Il DNA lo ha confermato: il ragazzino 14enne di Prato è il padre biologico del bambino dell’insegnante di ripetizioni, una donna matura, che avrebbe perpetrato nei confronti dell’adolescente numerosi pressioni sessuali e psicologiche. Una vicenda che ha fatto scalpore, ma che mette in luce un pesante problema per le implicazioni di ordine etico, morale, sociale, educativo e una preoccupante verità: la sessualità e la salute intima restano un tabù fra ragazzi e adolescenti. Una questione da tenere “nascosta” in famiglia, anche con il medico. Tanto meno la si affronta rivolgendosi a centri specializzati come i consultori, di cui spesso non si conosce neppure l’esistenza. A scuola poi, neanche a dirlo: la sessualità è assente dai programmi didattici, dove in realtà potrebbe essere intrapreso un percorso educazionale. «Sarebbe necessario – spiega la professoressa Chiara Simonelli, psico-sessuologa all’Università Sapienza di Roma – iniziare a istruire i bambini alla sessualità, alla conoscenza del corpo, da piccolissimi e fino alla pubertà, insegnando loro a farsi rispettare nell’intimità, nella loro identità e dignità personale».Ma questo di norma non accade: così nove ragazzi su 10 si informano di sesso, sessualità, problemi di salute intima e riproduttiva sul web, con tutti i rischi e pericoli che questo può comportare. È un quadro su cui riflettere, emerso da quattro indagini condotte tra adolescenti, più di 16mila studenti di 16-17 anni di 482 scuole, quasi 14mila universitari tra 18 e 49 anni e professionisti come medici di medicina generale, ginecologi, andrologi, endocrinologi, urologi, ostetriche. L’indagine è stata sviluppata nell’ambito del Progetto “Studio Nazionale Fertilità”, promosso dal Ministero, dall’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Sapienza”, l’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova e l’Università degli Studi di Bologna.Una lacuna, quella della cattiva informazione sessuale, che potrebbe essere in parte sanata affidando alla scuola il ruolo di “tutor”, dove parlare di sessualità e procreazione con correttezza e competenza. Un argomento di cui si avverte la priorità, perché i giovani sembrano ancora poco informati riguardo, ad esempio, alla conoscenza e al rischio di esposizione a malattie a trasmissione sessuale come sifilide, gonorrea, clamidia. Così pure sui molteplici fattori che possono compromettere la salute riproduttiva, compreso l’orologio biologico che ha una vitalità più breve rispetto alla loro idea.
I figli restano una “preoccupazione” per i giovani: tanto più se nascono da gravidanze indesiderate molto precoci. «Come nella recente vicenda – aggiunge la professoressa – in cui il quattordicenne, ancora bisognoso di supporti e di aiuto per crescere, finisce con l’essere più un fratello che un padre per il proprio figlio, mancando dell’autonomia e della capacità di crescere ed educare un piccolo». Tuttavia dall’indagine, l’80% dei ragazzi immagina di avere figli nel proprio futuro; poi, avviandosi all’età adulta, l’opinione cambia e 4 su 10 abbandonano l’idea di famiglia per problemi di ordine economico e/o lavorativo, mancanza di un supporto e/o un aiuto familiare, influenza sulla sfera personale e della vita di coppia esercitata da altri fattori. Non è dunque solo l’età a determinare il “gap” sulla salute sessuale e riproduttiva: mancano fonti di informazioni certe. Fra i giovani spadroneggia internet, che viene consultato dall’89% dei maschi e dall’84% delle ragazze, contro il 40% che si rivolge agli amici e poco più di un ragazzo su cinque alla famiglia. I consultori sono un fanalino di coda: vi ricorre il 3% dei maschi e 7% di ragazze, ma sono sconosciuti dal 29% dei giovani e ignorati dal 16% delle ragazze. Anche il contatto con i medici specialisti è limitato, in particolare tra i maschi: appena il 12% si è rivolto a un andrologo (contro il 34% delle ragazze al ginecologo). Gli adulti o altre figure referenziali sono assenti. Ma il sesso lo si continua a fare: circa un ragazzo su tre ha avuto rapporti sessuali completi, non sempre protetti da preservativoe pillola, che restano i contraccettivi più conosciuti. Mentre crescono anche il coito interrotto (usato nel 25% dei casi) e il calcolo dei giorni fertili (11%). E gli universitari? Ne sanno un po’ di più, anche sui fattori che possono influenzare la salute sessuale, come fumo e alcool: il 95% fa uso di metodi contraccettivi nei rapporti abituali, mentre non hanno ancora chiara l’età della fertilità, un tema oscuro anche per i più adulti. Dunque è solo colpa di Internet? Nì, perché l’indagine rivelerebbe che i professionisti non sono sempre in grado di comunicare in modo esauriente o, sebbene generalmente informati sui temi della salute sessuale e riproduttiva, hanno qualche défaillance sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita. Fra i dubbi ancora esistenti in tema di sessualità e riproduzione, occorre fare più informazione, soprattutto in merito ad alcune tematiche: i rischi delle patologie sessualmente trasmissibili, il periodo dell’età fertile e l’uso delle tecniche procreative. Fino al delicato problema degli abusi o delle intrusioni da parte degli adulti, siano essi figure referenziali o più prossime nell’intimità dei giovani, o del cyberbullismo a valenza sessuale (e non). «I ragazzini – conclude Simonelli – vanno educati il prima possibile alla comprensione dei meccanismi corporei, dal piacere alla sessualità, strettamente legate tra loro, fino alla prossemica (ovvero i gesti, il comportamento, la vicinanza in un normale rapporto di relazione o comunicazioni), al rispetto e responsabilità del proprio corpo, cosicché possano essere consapevoli e confidarsi con persone di fiducia nel momento in cui si sentono vessati, abusati nel corpo e nella loro dignità».Prima che un evento lesivo accada. Ancora una volta, anche in un tema delicato e complesso come la sessualità, la corretta informazione è preventiva e terapeutica per una buona salute sessuale e per la tutela e integrità della persona.
di Francesca Morelli