Sono almeno 109 le tipologie di spezie, solo fra quelle polverizzabili come pepe, peperoncino, curry, cui si aggiungono quelle “di sostanza” quali basilico, prezzemolo, aglio, rosmarino e pure il sedano, tutte potenzialmente a rischio di allergia, soprattutto per le persone predisposte. «In America, secondo recenti stime – spiega il dottor Valerio Pravettoni, del Reparto di Allergologia del Policlinico di Milano – le allergie alle spezie colpiscono il 2-3% degli adulti e fino all’8% dei bambini con meno di sei anni, e sono responsabili del 2% di tutte le allergie alimentari. Con una maggiore esposizione per le donne in quanto utilizzatrici di prodotti per la cosmesi e per la cura del corpo, che spesso nascondono fra gli ingredienti anche le spezie. In Italia la situazione non è cosi pesante, ma resta il fatto che diagnosticare un’allergia alle spezie non è semplice, anche a causa del sempre maggiore consumo di cibi lavorati o industriali in cui la presenza di queste sostanze non sempre è evidente e dichiarata». Tra le spezie più allergeniche c’è ad esempio il sesamo, che causa (presunte) reazioni a un milione e mezzo di americani, tra adulti e bambini, pari allo 0,49% della popolazione, stando a una ricerca condotta dalla Northwestern University dell’Illinois (USA), cui si aggiungerebbe un ulteriore milione, 0,34% della popolazione, con una diagnosi conclamata. Ad aggravare il problema, il fatto che il sesamo non è un “allergene” solitamente elencato nelle etichette alimentari, almeno in America, seppure sia presente in svariati prodotti o indicato sotto mentite spoglie con il nome di tahini, una salsa a base di semi di sesamo, rendendolo irriconoscibile. Stessa sorte riguarderebbe altri allergeni molto più comuni, quali arachidi e latte, affatto menzionati e che restano sconosciuti tra i componenti di uno specifico prodotto. Diverso è invece il regolamento in Europa dove il sesamo è un alimento da dichiarare, insieme a altri ingredienti di uso meno comune come senape, sedano, lupini, anidride solforosa e solfiti. Una possibile ragione di questa dimenticanza potrebbe essere riferibile al fatto che fino ad oggi l’allergia al sesamo (e ad altre spezie) è stata considerata rara, ma a parlare sono invece i numeri. «La mappatura delle proteine allergiche nelle spezie – continua Pravettoni – per gli allergologi resta un lavoro complesso che richiede di esaminare e classificare le proteine allergeniche, riconducibili a quattro grosse categorie: PR10, Profilline, Storage Protein ed LTP, al fine di districarsi nella questione delle allergie crociate». Ovvero reazioni allergiche scatenate nello stesso individuo da cause apparentemente non correlate fra di loro, in particolare il polline e gli alimenti di origine vegetale, indotte da una risposta immunitaria nei confronti di proteine simili fra loro. Come nel caso delle miscele di spezie e curry, ad esempio. «Le miscele di spezie composite – conclude l’esperto – sono le più complesse per l’allergologo, essendo difficile risalire a tutti i potenziali elementi allergenici. Se si pensa al curry, ad esempio, pochi sanno che una delle sue componenti più comuni, il fieno greco, è un elemento potenzialmente pericoloso per chi è allergico agli arachidi, appartenendo alla famiglia botanica delle “Fabaceae”, la stessa degli arachidi». Come a dire: fate molta attenzione e consultate sempre un esperto in caso di predisposizione allergica, di qualunque natura sia.
Francesca Morelli