I genitori italiani sono “ciechi” riguardo all’importanza di sottoporre i piccoli a una visita oculistica preventiva e terapeutica nei primissimi anni di vita: alla nascita in cui è d’obbligo, prima della dimissione dal reparto di neonatologia, il “riflesso rosso” ed entro i tre anni una visita oculistica, ripetuta periodicamente. Lo confermano i dati del progetto “Occhi preziosi – Ambliopia: occhio all’occhio pigro!”, condotto da Vision+ Onlus, con il contributo di Fondazione UBI Banca Popolare Commercio & Industria, in cinque scuole dell’infanzia di Milano e dell’hinterland (Milano, Via Mantegna; Ponte Sesto; Quinto Stampi; Sesto Ulteriano di San Giuliano Milanese e Zivido di San Giuliano Milanese). Su 480 bambini esaminati tra i 3 e i 6 anni, di cui 253 maschi e 227 femmine, solo il 41% dei bambini era stato visitato da un oculista, contro il 71% mai sottoposto a alcun test visivo, anche in caso di familiarità per patologie oculari (oltre il 16%) o vizi di refrazione (quasi il 46%). Una disattenzione che ha messo in chiaro la necessità, per il 15% dei piccoli (54 bambini) di effettuare una vera visita oculistica utile a rilevare e prevenire possibili problematiche da grandi, se non accuratamente diagnosticate e trattate.
«Le alterazioni visive – spiega Sebastiano Accetta, responsabile del progetto e Primario dell’Unità Operativa Oculistica dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano – se non vengono evidenziate e corrette nei primi anni di vita, entro l’età prescolare, nel periodo cosiddetto “plastico” in cui si struttura la funzionalità visiva, possono portare alla riduzione della vista quali ambliopia o occhio pigro, difetti di refrazione come miopia, ipermetropia e astigmatismo e altre patologiche che, se prese in tempo, sono totalmente risolvibili». Impossibile porre rimedio, invece, se la problematica si cronicizza dopo i 6 anni. Una necessità, quella dei controlli oculistici, invece, non percepita dei genitori che espongono involontariamente il bambino a problematiche con ricadute sulla loro qualità di vita presente e futura, e sul sistema salute, ovvero in termini economici e assistenziali. Insomma la diagnosi precoce di un disturbo della visione è un’azione di primaria importanza per la tutela della salute del bambino. «Educare il cittadino alla cura degli occhi sin da piccolo – dichiara Giulio Gallera, Assessore al Welfare di regione Lombardia – acquista maggior peso nell’era digital, in cui l’ampio utilizzo di device elettronici come tablet e smartphone, sottopongono l’occhio a stress visivi, prima inesistenti o contenuti, sin dalla tenera età».
Infatti è proprio verso questi strumenti high-tech, più che nei riguardi dell’inquinamento o altra forme di possibile impatto sulla vista, che i genitori esprimono preoccupazione, come attesta una seconda indagine online: “Figli digitali, dicci cosa ti preoccupa”, condotta da Radiomamma, portale di informazione per famiglie, nella community di 16 mila famiglie di Milano, raccogliendo l’opinione di oltre 1.000 genitori. La gran parte delle mamme e papà è in ansia, anche per motivi diversi dalla salute dell’occhio: perché i figli iper-connessi socializzano poco (59%), per l’eccessiva sedentarietà (47%) e in misura lievemente minore per il timore che l’esposizione alla luce blu dei dispositivi digitali possa nuocere alla vista (45%), anche in funzione delle precocità digitale dei piccoli. Infatti il 24% già inizia a maneggiare i device tra 3 e 5 anni, il 22% tra 5 e 6 anni, il 25% tra 6 e 8 e il 28% tra gli 8 e i 12, per un tempo iper-prolungato, dalle 2 alle 4 ore al giorno; in più del 36% dei casi, dalle 4 alle 6 ore in quasi il 20%. Non manca però l’allerta: mamme e papà sanno riconoscere alcuni sintomi di un disturbo visivo, come gli occhi che si strizzano dopo l’uso dei device (51%), il bruciore o la lacrimazione aumentata (40%). Eppure solo il 26% chiede un parere all’oculista, preferendo rivolgersi al pediatra, al farmacista, agli amici o cercando un generico aiuto sul web (anche in relazione a un potenziale medico da consultare). In pochi attuano alcune misure di sicurezza, di buon senso, per prevenire un problema di vista, come limitare il tempo da trascorrere davanti ai dispositivi digitali (75%), mantenere una certa distanza dagli schermi (22%), che, se troppo ravvicinata, può generare occhio secco emiopia. Misure utili a cui devono però affiancarsi comportamenti corretti: «Proteggere la vista e prevenire l’affaticamento visivo – raccomanda Paolo Nucci, Direttore della Clinica Oculistica, Università degli Studi di Milano – è una priorità anche in funzione degli effetti dell’inquinamento ambientale, come i gas di scarico delle auto, a cui i bambini sono più sensibili ed esposti, causa potenziale di prurito agli occhi, sensazione di corpo estraneo, lacrime e bruciore, edemi o gonfiore palpebrale, fino ai disturbi tipici del tempo passato davanti agli schermi di computer e smartphone come l’occhio arrossato e l’ammiccamento continuo che si può trasformare in un vero e proprio tic».
