ALLE DONNE PIACCIONO I FARMACI GENERICI

Otto donne su dieci si dichiarano molto soddisfatte dei farmaci generici, che vengono scelti per il costo inferiore, perché li ritengono uguali ai “brand” di riferimento e per la fiducia verso la figura che li consiglia, soprattutto il medico di famiglia (37%), seguito dal farmacista (25%). Oltre la metà segnala, però, di avere problemi nel seguire la terapia in modo ottimale e una su quattro ha difficoltà a reperire lo stesso farmaco, soprattutto per il trattamento cronico di patologie cardio-metaboliche e psichiche. E’ quanto emerge da un’indagine condotta da Onda, l’Osservatorio nazionale sulla salute della donna, su  445 donne, tra i 40 e i 91 anni, in 9 Regioni (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia): il 75% è in terapia con un farmaco generico per disturbi cardio-metabolici e il 25% per disturbi psichici. L’indagine, realizzata con il contributo di DOC generici, ha valutato l’impatto che un eventuale cambio della marca dei farmaci può avere sull’aderenza delle pazienti alla terapia.

Una donna su 4 ha riferito difficoltà nell’acquistare sempre lo stesso generico prescritto. A quasi la metà delle donne (47%) è capitato, infatti, di ricevere in farmacia la proposta di un farmaco diverso da quello abituale. Circa un quarto del campione ha accettato almeno una volta il cambio e, fra queste, 3 su 4 hanno riscontrato dei problemi riconducibili alla confusione generata dalla diversità delle confezioni e del farmaco in sé.

<Il 19% delle donne che ha cambiato l’abituale farmaco generico con un altro mette in atto dei comportamenti che impattano sull’aderenza alla terapia>, spiega Francesca Merzagora, Presidente di Onda. <L’indagine evidenzia che la sostituzione tra generici può causare confusione nelle pazienti, portandole a errori di assunzione, alla sospensione momentanea della terapia, in attesa di trovare il farmaco giusto, fino all’interruzione della cura. Questi comportamenti, messi in atto in autonomia, possono incidere negativamente sul successo delle cure, soprattutto nei casi di disturbi cardio-metabolici e psichici>.

<Nel trattamento della depressione maggiore, ad esempio, è fondamentale ottenere la massima aderenza alle terapie>, puntualizza Claudio Mencacci, Direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano. <Il trattamento minimo di questa patologia dura 12 mesi ed è importante che lo psichiatra, una volta raggiunti gli esiti positivi, garantisca la continuità terapeutica con la stessa molecola. Questo al fine di garantire la compliance, il proseguimento dei benefici, oltre che per motivi medico legali. Lo specialista, e non il farmacista, è garante e contemporaneamente responsabile degli esiti della cura>. Lo stesso vale per le malattia cardio-metaboliche.

<Sono la prima causa di morte nella donna>, dichiara Alberto Margonato, Direttore della Divisione di Cardiologia Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. <Negli ultimi anni, molto è stato fatto per la prevenzione e sono oggi disponibili farmaci efficaci. Tuttavia, con l’avanzare dell’età e delle patologie, spesso le pazienti debbono assumere più farmaci contemporaneamente e purtroppo la compliance non è sempre perfetta: il farmaco prescritto, di cui scade il brevetto, viene a volte sostituito con un generico e ciò provoca disorientamento, con conseguente riduzione della compliance del paziente e una possibile minore efficacia della terapia>.

<I dati ottenuti da studi di popolazione con patologie croniche sono preoccupanti>,  ribadisce Roberto Trevisan, Direttore dell’Unità di Malattie Endocrine e Diabetologia, dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. <E si evidenzia soprattutto nella donna con diabete, spesso associato ad altre malattie e complicanze cardiovascolari. Le conseguenze comportano un aumentato rischio di morbilità e mortalità. I dati derivati da uno studio della Regione Lombardia su un numero molto elevato di donne con diabete, dimostrano che l’utilizzo del farmaco generico porta a una maggiore aderenza alla terapia, senza alcuna conseguenza su mortalità e necessità di ospedalizzazione. Fondamentale, a nostro avviso, è il ruolo del medico, che deve fornire una corretta informazione>. (P.T.)