E’ partito l’8 marzo, l’ambulatorio mobile per la prevenzione

 

Dall’8 marzo fino al 26 giugno l’ambulatorio mobile del progetto “Prevenzione Possibile. La salute al femminile” girerà l’Italia: 6 mila chilometri in 100 giorni per parlare alle donne di prevenzione, per informarle sull’importanza di modificare alcuni comportamenti non corretti, offrire consulti medici, fare una valutazione preliminare del rischio cardiovascolare e misurare la densità ossea. L’iniziativa è realizzata con il patrocinio di SIPREC (Società Italiana per la prevenzione cardiovascolare), FIMMG (Federazione Italiana Medici di Medicina Generale), FEDERFARMA (Federazione nazionale unitaria titolari di farmacia) e Federfarma-Sunifar, con il contributo incondizionato di Mylan. In particolare, sull’ambulatorio mobile, i medici della FIMMG effettueranno: misurazione del peso, del girovita, della pressione arteriosa, della frequenza cardiaca tramite ECG, del colesterolo, della saturazione di ossigeno e la misurazione della densità ossea attraverso MOC.

La prima arma della prevenzione è la conoscenza dei fattori di rischio, alcuni dei quali sono modificabili con l’applicazione di poche e semplici regole. «Le donne sono parzialmente protette fino alla menopausa, ma non bisogna aspettare quella fase della vita per fare prevenzione», puntualizza il professor Stefano Carugo, responsabile scientifico del progetto “Prevenzione possibile” e direttore dell’Unità di Cardiologia dell’Ospedale Sani e Carlo di Milano. «È noto, infatti, che la prevenzione primaria, per invecchiare senza limitazioni nella quotidianità, accompagna tutte le fasi della vita, non solo quella anziana. Un’attività fisica costante, ad esempio, incide sulla riduzione della morbilità e mortalità cardiovascolare da danno coronarico, ictus, pressione arteriosa e dislipidemia. La sedentarietà, al contrario, rappresenta un fattore di rischio importante per ipertensione, malattie cardiovascolari e osteoporosi, un’altra malattia a prevalenza femminile che incide in modo negativo sulla qualità di vita».

Una donna su quattro in Italia dopo i 40 anni soffre di osteoporosi e una su tre dopo i 50 anni. «L’osteoporosi è definita una malattia silenziosa: finché non si verifica una frattura, può non presentare sintomi specifici», aggiunge la dottoressa Giuseppina Resmini, del Board scientifico del progetto e Responsabile del Centro per lo studio dell’osteoporosi e delle malattie metaboliche dell’osso, UO di Ortopedia e Traumatologia – ASST Bergamo Ovest. «Una diminuzione di altezza, un ipercifosi dorsale e/o un persistente dolore alla schiena possono indicare la presenza di una frattura vertebrale da compressione. È importante modificare gli stili di vita finalizzati al miglioramento della qualità dell’osso e ad abbassare il rischio di frattura, con una dieta equilibrata, con un adeguato apporto alimentare quotidiano di calcio e vitamina D, e con una regolare attività fisica moderata. È necessario giocare d’anticipo e con questa iniziativa ci auguriamo di incoraggiare le donne a farlo».

Paola Trombetta

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