Viene spesso considerato un effetto “secondario” legato alle terapie anti-ormonali che le operate di tumore al seno devono assumere per anni: la perdita di massa ossea. Eppure è un problema ricorrente che la maggior parte delle donne non conosce e si ritrova a dover affrontare senza preparazione. Per informare su questa problematica è partita la Campagna: “Ora pOSSO, le donne con tumore al seno contro la fragilità ossea”, rivolta a tutte le donne con tumore al seno e in terapia ormonale adiuvante. Il logo della Campagna è rappresentato da due pugni che si incontrano e si uniscono, un’immagine che evoca la forma dell’osso, ma allo stesso tempo simboleggia la forza con la quale le donne sanno affrontare i problemi che riguardano la propria salute. L’immagine accompagnerà anche la “call to action” della campagna virale: con l’hashtag #oraposso si svilupperà sui social, coinvolgendo migliaia di donne. Promossa da Amgen ed Europa Donna Italia, con il patrocinio di F.I.R.M.O. Onlus, nasce dalla constatazione che molte donne con questa patologia non sono sufficientemente informate sugli effetti collaterali della terapia ormonale adiuvante. Sono proprio questi effetti collaterali, per almeno un terzo delle pazienti esaminate in una recente indagine condotta da SWG per Europa Donna Italia, la causa che le induce ad abbandonare la terapia.
Il tumore al seno è la neoplasia più frequente nella popolazione femminile: 53 mila le donne in Italia che ne sono colpite ogni anno e più del 75% deve seguire una terapia ormonale adiuvante, per il controllo delle recidive e la riduzione del rischio di metastasi. Questi trattamenti inducono una riduzione dei livelli di estrogeni, con conseguente calo della quantità minerale ossea e alterazione della qualità ossea, esponendo le pazienti a un maggiore rischio di fratture da fragilità ossea. «Penso sia importante fare campagne di promozione e informazione su questo tipo di problema legato alle terapie ormonali, anzi terapie anti-ormonali, che sono salvavita per chi ha avuto un cancro al seno», conferma Sabrina, operata di recente per questo tumore.
Per capire e informare su questa delicata problematica, abbiamo intervistato la professoressa Maria Luisa Brandi, Presidente F.I.R.M.O. Onlus (Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso) e professore ordinario di Endocrinologia all’Università degli Studi di Firenze.
Quali sono gli effetti collaterali della terapia ormonale adiuvante sulla salute dell’osso?
«La terapia ormonale adiuvante porta a una riduzione degli estrogeni, che hanno un ruolo importante nel rimodellamento osseo. La conseguenza è una riduzione della quantità di minerale e un’alterazione della qualità dell’osso, dovute a un eccessivo riassorbimento di quest’ultimo. Il dolore può essere il primo sintomo di un danno alle ossa, immediato e acuto, che si manifesta a poche settimane dall’inizio della terapia ormonale. Le donne possono lamentare un dolore diffuso alle grandi e piccole articolazioni: una chiara manifestazione dell’impatto che la terapia ormonale adiuvante ha sulle ossa, causando anche fragilità ossea e mettendo a rischio di fratture le pazienti. Le donne in terapia anti-ormonale, private degli estrogeni, sono inevitabilmente esposte alla conseguenza della fragilità ossea e al rischio di frattura».
Cosa vuol dire fragilità ossea?
«È una condizione che dipende dalla riduzione della quantità di minerale osseo e dalla modificazione della qualità ossea; questo porta a un’alterazione strutturale del tessuto osseo che perde elasticità, diventando più debole ed essendo esposto a un aumentato rischio di frattura. Le cause delle fratture da fragilità ossea possono essere diverse e dipendere da: traumi minori, come cadere dalla posizione eretta o seduti su una sedia o mentre si sta scendendo dal letto. In questi casi, non ci si frattura perché si è caduti “male”; l’altezza da cui si è caduti non è tale da giustificare una frattura; se la frattura avviene, la causa è da imputare all’alterazione strutturale ossea che diventa fragile. Ma la frattura potrebbe anche avvenire senza traumi: sono le cosiddette fatture da fragilità spontanee. Si manifestano spontaneamente, senza trauma: per esempio una donna che durante la giornata percepisce un dolore fortissimo alla colonna vertebrale e non riesce più a muoversi perché magari si è fratturata a causa di un banale movimento, senza un evento traumatico. Ad oggi è possibile stimare la fragilità ossea con uno strumento che valuta la riduzione della densità minerale; questo non è però l’unico fattore da considerare per valutare la salute delle ossa».
