In occasione della Giornata dedicata al Diabete (14 novembre), è in viaggio per l’Italia la Campagna “#diabeteontheroad – la piena libertà di essere se stessi”, un itinerario per scoprire come le nuove tecnologie stiano cambiando la vita di chi è affetto da diabete. Protagoniste sono le persone diabetiche, intervistate dal filmmaker Fabio Persico, a testimonianza dei vantaggi offerti dalla tecnologia di un piccolo sensore impiantato sottocute per il monitoraggio della glicemia in continuo. Questa prima edizione di #diabeteontheroad toccherà 10 città: Milano, Brescia, Verona, Napoli, Roma, Marino, Salerno, Foggia, Potenza, Udine. Per seguire il viaggio: www.sensoreimpiantabile.it/diabeteontheroad.
Tante le persone intervistate come Annalisa Salmistraro, testimonial della prima tappa milanese, che ha avuto la diagnosi di diabete 1, di tipo autoimmune, a 52 anni. «E’ stato un fulmine a ciel sereno e non avevo la minima idea di come gestire questa malattia, che mi obbligava a misurare almeno sei volte al giorno la glicemia. Essendo sempre molto impegnata nel lavoro, a volte mi dimenticavo addirittura di effettuare la misurazione. Con rischi continui di ipo e iper-glicemia e mancato controllo della malattia. Per ricordarmi di misurare la glicemia, puntavo la sveglia, sia di giorno che di notte. Per superare questi disagi, ho deciso di impiantare sottocute il sensore, che mi aiuta a tenere sotto controllo i valori della glicemia. Da marzo 2018 mi sono liberata di un vincolo che stava diventando insostenibile. Da subito le cose sono migliorate e la mia vita è cambiata. Anzitutto sono riuscita a controllare meglio i valori del glucosio, con tutto ciò che ne consegue. Infatti, posso sapere i miei valori glicemici semplicemente guardando il cellulare che mi avvisa quando ci sono variazioni verso l’alto o il basso. Inoltre, posso togliere e rimettere il trasmettitore facilmente e la piscina, o le altre situazioni che prima mi creavano imbarazzo, ora non sono più un problema».
Vivere con il diabete, specialmente per il tipo 1, comporta una rigorosa autogestione e un controllo costante della glicemia. L’impegno è particolarmente oneroso: si calcola che nel corso della giornata una persona mediamente debba decidere 50 volte al giorno, per un totale di circa 1 ora, come adattare la propria terapia, spesso gestendo tutto da sola. L’obiettivo principale di chi ha ricevuto una diagnosi di diabete, in Italia secondo i dati ISTAT sono oltre 3 milioni di cui circa il 5% di Tipo 1, è quello di raggiungere un controllo metabolico ottimale, vale a dire mantenere la glicemia entro un target prestabilito, riducendo il rischio di episodi di ipoglicemia (valore troppo basso di zuccheri nel sangue) o iperglicemia (valore troppo alto). Purtroppo, circa il 72% del totale delle persone con diabete di tipo 1 e quasi il 50% con diabete di tipo 2 non raggiunge un buon controllo glicemico (emoglobina glicata ≤ 7), andando incontro a possibili complicanze acute o croniche. Un valido aiuto nella gestione del diabete è rappresentato proprio dal sensore impiantabile che dispone di una nuova tecnologia in grado di determinare i valori di glucosio nel tessuto interstiziale fino a 180 giorni, a differenza dei sensori attualmente disponibili in Italia che hanno una durata di 6, 7 o 14 giorni.
«Con il sensore impiantabile, siamo di fronte a una svolta epocale nel mondo del monitoraggio in continuo», afferma Paolo Di Bartolo, Direttore Rete clinica diabetologia AUSL Romagna, Presidente eletto Associazione Medici Diabetologi (AMD). «Ci troviamo infatti nella condizione privilegiata di avere a disposizione sistemi con caratteristiche diverse che consentono di personalizzare il monitoraggio in continuo, in base alle esigenze del paziente così come si fa già per la terapia farmacologica. Per chi richieda la massima flessibilità, ad esempio, il sensore impiantabile, in cui la parte visibile, rappresentata dal trasmettitore, può essere facilmente rimossa, è compatibile con qualsiasi tipo di attività, da una cena fuori, a un’attività sportiva, al mare o al lavoro. Sicuramente il “senso di libertà” offerto dal sensore impiantabile, viene percepito anche dal medico, che si sente più sicuro sull’aderenza al monitoraggio del proprio paziente, che riesce sempre a essere sotto controllo grazie alle vibrazioni del trasmettitore, anche quando il telefono non è a portata di mano».
Il dispositivo è costituito da un piccolo sensore impiantato sottocute nel corso di una seduta in ambulatorio di pochi minuti, nella parte superiore del braccio e da un trasmettitore che viene applicato nella zona sopra il sensore con un cerotto, ed è interamente rimovibile in modo semplice e senza rischi. Il trasmettitore è in grado di avvertire fino a 30 minuti prima, in caso di possibili ipo o iper-glicemie, attraverso una discreta vibrazione sul corpo, senza la necessità di avere con sè il telefono.
di Paola Trombetta