Premiata la ricerca “in rosa”

<p> &nbsp;</p> <p style=”text-align: justify;”> Per il quarto anno consecutivo la Fondazione Lilly premia, con una borsa di studio di 360 mila euro per quattro anni, una giovane ricercatrice, l’endocrinologa Cristina Elle Vainicher dell’Università di Milano, che sta portando avanti uno studio sulla correlazione tra epatite B e malattie dello scheletro come l’osteoporosi. «Ricevere questa borsa di studio significa realizzare un sogno», ammette Cristina. «E’ un importante riconoscimento del lavoro fatto fino a questo momento, un sostegno economico, la possibilità di visibilità e contatti che possono cambiare il mio percorso. Questa vincita è un’iniezione di fiducia per il futuro: posso sperare di poter continuare a fare questo lavoro anche “da grande” ».</p> <p style=”text-align: justify;”> E’ da quattro anni che la Fondazione Lilly assegna il premio a una giovane donna, confermando la tendenza che la ricerca è sempre più “rosa”, soprattutto in medicina. Al di sotto dei 35 anni, il 63% dei medici è donna e, per arrivare a un sostanziale pareggio con i colleghi uomini, bisogna oltrepassare la soglia dei 50 anni. Anche nei laboratori sono sempre di più i “camici rosa”: dal 2010 al 2011 sono raddoppiate le donne nei primi 50 posti nella classifica dei ricercatori italiani e in ben 225 dei 371 brevetti prodotti dai “cervelli” italiani sono coinvolte donne. Le ricercatrici sono quasi sempre parte del team, ma poche volte ne sono a capo.</p> <p style=”text-align: justify;”> «I numeri mostrano che quest’ambito professionale è ancora saldamente nelle mani degli uomini, ma l’aumento della presenza femminile è un segnale importante, al quale anche la Fondazione Lilly contribuisce con la sua borsa di ricerca annuale che nasce con l’intento di impedire la “fuga dei cervelli” dall’Italia», puntualizza Concetto Vasta, Direttore Generale Fondazione Lilly. «La nostra Fondazione ha calcolato che ogni anno l’Italia perde più di tre miliardi di euro di ricchezza generata da brevetti sviluppati da ricercatori italiani che lavorano all’estero perché non trovano le condizioni per restare in Italia: la nostra borsa di studio vuole essere un incentivo per far sì che questo esodo di talenti si fermi e il Paese possa trarre profitto dai ricercatori che ha formato».</p> <p style=”text-align: justify;”> Ne è un esempio l’importante scoperta ottenuta dagli studi di Anna Leonardini dell’Università di Bari, la prima ricercatrice premiata quattro anni fa dal progetto “La ricerca in Italia: un’idea per il futuro” della Fondazione Lilly. I suoi studi, pubblicati sulla rivista Endocrinology di Dicembre 2012, hanno dimostrato come una dieta ricca di grassi porta a morte le cellule cardiache quattro volte di più rispetto a una sana alimentazione, soprattutto nei soggetti diabetici. Stando ai dati raccolti dalla ricercatrice, un eccesso di acidi grassi dalla dieta causa più velocemente la morte delle cellule del cuore, con un effetto più evidente nei diabetici e nelle persone in sovrappeso o obese: la prevenzione delle malattie cardiovascolari comincia perciò da una dieta a basso contenuto di grassi e carboidrati come quella mediterranea, in cui l’apporto di zuccheri e lipidi è equilibrato. «Il progetto ha permesso di capire i meccanismi che danneggiano le cellule cardiache e come proteggerle», spiega Anna Leonardini. «Studiando gli analoghi del GLP-1, classe di farmaci anti- diabetici di ultima generazione, abbiamo verificato che sono in grado di proteggere le cellule cardiache dall’effetto dannoso dello stress ossidativo e quindi prevenire le malattie cardiovascolari. Si tratta della prima volta che viene studiato, e scoperto, l’effetto protettivo sulle cellule cardiache da parte degli analoghi del GLP-1». (Paola Trombetta)</p>