Tumore all’ovaio e all’endometrio: incidenza dimezzata nei prossimi 10 anni

È la scommessa del prossimo decennio: dimezzare l’incidenza del tumore all’ovaio e all’endometrio. A renderlo possibile, le innovazioni della genomica e i marker molecolari che consentiranno di mettere in atto strategie di prevenzione, diagnosi e trattamento dei tumori ginecologici “personalizzate”. Se ne è discusso i giorni scorsi al Congresso Nazionale di Ginecologia e Ostetricia di Napoli, promosso da SIGO, AOGOI, AGUI, AGITE.

Tra i tumori ginecologici, il cancro ovarico rappresenta uno dei “big killer” delle donne, a causa dell’assenza di metodi di screening efficaci e di una sintomatologia aspecifica che, nell’80% dei casi, consente la diagnosi in fase già avanzata. In Italia, il tumore ovarico colpisce ogni anno 5.300 donne; di queste, oltre il 10% presenta un’ereditarietà legata a specifiche mutazioni genetiche, BRCA1-2, che espongono a un rischio maggiore di sviluppare il tumore rispetto alle donne che non le presentano (44% e 17% verso 1,3%). «Gli studi sulla caratterizzazione molecolare del cancro ovarico modificano la prospettiva di cura di questo tumore, sempre più improntata alla medicina di precisione, ovvero la giusta terapia al paziente giusto, nel momento giusto», puntualizza Giovanni Scambia, Presidente SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia). «Su questa base, sarà possibile mettere in atto un approccio terapeutico personalizzato, con la scelta dei farmaci più efficaci e del trattamento chirurgico più adeguato, quest’ultimo sempre meno invasivo, grazie al supporto della chirurgia robotica». Le innovazioni della genomica consentono non solo di personalizzare l’approccio terapeutico ai tumori ginecologici, ma anche di porre in essere strategie di prevenzione più mirate e, dunque, più efficaci, soprattutto laddove non esistono programmi di screening, come nel caso del cancro ovarico.

«La possibilità di intercettare, grazie ai test molecolari, le donne che presentano una predisposizione ereditaria prima della comparsa del tumore, abbinata alla chirurgia profilattica, potrà contribuire a ridurre l’insorgenza di cancro ovarico e di quello dell’endometrio fino al 50% nei prossimi 10 anni», afferma Fulvio Zullo, Direttore della Scuola di Specializzazione di Ginecologia e Ostetricia dell’Università di Napoli “Federico II” e co-presidente del Congresso. Risultati positivi si sono ottenuti dalla salpingectomia profilattica, intervento di rimozione delle tube, ai fini della prevenzione del carcinoma ovarico, indicata per le donne che hanno una mutazione BRCA, in particolar modo se hanno già esaudito il desiderio di maternità.

Un’altra opportunità di prevenzione, possibile grazie alla caratterizzazione molecolare, riguarda il tumore dell’endometrio, la neoplasia ginecologica più frequente nelle donne, che compare solitamente in età peri-post menopausale, con incidenza di 8.700 nuovi casi all’anno in Italia. Si tratta di una neoplasia in progressivo aumento nei Paesi occidentali, a causa delle modifiche dello stile di vita, in particolare dell’alimentazione, che si associa a un aumentato tasso di livelli estrogenici nel sangue. «Anche nel caso del tumore dell’endometrio – aggiunge il professor Zullo – esiste una componente ereditaria che può predisporre allo sviluppo del tumore. Nelle donne che raggiungono la menopausa con determinate caratteristiche immunoistochimiche, si potrebbero ad esempio utilizzare dispositivi intrauterini a base di progestinici, come strumento di prevenzione a lungo termine del cancro».

«Stiamo dunque assistendo a un cambiamento epocale delle strategie diagnostico-terapeutiche dei tumori ginecologici. In quest’ottica, è sempre più necessario un approccio multidisciplinare integrato tra le diverse discipline mediche: ginecologia, anatomia patologica, oncologia clinica, genetica medica, radiologia, medicina di laboratorio, radiointerventistica. Obiettivo comune è la tutela della salute delle nostre donne, a tutte le età», conclude il professor Scambia.

di Paola Trombetta

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