L’on-line è ormai diventato motivo di “disturbo” nella comunicazione tra genitori e figli: i primi si colpevolizzano per passare troppo tempo “connessi” in presenza dei bambini e questi, invece, si lamentano nel vedere i genitori sempre con il naso appiccicato ai monitor, anche in orari poco appropriati. Lo rivela l’indagine My First Device di Norton, leader nel campo della sicurezza informatica, che ha coinvolto oltre 7 mila genitori con figli di età compresa tra 5 e 16 anni, di 10 differenti Paesi dell’area EMA (Europa, Italia compresa, e Medio Oriente). Insomma, i genitori temono di dare un cattivo esempio ai figli, soprattutto perché questi si sentono attratti dagli strumenti “digital”. In particolare dagli smartphone, il passatempo preferito dei bambini (58% in EMEA e fino al 71% in Italia), più dei tablet, videogiochi, televisione, dolci, caramelle e il cibo spazzatura. Tanto che trascorrono in media 2 ore e 35 minuti davanti allo schermo del cellulare e solo un’ ora e 58 minuti all’aperto. Eppure i genitori, almeno la metà, assolvono in parte questo “hobby”, ritenendo che la tecnologia e i dispositivi mobili possano aiutare i figli nei processi di problem-solving e apprendimento (51% in area EMEA, 42% in Italia), a sviluppare creatività (48%) e una maggiore felicità a livello generale (45%). Mentre quasi tre quarti (72% in EMEA, 76% in Italia) pensano che utilizzare un dispositivo mobile personale possa insegnare ai bambini ad acquisire maggiore responsabilità. Le preoccupazioni però non mancano, soprattutto riguardo al potenziale impatto (negativo) dei device sulla qualità del sonno, sul consumo dell’energia corporea (42%), le capacità socio-relazionali (40%) e la salute mentale (37%), anche in funzione dell’età in cui si maneggia il primo device: 9 anni nell’EMA e 10 in Italia. I genitori, secondo la ricerca My First Device, chiedono indicazioni utili, di uso e consumo, da insegnare ai figli per il migliore utilizzo dei device. Questi i consigli di Norton. Innanzitutto stabilire regole e linee guida chiare da applicare in casa, come l’impostazione di limiti per l’orario durante il quale un bambino può accedere online o il tono e il linguaggio appropriato da utilizzare in rete. Meglio poi invitare i bambini ad accedere alla rete in spazi comuni, ovvero trovare il giusto equilibrio per non far sentire i figli troppo controllati e costringerli a nascondersi per navigare in rete, senza tuttavia lasciarli mai soli. Stimolare e mantenere un dialogo costante con i bambini sulle esperienze vissute in rete, inclusi eventuali fenomeni di cyberbullismo. Incoraggiare i bambini a pensare prima di cliccare, per non rischiare di essere portati su un sito di contenuti inappropriati. Verificare messaggi potenzialmente dannosi di siti web, app, giochi e community online, da cui i figli potrebbero essere “influenzati” positivamente e negativamente. Discutere sempre sui rischi legati alla pubblicazione e condivisione di informazioni private, video e foto, specialmente sui social media. Diventare un modello positivo per i piccoli che imitano facilmente i comportamenti dei genitori, educandoli attraverso l’esempio. Utilizzare un buon software di sicurezza, per proteggere bambini e dispositivi da siti Web a rischio, virus, tentativi di pushing e altre minacce online progettate per rubare informazioni personali e finanziarie
Francesca Morelli