Può capitare che, con densità ossea normale, le donne in terapia ormonale adiuvante si fratturino?
«Le donne con tumore al seno e in trattamento con terapia ormonale adiuvante molto spesso si fratturano, pur avendo valori di densità minerale ossea non alterati (non sono osteoporotiche): questo accade perché viene compromessa la qualità e la struttura delle loro ossa, senza che la densità sia intaccata. Per questo è importante che siano presi in considerazione tutti i fattori che mettono queste donne a maggior rischio di fragilità scheletrica, esponendole quindi al rischio di fratture. Il trattamento ormonale adiuvante porta di per sé a una condizione di menopausa, per le donne più giovani una condizione di menopausa precoce e quindi a fragilità ossea aumentata. Oltre a questo, occorre considerare se queste donne hanno già familiarità per fragilità ossea. Il fenomeno delle fratture da fragilità è ancora sommerso ed è un problema da non sottovalutare, che possiamo e dobbiamo affrontare per evitare un impatto e una disabilità nelle donne con tumore al seno».
Come si può intervenire per prevenire e trattare la fragilità ossea? Esistono terapie mirate?
«Per prevenire, la medicina ha a disposizione opzioni terapeutiche efficaci. Con i farmaci oggi a disposizione possiamo ridurre il rischio di fratture da fragilità indotte dalla terapia ormonale adiuvante fino al 50 %. I farmaci anti-riassorbitivi sono, infatti, in grado di inibire il riassorbimento osseo e sono utili nelle donne con tumore al seno deprivate degli estrogeni a scopo curativo. Queste donne sono esposte a un iper-riassorbimento osseo e alla conseguente fragilità e al rischio di fratture. Tra le opzioni terapeutiche abbiamo trattamenti anti-riassorbitivi di sintesi chimica, somministrati per via orale, settimanalmente o mensilmente e terapie innovative come il denosumab, da somministrare sottocute (solo 2 volte all’anno), con conseguente migliore aderenza al trattamento. L’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha proposto questo farmaco tra le terapie di prima scelta nel trattamento della fragilità ossea indotta da terapia ormonale adiuvante. Oggi le donne con tumore al seno in terapia ormonale adiuvante – oltre ad avere a disposizione terapie efficaci, per proteggersi dalla fragilità ossea – hanno anche un diritto gratuito alle cure, che rientrano nella nota di rimborso».
Come Presidente di FIRMO Onlus, cosa l’ha spinta a dare il patrocinio a questa campagna?
«Ho avuto un’esperienza personale e familiare che mi ha profondamente toccato e mi ha spronato ad approfondire un tema che già conoscevo, ma che non avevo indagato a fondo. Mi sono quindi dedicata a questo problema scrivendo, quasi 10 anni fa, anche un “Libro Bianco” sulla salute dello scheletro nelle donne con tumore mammario. Ma ho voluto fare di più e ho voluto farlo per tutte le donne. Per questo motivo F.I.R.M.O. Onlus è al fianco delle donne con tumore al seno e sostiene la campagna di sensibilizzazione “Ora pOSSO, le donne con tumore al seno contro la fragilità ossea” promossa da Amgen e Europa Donna Italia. È importante sostenere le donne con tumore al seno in terapia ormonale adiuvante e informarle in merito alle opportunità di cura disponibili, che le mettano al riparo dall’insorgenza di fratture da fragilità ossea».
di Paola Trombetta