Pertosse: una malattia infettiva riemergente anche in Italia

La pertosse, causata dall’infezione del batterio Bordetella Pertussis che colpisce le vie respiratorie, è una malattia infettiva riemergente, seppure prevenibile da vaccino, in diversi Paesi anche europei, Italia compresa. Lo confermano i dati globali: oltre 24 milioni di casi nel mondo in bambini con meno di 5 anni e 160 mila morti, a riprova dell’elevata contagiosità e diffusione della malattia. «La pertosse nei bambini – spiega Paola Stefanelli del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore Sanità (ISS) in occasione del 2nd WAidid (Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici)  Congress (Milano, 18-20 Ottobre 2018) – può manifestarsi con sintomi da molto lievi a molto gravi, soprattutto nei neonati, complicati anche da eventuali otiti, polmoniti, bronchiti, emorragie congiuntivali, del naso e sub-durali e possibili danni neurologici (crisi convulsive, encefaliti). Anche negli adulti, dove i sintomi possono essere così lievi da essere misconosciuti, si attesta una crescita dei casi di pertosse a livello europeo, che fungono da serbatoio di infezione per i bambini più piccoli».

Il fenomeno di diffusione della pertosse è spiegato anche dalla percezione errata dell’immunità che si può acquisire “naturalmente”, e per circa 20 anni,  dopo aver fatto la malattia stessa o dopo la vaccinazione, ma  limitatamente a 4-10 anni. In entrambi i casi, l’immunità non è permanente e la pertosse può tornare anche se si tratta di un evento piuttosto raro che “attacca” di nuovo soprattutto adolescenti e giovani adulti. Da qui l’importanza di una ri-immunizzazione nell’arco della vita. «Nel nostro Paese – aggiunge la Stefanelli – è prevista l’immunizzazione primaria nel primo anno di vita, una dose di richiamo a 4-6 anni, successivamente in adolescenza a 14-16 anni, e poi ogni 10 anni per gli adulti. Invece, i soggetti appartenenti a queste fasce di età non sono omogeneamente raggiunti dalla vaccinazione contro la pertosse, diventando potenziale veicolo di trasmissione e circolazione del batterio». L’unico modo per contrastare la pertosse – confermano gli esperti all’unanimità – è raggiungere elevate coperture vaccinali con il rispetto delle tempistiche del calendario nel bambino e sufficienti richiami successivi. «I vaccini contro la pertosse introdotti negli ultimi due decenni – conclude l’esperta – sono acellulari (aP), così definiti perché non contengono il batterio Bordetella pertussis intero, per quanto inattivato, ma solo alcune sue proteine (antigeni), inattivate e purificate. Formulazione che dà anche bassa reattività rispetto al vaccino a cellula intera (wP) introdotto negli anni ‘50». Ragione in più per non trascurare, nemmeno in età adulta, l’immunizzazione contro la pertosse.

Inoltre il Board del Calendario per la Vita raccomanda, per i bambini, la vaccinazione contro lo pneumococco. I vaccini attualmente disponibili quali esavalente, quadrivalente morbillo-parotite-rosolia, quadrivalente meningococcico ACWY, sono di provata sicurezza e di “sovrapponibile” efficacia. Tuttavia il Board indica una  possibile eccezione per i vaccini coniugati pneumococcici 10-valente (PCV10) e 13 valente (PCV13). Il primo (PCV10) infatti non tutelerebbe contro i  sierotipi di pneumococco 3, 6A e 19°. A destare maggiore preoccupazione è soprattutto l’inefficace protezione verso il sierotipo 19A, sia perché è potenziale causa di forme di meningite e sepsi gravi, sia per l’elevata antibiotico resistenza, che ne rende difficile la cura. Il Board ritiene che i medici vaccinatori delle aree in cui la Sanità Pubblica offre il vaccino 10-valente, dovrebbero informare le famiglie sulla possibile maggiore copertura fornita dal vaccino 13-valente, consentendo ai genitori una scelta consapevole sul prodotto da utilizzare, per proteggere i propri figli.

Francesca Morelli

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