azienda ospedaliera Ordine Mauriziano diTorino) scritto e diretto da Enzo Dino. Racconta la nascita di un’amicizia tra due pazienti, Federica, giovane laureata, e Ascanio, imprenditore di mezza età, durante le sedute di chemioterapia. Pur non avendo apparentemente nulla in comune, data la diversa età anagrafica, i due protagonisti si ritrovano a condividere il loro percorso di malattia, da cui nasce un libro scritto a quattro mani, testimonianza della loro storia.

Il secondo premio è stato assegnato al corto “Anna”, presentato da Paolo Antonio Ascierto (Direttore dell’Oncologia Medica Melanoma Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale di Napoli) per la regia di Gianluca Fumagalli. Racconta il caso clinico di una giovane e dinamica donna di 35 anni, Anna, a cui viene diagnosticato un melanoma, e il relativo percorso diagnostico-terapeutico che le viene prospettato, tra cui la proposta di partecipare ad uno studio clinico di terapia adiuvante con target therapy. Realizzato come supporto formativo/didattico, all’interno di un programma educazionale rivolto a medici specialisti e farmacisti ospedalieri, il corto fa emergere le diverse problematiche, come la comunicazione medico-paziente e la responsabilità medica.

In totale hanno partecipato al concorso 11 pellicole che sono state esaminate da una giuria composta da pazienti, advocates, medici, psicologi, giornalisti, registi e infermieri. <Anche il cinema può essere un’arma contro il cancro>, puntualizza Carmine Pinto, Presidente nazionale AIOM. <Il grande schermo ha infatti un potenziale comunicativo grandissimo: un qualsiasi messaggio viene percepito più facilmente e avvertito come “reale” se viene trasmesso attraverso immagini e suoni, piuttosto che con un semplice testo scritto. Lo spettatore può così comprendere quanto siano importanti la salvaguardia dei diritti del paziente, la ricerca medico-scientifica, la prevenzione oncologica e la possibilità di garantire a tutti la migliore assistenza possibile>.

Paola Trombetta

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