MAI PIU’ PIPI’ A LETTO!

È un disturbo spesso sottovalutato. Invece l’enuresi, ossia fare la pipì a letto, colpisce il 15% dei bambini fra i 6 e gli 8 anni. I genitori non ne parlano neppure con il pediatra per un senso di imbarazzo, di vergogna o ritenendolo un fatto “normale” per l’età, col risultato che fra i bimbi che ne soffrono, solo 1 su 12 riceve cure adeguate che invece esistono, sono efficaci e possono risolvere il problema nel 70-75% dei casi nell’arco di 6 mesi. Sono i dati emersi da un progetto di ricerca coordinato dalla SiMPeF (Sindacato Medici Pediatri di famiglia) e presentato a Milano. «Quando l’incontinenza notturna avviene in un bambino di età superiore ai 5 anni – spiega Antonio D’Alessio, Direttore della Struttura Dipartimentale di Chirurgia Pediatrica presso l’Azienda Ospedaliera di Legnano e Professore di Chirurgia Pediatrica all’Università di Milano – nel quale dovrebbe essere maturato il controllo vescicale anche notturno, il disturbo va curato». Tra le opzioni terapeutiche più valide, vi sono quelle di natura comportamentale che prevedono l’adozione di abitudini utili a migliorare la funzionalità vescicale e regolare la diuresi, l’utilizzo di farmaci (desmopressina e anticolinergici) che aiutano a controllare l’attività della vescica. Non sono poi da dimenticare alcuni consigli dietetici, ad esempio far bere al bambino almeno un litro di liquidi tra le 8 e le 18, scegliendo specie alla sera acque minerali a basso contenuto di calcio per evitare l’ipercalciuria, regolarizzare la diuresi e migliorare la distensione della vescica e limitando, a cena, i cibi ricchi di calcio (latte e derivati) o troppo salati che determinano un aumento di produzione di urina durante la notte. Mentre fra i suggerimenti pratici, è bene avere l’accortezza di far fare al bambino la pipì ogni 2-3 ore e soprattutto prima di andare a letto o se il bambino ha “urgenza”, invitarlo a fare un profondo respiro e poi buttare fuori l’aria, contando fino a 10, prima di fare la pipì per permettere un corretto rilasciamento del muscolo detrusore della vescica. O, infine, nel caso in cui i genitori vadano a letto tardi, dare l’opportunità ai piccoli di fare una seconda pipì.

(Francesca Morelli)