La corretta alimentazione nelle fasi di crescita dei piccoli non ha quasi più segreti: sono conosciute l’efficacia dell’allattamento al seno, l’importanza della dieta nei primi mille giorni e l’attenzione al momento dello svezzamento a partire dal quarto mese e fino ai 12 e poi, via via, dopo l’anno di vita. Meno si sa, invece, riguardo la giusta idratazione: anch’essa fondamentale in termini di fabbisogno fisiologico, nutrizionale e salutare per i piccoli. «Bere è una necessità fondamentale fin dai primi istanti di vita – spiega Alberto Ugazio, direttore del Dipartimento di Medicina pediatrica del Bambino Gesù di Roma: una giusta quantità di acqua, maggiore componente del latte materno, mantiene l’idratazione, permette di eliminare le scorie del metabolismo, migliora la capacità di attenzione dei bambini». L’idratazione è un percorso a tappe: ciascuna età richiede quantità e tipologie differenti di liquidi, a cominciare dal latte materno, prima fonte del neonato e del lattante, composto per l’87% di acqua e da una proporzione ben bilanciata di principi nutritivi, proteine, grassi e carboidrati. Facilmente digeribile e in grado di soddisfare tutti i fabbisogni alimentari del bambino nei primi 6 mesi di vita, rappresenta l’alimento esclusivo in questa fascia di età, raccomandato dall’Oms e dalle più importanti società scientifiche per la nutrizione. Anche in funzione dei benefici protettivi e corroboranti per la salute: infatti il latte materno allontana il rischio di contrarre infezioni, allergie o malattie complesse come diabete di tipo 1 e 2, sindrome dalla morte improvvisa, linfomi e leucemie, obesità, disturbi cronici intestinali, ipertensione arteriose, e nel caso dei nati pretermine, infezioni sistemiche, retinopatia, displasia broncopolmonare ed enterocolite necrotizzante. Favorendo, non ultimo, la relazione empatica mamma-bambino e lo sviluppo del quoziente intellettivo del piccolo.
«Quando la mamma non può allattare – aggiunge Ugazio – nei primi 6 mesi di vita si ricorre al latte “di formula”, un derivato del latte vaccino, in polvere o liquido, che ha una composizione di nutrienti simile, ma non sovrapponibile dal punto di vista nutrizionale al latte materno, mentre le formule “di proseguimento” sono indicate tra i 6 mesi e il primo anno di vita, e il latte “di crescita” ai bambini da 1 a 3 anni». Solo dopo il primo anno di vita le linee guida del Ministero della Salute consentono il passaggio a un latte “di produzione animale”: vaccino, innanzitutto, che contiene proteine, grassi e carboidrati in una giusta proporzione, ma con qualche regola da rispettare: deve essere, infatti, latte intero, non superando le quantità di 400 ml al giorno per evitare che l’eccessivo apporto di proteine possa favorire l’insorgenza di obesità infantile. In caso di intolleranza al lattosio, sono disponibili latti “ad alta digeribilità”, delattosato o “latte HD”. A questi si possono aggiungere, dopo il primo anno di vita, e dietro indicazione del pediatra specie in presenza di alcune problematiche quali allergia alla proteine del latte vaccino, intolleranza al lattosio, problematiche gastrointestinali, i “latti alternativi” ottenuti dalla mungitura di diversi mammiferi (capra, cammello, cavallo, asino, cervo) o bevande vegetali. «Queste ultime sono estratti a base acquosa – commenta ancora l’esperto – di legumi, semi oleosi o cereali che simulano il latte materno e vaccino per aspetto e consistenza, ma avendo un apporto nutrizionale molto differente non possono sostituirli. Tanto che i latti vegetali nel primo anno di vita, se non adeguatamente somministrati e integrati, potrebbero causare deficit nutrizionali e nel secondo anno rimanere rischiosi se non inseriti in una dieta bilanciata».
Poi i piccoli crescono e con lo svezzamento e i cibi solidi, è possibile iniziare anche a introdurre l’acqua: meglio quella di rubinetto, sebbene siano concesse anche acque minerali imbottigliate alla fonte senza trattamenti e ricche di sali minerali che conferiscono particolari proprietà benefiche, in quantità bilanciate rispetto alle “entrate” e “uscite” (dipendenti da molti fattori), ma mediamente intorno agli 800 ml tra i 6 i 12 mesi fino ai 2 litri in età adulta. «In una condizione di normalità – conferma Ovidio Brignoli, vicepresidente di SIMG (Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie) – un adulto dovrebbe consumare almeno 1 litro e mezzo di acqua al giorno, funzionali all’età (per un bambino è sufficiente bere circa 1 litro di acqua al giorno), alla territorialità (chi vive in un posto caldo avrà necessità di integrare una maggiore quantità di acqua) e allo stile di vita più sportivo o sedentario, con particolare riguardo all’estate. Stagione in cui l’acqua rappresenta un efficace rimedio contro il caldo e a cui si ricorre più spesso per ricolmare i liquidi persi con la sudorazione, facendo attenzione soprattutto ai bambini che perdono più acqua a causa di una massa corporea più piccola e di una vita più movimentata».
Ma non solo acqua: l’apporto idrico, anche nei piccoli, può essere favorito da un contributo esterno: «Molti alimenti, come frutta e verdure – dichiara Paolo Vintani, farmacista e membro di Federfarma – sono naturalmente ricchi d’acqua e per questa ragione devono essere assunti regolarmente e quotidianamente; inoltre hanno il valore aggiunto di contribuire a idratare anche la pelle, permettendole così di svolgere al meglio la sua funzione-barriera dall’ambiente esterno. Ma occorre mantenerla anche pulita e integra: è bene, quindi, detergerla ma senza esagerare per non eliminare dalla superficie la componente lipidica che la protegge».
Infine, una raccomandazione: per favorire l’assunzione di acqua in forma gradevole, l’offerta di bevande, succhi, tè zuccherati ed energy drink è elevatissima, ma gli esperti ne suggeriscono un consumo molto moderato, specie nei bambini in quanto si tratta di liquidi carichi di zuccheri, calorie e dallo scarso o nullo apporto di altri elementi nutritivi. «Fino ai 6 anni di età – mette in guardia Ugazio – non sono adatti ai bambini; successivamente, per non favorire aumenti di peso, carie o sviluppo del diabete potranno essere bevuti solo sporadicamente e all’interno di una dieta equilibrata e varia». Meglio invece ricorrere a qualche bevanda più naturale, come frullati, centrifughe, spremute ed estratti di frutta e verdura di stagione, che fanno assumere in modo indiretto, ma corretto, liquidi e nutrienti, in primis le vitamine, soprattutto nel caso in cui non vengano raggiunte le 2 o 3 porzioni di frutta raccomandate al giorno. «Un esempio classico di buona frutta da bere – conclude il pediatra – è la spremuta d’arancia, un concentrato di nutrienti utili, come la vitamina C, che contribuisce anche alla guarigione delle ferite, all’assorbimento del ferro e al funzionamento del sistema immunitario». Insomma un concentrato di buona salute per i piccoli (e non solo).
di Francesca Morelli