A SCUOLA COI VIDEOGIOCHI

Niente voti tradizionali, libri o i più innovativi tablet, ma videogiochi. È questo il più recente sistema scolastico adottato in alcune scuole americane e anche in qualche contesto europeo, in Spagna ad esempio, e in via sperimentale nella conterranea Tivoli (Roma). La validità di questo moderno e extra-ordinario approccio allo studio sarebbe supportata da alcuni studi scientifici che confermerebbero un miglioramento negli studenti dei tempi di reazione, di individuazione degli obiettivi da raggiungere, di una più efficace coordinazione oculo-manuale e dell’innalzamento dei livelli di autostima. Insomma, gli stessi positivi effetti che si verificano in un ‘videogamer’ quando vince la sua partita. A che cosa si dovrebbe il successo e il merito dei videogiochi, specie fra i giovani? Le ragioni sono diverse: prima fra tutti il fatto che i videogiochi sono divertenti e stimolanti per il cervello. Produrrebbero infatti dopamina, l’ormone del piacere, aiutando così a mantenere alta anche l’attenzione e la memoria selettiva per lunghi periodi di tempo. Quindi il videogioco proprio per questo aspetto/funzione emozionante potrebbe fornire una nuova forma di studio e di lavoro divertente. Con diversi altri meriti: quello di contribuire a sviluppare pensiero strategico, analisi interpretativa, capacità di ‘problem solving’, di adattamento a situazioni e comportamenti nuovi. Ancora di favorire l’integrazione e la cooperazione con gli altri. Che tradotti in benefici scolastici significano autoincentivazione dello studente a fare meglio, ad potenziare la stima di se stesso, la voglia di acquisire sempre maggiori competenze, districarsi in una variabilità di ‘missioni’ a breve termine (un compito per l’indomani) e a lungo termine (l’esame di maturità) sfruttando anche percorsi alternativi. Abilità apprese già attraverso il video-gioco e poi applicate inconsciamente anche allo studio. Con vantaggi ulteriori: guadagnare un premio al raggiungimento del traguardo. Ovvero un bel voto a scuola ma la cui definizione, nella concezione dei videogiochi, dovrebbe essere rivoluzionata secondo una accumulazione e non una decurtazione di punti. «Partendo da un voto quanto più possibile alto – spiega Enrico Bianchi, studioso di neuroscienze e di videogiochi e partner della Scuola di Paloalto di Milano– ai ragazzi oggi vengono tolti via via punti in funzione degli errori commessi. Con i videogiochi il sistema di valutazione è capovolto: partendo da zero, il ragazzo guadagna punti a seconda del risultato raggiunto e dei livelli di competenza acquisiti con una percezione positiva anche a livello psicologico ed emotivo». Insomma utilizzato in ambito di studio, il videogioco si tradurrebbe in una sorta di ‘celebrazione motivazionale’ continua a favore dello sviluppo di alcune potenzialità: la creatività, la curiosità, la componente ‘social’, che spinge lo studente ad essere di aiuto anche ai compagni nel raggiungimento di un traguardo che premia l’intera classe e, non ultimo, un valore etico che insegna quanto studiare, o qualsiasi altro impegno e/o lavoro, sia importante farlo e farlo bene. Giocare (e studiare) al meglio per far vincere se stessi e la squadra. Una migliore motivazione allo studio? Al tempo, se mai la metodologia sarà messa in atto, la risposta.

Francesca Morelli