Le temperature che cominciano ad alzarsi, i tacchi alti indossati per un’intera giornata, ore e ore passate in piedi sono spesso causa dei malesseri alle gambe che insorgono più frequentemente la sera. Prurito, formicolio e gonfiore a caviglie e piedi, che scompaiono al mattino, senso di pesantezza, dolore e crampi notturni, spesso scambiati per segnali di una giornata faticosa, possono invece essere spia di una problematica degna di attenzione: la malattia venosa cronica (MVC). Insidiosa, sottovalutata e sottostimata a una semplice questione estetica, ha larga diffusione nell’occidente, anche in Italia.
«È la terza malattia per importanza numerica – spiega il professor Pier Luigi Antignani, Presidente FIV (Fondazione Italiana Vascolare Onlus) e Presidente Onorario SIDV (Società Italiana Diagnostica Vascolare) – dopo allergie e ipertensione, pesando sulle gambe di circa 19 milioni di italiani: il 10-15% degli uomini soffrono di MVC e oltre la metà delle donne, con punte anche del 55%, sebbene solo una persona su 3 ne sia consapevole. La MVC non ha età: può insorgere e manifestarsi già dai 20 anni o prima, in caso di familiarità, ma il picco di comparsa più critico resta tra i 35-40 anni». Periodo in cui la donna ha più a cuore l’aspetto fisico e la seduttività, in parte guastate dalla comparsa di quei brutti capillari, in vista sulle gambe, dal colore rosso o verdastro. Ma quelle venuzze – le teleangectasie – se trascurate o sottovalutate, oltre che antiestetiche, possono diventare cattive e trasformarsi in branche varicose con indiscusse implicazioni sulla salute, associate prevalentemente alla causa di insorgenza della MVC: il malfunzionamento delle vene delle gambe meno “elastiche” nel far defluire in modo corretto il sangue dalla periferia del corpo al cuore.
«La perdita di efficienza delle vene – aggiunge Antignani – può dipendere da vari fattori: ormonali, se associati a particolari cicli vitali quali pubertà, gravidanza, menopausa o all’uso di contraccettivi orali e transdermici; occupazionali, come lavori che richiedono di sostare a lungo in piedi o in ambienti caldo-umidi; sportivi, come una attività agonistica pesante e intensa o, di contro, l’eccessiva sedentarietà. Ma possono influire sulle vene anche stili di vita poco sani: l’alimentazione scorretta, che favorisce sovrappeso e obesità; l’esposizione al sole senza adeguate precauzioni (ovvero tenere le gambe all’ombra) o a temperature molto elevate come la sauna, che causa dilatazione venosa, fino a un abbigliamento aderente che costringe il normale deflusso del sangue o l’uso di scarpe inadatte, tacchi a spillo o pianelle».
La prevenzione assoluta della MVC non è possibile, tuttavia un vademecum di misure comportamentali può essere efficace nel contenere la comparsa delle vene (varicose):
- Non fare le belle statuine. Non stare sempre in piedi, ma sedersi e quando possibile distendere le gambe o camminare nell’arco della giornata e durante le ore lavorative.
- L’altezza non è tutto. Non indossare quotidianamente il tacco 12, ma limitarlo alle grandi occasioni, a favore dell’ideale tacco di 3-4 centimetri. Meglio evitare anche le pianelle o le ballerine, come pure di accavallare le gambe.
- “Far dormire” bene anche le gambe, facendo in modo che si trovino in una posizione di scarico, più alte del cuore. È bene collocare un rialzo di circa 5 cm sotto i piedini della rete del letto così da ottenere un piano inclinato.
- A tavola meglio il “green”, ovvero una dieta ricca di frutta e verdura di stagione. Il top sono quelle di colore viola che contengono antociani e altri antiossidanti, indicati per la salute dei capillari, ma anche ortaggi e verdura verde che apportano vitamine, sali minerali. Sì anche a cereali integrali e legumi dall’alta componente di fibre, spazzini di scorie, tossine e colesterolo cattivo che ostruisce le vene. Da privilegiare i grassi buoni, come olio di oliva o gli Omega-3 e 6, presenti nel pesce e nella frutta secca; da ridurre il consumo di sale. E’ importante aumentare l’apporto di acqua, bevendone almeno 2 litri al giorno. Queste misure dietetiche, oltre a fare bene alla salute delle gambe, aiutano anche ad allontanare il rischio di sovrappeso e obesità, nemici dell’efficienza delle vene.
- Darsi al movimento, facendo una passeggiata quotidiana di almeno mezz’ora, meglio all’aria aperta, e dedicandosi, 2-3 volte a settimana, ad attività quali nuoto, bicicletta o altri sport che richiedono gesti ripetuti, ma non bruschi, traumatici anche per le gambe.