Ma non solo: l’uso dei device può associarsi anche a un aumento del rischio di miopia, prevenibile con un corretto e più sano stile di vita: dalla diminuzione del tempo di uso, all’aumento del tempo speso a giocare all’aria aperta, almeno 40 minuti al giorno. Esisterebbero anche preliminari evidenze che i raggi ultravioletti, emessi dalla luce solare, possano contribuire a sviluppare dopamina, sostanza che fa bene all’umore, ma che contribuirebbe a irrigidire la sclera, membrana fibrosa che riveste gran parte dell’occhio, prevenendo l’insorgenza della miopia. Inoltre, quando necessario, si può ricorrere all’uso di lacrime (migliori del collirio) a base di acido ialuronico, indicate anche in bambini piccolissimi, che aiutano a umettare, lubrificare, detergere l’occhio, favorendo l’ammiccamento. Un atto, quest’ultimo, utile per ricostruire il film lacrimale che invece si azzera quando ci si fissa davanti a uno schermo. «Le lacrime del bambino – aggiunge Nucci – sono molto efficaci per la salute dell’occhio. Essendo ricche di lipidi contribuiscono a non fare evaporare l’acqua, ma soprattutto a fornire ossigeno all’occhio. Soprattutto è fondamentale sottoporre i bambini ai controlli periodici, raccomandati per età o anticipati in caso di presunti campanelli d’allarme, che si possono verificare già in epoca neonatale. Non sono segnali da sottovalutare, ad esempio: il rifiuto della luce, la roteazione casuale degli occhi e lo strofinio per prevenire eventuali problemi al sistema visivo. Non ultimo la miopia, che non necessariamente richiede l’utilizzo di occhiali fin da subito, né tantomeno l’immediata correzione delle lenti in caso di lieve peggioramento. Laddove possibile, occorre rieducare naturalmente l’occhio alla buona vista con un efficace controllo anche sul peggioramento del difetto visivo».
di Francesca Morelli
Alla fiera del giocattolo, controlli gratuiti della vista per grandi e piccini
La Commissione Difesa Vista Onlus (CDV) rinnova anche quest’anno il proprio impegno di informazione e prevenzione dei difetti della vista, rivolto a grandi e piccini. In occasione di “G! come giocare”, Salone internazionale del giocattolo (Fieramilanocity, 22-24 novembre), presso i padiglioni 3-4, dalle 10 alle 19, sarà possibile effettuare controlli e test oculistici gratuiti con personale esperto e specializzato. I grandi potranno sottoporsi ad anamnesi refrattiva, esame della refrazione e test di Amsler effettuati dagli ottici e i più piccoli a controlli della vista eseguiti da ottici, ortottisti e medici oculisti. Inoltre sarà disponibile, presso i padiglioni, anche un’area di “gioco istruttivo” dove animatori ed educatori di Momotarò, realtà operante nella didattica e nella divulgazione scientifica, intratterranno i bimbi con attività divertenti ed educazionali sul funzionamento dell’occhio, della vista e sulle buone pratiche di prevenzione. «Questa iniziativa è il nostro contributo alla necessità di fare più educazione e informazione sul tema della vista – spiega Vittorio Tabacchi, Presidente di CDV Onlus – già ai bambini molto piccoli che vogliamo sensibilizzare ed educare nel modo per loro più piacevole: il gioco con diverse attività divertenti e coinvolgenti, affiancati alla professionalità e competenza clinico-tecnica, offerta gratuitamente da medici oculisti, ottici e ortottisti». La tenera età è, infatti, il momento chiave per contrastare la progressione dei deficit visivi tra i più piccoli, in costante crescita, come confermano i dati di una ricerca dell’Istituto Piepoli secondo cui il 35% dei bambini dai 3 ai 10 anni ha almeno un problema alla vista, il 44% dagli 11 ai 14 anni d’età, fino a punte del 66% dai 15 anni in su. L’evento di screening e prevenzione è stato possibile grazie alla disponibilità dei professionisti ortottisti e medici oculisti che collaborano con Vision + Onlus, che ha fornito anche la strumentazione utile ai controlli per i bambini tra cui un Plusoptix, una lampada a fessura portatile e un oftalmoscopio per il test del riflesso rosso, al personale ottico di Federottica Milano Acofis e a Essilor, Nidek, Nikon e Zeiss che hanno messo a disposizione gratuitamente la migliore strumentazione per l’esecuzione dei test. F.M.