IL TE’ BATTE IL CAFFE’ PER LA PROTEZIONE DAL RISCHIO CARDIOVASCOLARE

Niente da fare per ‘a tazzulella e cafè’ tanto amata da Napoli a tutto il territorio nazionale, battuta, e non al foto finish, dal più popolare tè. Non per gusti o preferenze dei bevitori, bensì per benefici in termine di salute, specie per il cuore con una netta riduzione non solo delle problematiche che lo riguardano, ma soprattutto della mortalità per cause non  cardiovascolari scesa, fra i bevitori della bevanda inglese, del 24% rispetto ai cultori del caffè. Ad accreditarlo è un ampio studio scientifico, i cui risultati sono stati presentati in occasione del Congresso della Società Europea di Cardiologia tenutosi a Barcellona, condotto su oltre 131 mila francesi a basso rischio per patologie cardiovascolari, di età compresa fra i 18 e i 95 anni, arruolati tra il 2001 e il 2008 presso l’IPC Preventive Medicine Center di Parigi e monitorati per un periodo medio di circa 3 anni e mezzo. Fondamentale è stato conoscere, attraverso un questionario, le abitudini dei partecipanti riguardo alla bevanda – ovvero il numero di tazze bevute (assente, da 1 a 4, oltre 4) – e il generale stile di vita. «Abbiamo potuto osservare – spiega Nicolas Danchin, autore della ricerca e cardiologo presso l’Hôpital Européen Georges Pompidou di Parigi – nei bevitori di caffè, moderati e/o forti, un profilo di rischio cardiovascolare più elevato». La ragione è risultata spesso correlata a un rituale: l’accensione della sigaretta dopo il caffè del mattino, del post-pranzo o del pomeriggio poco importa, tanto più vero nei forti bevitori di oro nero in tazza. Dunque più caffè, più bionde e l’associazione dei due, lo si sa, è una cattiva compagna per il cuore. Con l’aggravante che, spesso, questi fattori di rischio si accompagnavano a una incallita sedentarietà e a una dieta meno sana. Il tutto con una ripercussione sullo stato del cuore. Trend inverso, invece, per i bevitori di tè: «Più ne aumenta il consumo – precisa Danchin – più si abbassa il numero di fumatori e si incrementa la percentuale di chi pratica anche attività fisica. Ma non solo, il forte consumo di tè si correlava anche alla riduzione dei valori pressori: più bassa di 4-5 mmHg quella sistolica e di 3 mmHg quella diastolica». In sostanza il tè – preferito maggiormente dalle donne, secondo la ricerca, rispetto agli uomini – starebbe a una propensione alla vita sana, come in un binomio matematico. Che cosa porta a dedurre lo studio? Apparentemente ad avvalorare il benefico dei molti antiossidanti contenuti nella bevanda: «Questi lo rendono utile – conclude il ricercatore – anche per la prevenzione di patologie tumorali e la diminuzione dei grassi nel sangue. Mentre le catechine contenute nel tè, consumato regolarmente, potrebbero contribuire ad abbassare gli zuccheri nel sangue, combattendo l’iperglicemia tipica del diabete». Visti i risultati preliminari, i prossimi passi della ricerca sono scoprire se vi è differenza di benefici fra sesso e fasce di età, se vi sia una qualità di tè migliore per la prevenzione cardiovascolare ed eventuali variazioni nell’aggiunta di latte alla bevanda. Al momento, e per i risultati raggiunti, l’indicazione dell’esperto è chiara: «Berlo fa bene alla salute».   (Francesca Morelli)