- Attenzione alle temperature, soprattutto all’arrivo dei primi caldi, o alle escursioni termiche. In questi casi è indicato refrigerare quanto più possibile le gambe, tendendole all’ombra quando si prende il sole (ma non sotto l’asciugamano) o camminando nell’acqua del mare all’altezza della vita, non sul bagnasciuga che rovina le caviglie.
- Fare prevenzione farmacologica. Nel caso si assuma la pillola, è bene associarla dietro prescrizione medica, a farmaci flebotropi per evitare il rischio di trombosi. Inoltre è consigliato indossare calze elastiche contenitive, oggi disponibili in tutti i colori di moda, soprattutto quando si sta a lungo seduti o in piedi.
Le misure pratiche vanno però affiancate alla prevenzione clinica: prima fra tutte una visita dall’angiologo, lo specialista delle vene, in prossimità dell’estate, periodo dell’anno in cui i sintomi alle gambe si possono accentuare. «Ai primi fastidi – raccomanda il dottor Elia Diaco, responsabile Regionale della Società Italiana Diagnostica Vascolare (SIDV) – l’esame delle gambe da parte di un esperto, unito se necessario all’ecocolordoppler venoso degli arti inferiori, potrà evidenziare o escludere la presenza di MVC, avviando, laddove necessario, a un trattamento mirato. Così da evitare complicanze importanti come tromboflebiti, dermoipodermiti o ulcere venose spesso causa di invalidità, anche permanente, per l’impossibilità di una totale guarigione».
Oltre alla terapia farmacologica, oggi esistono cure innovative tra cui la scleromousse. «Si tratta di una tecnica ambulatoriale – aggiunge Diaco – che prevede l’iniezione di un liquido schiumoso in grado di sclerotizzare in pochi secondi, in maniera indolore e irreversibile, le vene varicose sostituendosi nell’80-90% dei casi allo stripping che sfila la vena. La tecnica, efficace, è adatta anche a pazienti anziani in terapia anticoagulante, ma non a donne in dolce attesa (la gravidanza è un fattore di rischio per la comparsa temporanea di vene alle gambe) o agli allergici a prodotti sclerosanti». La normale attività quotidiana può essere ripresa subito dopo l’intervento, avendo cura di indossare una calza elastica, con una compressione di I o II classe, che dovrà diventare un consueto capo di abbigliamento per chi soffre di MVC. Un ruolo chiave nella sensibilizzazione alla malattia è svolto dal farmacista, che può favorire il primo accesso alle cure più indicate, dal medico di Medicina generale, tutor per il paziente anche in tema di aderenza terapeutica, e da campagne educazionali, come “Ama le tue gambe!”. Promossa da Servier, validata da SIDV e FIV, partirà a maggio e permetterà per il mese di “Prevenzione della MVC”, di effettuare visite gratuite con gli specialista della SIDV, previa prenotazione al numero verde 800.042 650. In molte farmacie saranno disponibili opuscoli informativi con indicazioni di prevenzione, diagnosi e trattamento della MVC. Per evitare che un’avvisaglia inascoltata possa diventare patologia.
di Francesca Morelli
Dopo la scleroterapia, non ti scordare il cerotto!
Oltre 9 milioni di persone al mondo eseguono ogni giorno un intervento di scleroterapia che inietta in una vena malata un liquido che distrugge l’evoluzione della malformazione. Sebbene di norma ben tollerato, esiste il rischio che il passaggio del farmaco possa favorire infiammazioni, dolore, piccoli trombi o noduli visibili sulla pelle, efficacemente trattabili con pomate a base di sostanze naturali come escina, meliloto, centella asiatica e soprattutto eparina. O con un “patch” innovativo: un cerotto nato dalla ricerca italiana, che stimola la guarigione del problema in atto nell’arco di pochi giorni. I risultati di questa terapia arrivano da uno studio, pubblicato su Veins, la rivista dell’Associazione Flebologica Italiana, secondo cui pazienti sottoposti a scleroterapia hanno risolto più rapidamente gli effetti collaterali grazie al cerotto biotecnologico a base vegetale, ad azione eparino-simile, più attivo nel superare la barriera cutanea, rispetto alle pomate gel. «Valore aggiunto del cerotto – ha concluso il dottor Paolo Casoni, coordinatore dello studio e Vicepresidente dell’Associazione Flebologica Italiana – è la maggiore comodità. È sufficiente infatti applicare il patch sulla zona interessata per 10 ore, ad esempio durante la notte, per favorire la risoluzione di infiammazione, edemi e inestetismi post-intervento nel giro di 10 giorni circa». F. M.