Nove donne su dieci over 45 soffrono di disturbi del sonno, turbato nella maggior parte dei casi da stress e traumi (88%), stili di vita e alimentazione scorretti (79%), stanchezza fisica (76%), disagi legati alla menopausa e all’invecchiamento (42%). Con un impatto sensibile sulla qualità della vita: sia psico-emotiva che risente di maggior nervosismo e irritabilità, umore altalenante, sia a livello cognitivo, con una diminuzione di lucidità, difficoltà di concentrazione e apprendimento, sia fisica, con perdita di energia e poca voglia di fare nell’83% dei casi. Il (cattivo) sonno influenza anche la vita di società, aumentando le difficoltà di relazione, comunicazione e dialogo, con tendenza in alcuni casi all’isolamento (41%), la qualità dell’intesa di coppia che subisce un calo del desiderio sessuale, fino alla voglia di “separarsi in casa” (dormendo cioè in camere differenti) a causa di rumori inconsulti notturni, come il russamento.
Sono i dati emersi da un’indagine di Onda, Osservatorio Nazionale sulla Salute della donna, presentata durante il 2° Congresso nazionale sul tema “La donna e la coppia dopo l’età fertile – La salute che cambia: prevenzione, stili di vita, fragilità” , che si è da poco concluso a Milano e ha coinvolto 300 volontari, di cui la metà donne, tra i 45 e i 65 anni, con cultura medio-superiore, un lavoro e un partner. «Dormire bene è molto importante per il 90% degli intervistati – spiega Francesca Merzagora, Presidente Onda, commentando i dati – ma solo per uno su 10 è facile: la qualità del sonno è spesso impoverita già al momento in cui ci si corica con difficoltà di addormentamento, e poi durante il riposo, agitato da risvegli notturni e sveglia anticipata».
Dunque gli italiani, l’87% donne e il 67% uomini, dormono male: 4 su 5 soffrono o hanno sofferto di disturbi del sonno, anche in forma occasionale, e sebbene esista la consapevolezza che le ore salutari di sonno siano almeno 8 per notte, di fatto l’83% ammette di dormire al massimo 7 ore, fino al 16% che ne dorme soltanto 5. A soffrire di disturbi del sonno, statisticamente, sono di più le donne, per le quali l’importanza del sonno costituisce la base del benessere della persona. «Le dichiarazioni della popolazione femminile – precisa Luigi Ferini Strambi, Primario UO Neurologia-Centro del Sonno, IRCCS San Raffaele Turro e Università Vita-Salute San Raffaele di Milano – confermano l’evidenza scientifica secondo cui l’insonnia è più comune nelle donne, con una frequenza superiore di una volta e mezzo rispetto agli uomini e tendenza ad aumentare sensibilmente dopo i 65 anni. La spiegazione biologica di questo fenomeno progressivo nel tempo si associa a una più marcata riduzione della secrezione di melatonina, ormone che regola il ciclo sonno-veglia, nelle donne rispetto agli uomini con l’avanzare degli anni. Anche la riduzione di progesterone, che ha un effetto sedativo e riduce i microrisvegli, può spiegare l’aumentata prevalenza di insonnia in menopausa. Tutti fattori accomunati da un ulteriore effetto collaterale: la depressione. È noto, infatti, che questo disturbo dell’umore sia tra i più importanti fattori scatenanti dell’insonnia cronica, tanto che questa relazione insonnia-depressione cronicizza in maniera doppia in donne rispetto a uomini».
Non è solo una questione di umore, il sonno non ottimale altera anche il metabolismo, stimolando l’insorgenza di diverse problematiche associate alla sindrome metabolica. «Una deprivazione di sonno, anche parziale, prolungata nel tempo, così come l’impoverimento della qualità del riposo – aggiunge Stefano Genovese, responsabile dell’Unità di Diabetologia, Endocrinologia e Malattie Metaboliche del Centro Cardiologico Monzino di Milano – alterano l’orologio biologico che regola e governa i perfetti meccanismi del nostro corpo. Il sonno ha infatti il potere di modificare le modalità con cui l’organismo metabolizza il glucosio, stimolando alterazioni proprio negli ormoni responsabili dell’appetito o che influenzano l’apporto calorico». Ecco spiegato perché persone che dormono meno di 6-7 ore per notte hanno maggiori probabilità di sviluppare obesità e diabete di tipo 2.
Conosciuta la ragione, risolvere il problema non è così semplice, stante il fatto che esistono ben 60 diversi tipi di disturbi del sonno, meritevoli di una corretta diagnosi per l’adeguato approccio terapeutico fin dalla prima comparsa, alcuni “di genere” maggiormente presenti nella donna, ma di cui si ha scarsa consapevolezza. Il sonno resta ancora una materia buia per molti italiani: solo il 12% si sente ben informato, sebbene le fonti siano ancora troppo spesso il web (43%), in testa fra i media più consultati, gli amici che vengono ascoltati e i consigli seguiti quasi nel 30% dei casi. Fra gli esperti di settore, il medico di famiglia è il referente privilegiato, consultato dal paziente (70%) che cerca una risoluzione ai propri problemi notturni, prima ancora dello specialista e del farmacista. A ricercare una corretta diagnosi ai problemi di insonnia e un corretto approccio terapeutico sono soprattutto le donne, maggiormente predisposte a intraprendere un percorso migliorativo o di cura nei casi più seri, attraverso la correzione dello stile di vita (73%), l’uso di tisane o di fitoterapia (32%), tecniche di rilassamento (26%), integratori (14%), farmaci specifici (11%) o rimedi omeopatici (11%). Ancora prima dei farmaci, molto si può fare con lo stile di vita, “magra e ben allenata”: «Una dieta più ricca di verdure e di pesce, prevalentemente light, e una regolare attività fisica – conclude Genovese – possono ridurre del 60% il rischio di diabete, con ricadute positive anche sul sonno e le differenti implicazioni di salute sia umorali che fisiche». E perché no, anche con benefici sulla vita di coppia, ricordando che la sessualità non perde importanza neppure nel periodo della “post-fertility”.
di Francesca Morelli