«Sarò sicuramente tra le prime donne a sperimentarlo, appena entrerà nella pratica clinica». Lo dice Elisa Di Francisca, campionessa italiana di scherma, 22 medaglie d’oro, tra Olimpiadi e Campionati del mondo, testimonial di un nuovo prototipo di “mammografo” ad ultrasuoni. Fast Breast Check (FBC) che è stato presentato in Regione Lombardia: sta per essere avviata la prima sperimentazione clinica su un campione complessivo di 300 donne, reclutate presso l’Ospedale San Raffaele e l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO). «Con una zia, morta di tumore al seno quando ero piccola – prosegue Elisa – sono diventata molto sensibile alla problematica dei tumori mammari, e soprattutto alla prevenzione. Avendo 35 anni e non potendo ancora accedere allo screening mammografico, un esame come questo, poco invasivo e molto sensibile, mi farebbe stare tranquilla e potrei ripeterlo periodicamente, senza il rischio di essere bombardata da troppe radiazioni».
«Frutto degli studi e del lavoro di un’équipe di esperti del Politecnico di Milano (Dipartimenti di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta” e Ingegneria Gestionale), della Fondazione Politecnico di Milano e delle aziende Novaura (biotech) e Veespo (comunicazione digitale and feedback), questo diverso approccio allo screening mammario, messo a punto nel Progetto FBC, si basa sul nuovo biomarker DeHCA (Deoxy-Haemoglobin Concentration Alteration), che permette di anticipare la diagnosi, caratterizzando la rete vascolare che alimenta la lesione (neoangiogenesi), di dimensioni superiori alla lesione stessa nel suo primo stadio di sviluppo», spiega l’ingegner Danilo Gennari, amministratore unico di Novaura. «Il nuovo strumento si presenta come una diagnostica non invasiva, senza radiazioni ionizzanti, idoneo alle donne giovani, potenzialmente in grado di anticipare la diagnosi di 12-18 mesi, il che porterebbe a un aumento della probabilità di sopravvivenza. Efficace su donne di ogni età e condizione fisica, questo strumento risponde positivamente ad alcune importanti sfide: innovare e migliorare l’attuale sistema di prevenzione del tumore alla mammella; sviluppare un sistema diagnostico particolarmente attento e rispettoso del corpo femminile; ridurre i costi diretti e indiretti legati alla patologia; realizzare in Lombardia il primo strumento in grado di abbinare l’analisi funzionale ottica con quella morfologica ad ultrasuoni».
Questa nuova tecnologia, denominata DeHCA Light & Sound, che abbina luce rossa e ultrasuoni, verrà sottoposta a sperimentazione dalla Unità di Radiologia Senologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e dalla Divisione di Radiologia Senologica dell’IRCCS Istituto Europeo di Oncologia su differenti popolazioni di donne, circa 300, una parte con diagnosi di carcinoma mammario e un’altra no, per verificarne la performance e la possibilità di utilizzo nella diagnostica senologica.
«Essendo indicato in particolare alle donne più giovani (con meno di 40 anni), che non hanno ancora accesso allo screening mammografico, potrebbe facilitare una diagnosi preventiva e aumentare le probabilità di sopravvivenza nelle donne con una diagnosi precoce», puntualizza il dottor Enrico Cassano, direttore della Divisione di Radiologia senologica allo IEO. «Oggi il tumore al seno rappresenta ancora il 30% delle cause di morte oncologica prima dei 45 anni ed è la prima causa di morte per tumore nelle donne in generale. In Italia su 500mila nuovi casi di tumori all’anno, circa 15mila sono ancora i decessi, in aumento nelle giovani».
«Questo nuovo programma di screening sarebbe dunque particolarmente indicato per favorire la diagnosi precoce nella categoria delle under 50 che, spesso, hanno un seno molto denso, difficile da valutare con la mammografia tradizionale», aggiunge il dottor Pietro Panizza, primario della Divisione di Radiologia senologica all’Ospedale San Raffaele.
di Paola Trombetta