Solo una donna su due affetta da osteoporosi sa di esserlo: lo confermano i dati diffusi da EpiCentro, il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica curato dall’Istituto Superiore di Sanità. Con tutte le implicazioni che questa mancata consapevolezza comporta: scarsa prevenzione, poca attenzione ai fattori di rischio legati anche alla vita quotidiana, aumento delle possibilità di frattura, possibile esposizione a una condizione di invalidità permanente con sensibili costi di gestione della malattia e impoverimento della qualità della vita. Il problema e la percezione della malattia si aggravano ulteriormente in caso di osteoporosi secondaria, di cui pochissime donne conoscono l’esistenza. «Si tratta di una forma di osteoporosi – spiega il dottor Gregorio Guabello, specialista in endocrinologia presso l’Unità Operativa di Reumatologia dell’Istituto Ortopedico Galeazzi – che invece di essere determinata dal calo estrogenico, come avviene per l’osteoporosi post-menopausale, o dall’invecchiamento del tessuto scheletrico come nel caso di osteoporosi senile, è causata dall’evoluzione conseguente a una specifica malattia o a una terapia farmacologica cronica». Ciò significa che l’osteoporosi secondaria, diversamente dalla forma primaria, post-menopausale o senile, non insorge a causa di una predisposizione genetica: la familiarità non ha alcun ruolo in questo caso, mentre resta importante la sua influenza sullo sviluppo della prima patologia, poi a sua volta responsabile della comparsa dell’osteoporosi secondaria. Come una sorta di effetto domino, insomma.
Proprio per questo conoscere le malattie che potrebbero portare all’osteoporosi secondaria può fare la differenza, consentendo cioè di mettere in atto adeguate misure di prevenzione, di cura e di controllo sulla sua evoluzione. «Sono tante le patologie che, fra le loro diverse manifestazioni, possono indurre anche fragilità ossea. Tra queste – aggiunge Guabello – ci sono le malattie endocrine, come la sindrome di Cushing, l’ipertiroidismo, il deficit di ormone della crescita; le malattie gastro-intestinali quali, ad esempio, il morbo di Chron o la rettocolite ulcerosa; le malattie del fegato e dei reni tra cui la cirrosi epatica o l’insufficienza renale cronica; alcune malattie del sangue, prevalentemente leucemie e linfomi. A queste condizioni cliniche si aggiungono poi effetti collaterali di fragilità ossea associati all’assunzione di farmaci specifici o prolungati nel tempo, tra cui la terapia steroidea cronica, il blocco ormonale adiuvante nel tumore mammario e prostatico, i farmaci antiepilettici e i farmaci antirigetto».
Dunque il tumore del seno, fra le malattie “di genere”, costituisce un rischio maggiore di incorrere in osteoporosi secondaria. «Nel 70% circa dei casi – precisa l’esperto – si tratta di tumori ormono-sensibili, trattati con una terapia che prevede la soppressione ovarica in donne in pre-menopausa o con inibitori della aromatasi in donne in post-menopausa. In entrambi i casi, la terapia causa un brusco calo estrogenico che determina un rapido sviluppo di perdita di massa ossea, che induce una sensibile e maggiore fragilità». Tuttavia – tranquillizza Guabello- anche in donne in terapia ormonale, oggi è possibile impostare trattamenti efficaci e insieme protettivi contro la progressione del tumore del seno e l’aggravamento della condizione osteoporotica secondaria: «La maggior parte delle linee guida consigliano di iniziare una terapia anti-riassorbitiva di protezione ossea sin dall’inizio del blocco ormonale». Approccio terapeutico promosso e proposto dai maggiori centri di eccellenza sul territorio tra cui l’Ospedale San Raffaele di Milano dove, da tempo, è istituito un percorso clinico dedicato alla donna con tumore al seno ormono-sensibile in terapia ormonale, adiuvante. «A tutte loro – conclude Guabello – il “nostro” percorso garantisce un’accurata valutazione osteo-metabolica utile a impostare un’adeguata terapia che risponda, in maniera sinergica, ai bisogni di controllo del tumore e di protezione dell’osso». Con una raccomandazione: fare prevenzione riguardo alle possibili e diverse malattie che possono causare o aumentare il rischio d’insorgenza di osteoporosi secondaria. La prima e fondamentale forma di cura e salvaguardia contro la malattia e la qualità della vita.
di Francesca Morelli