Ictus cerebrale: un “Manifesto sociale” per garantire prevenzione e cura in tutte le Regioni

Chi viene colpito da ictus cerebrale deve avere la fortuna di trovarsi nel posto giusto, per ricevere l’assistenza adeguata: è l’allarme lanciato dall’Osservatorio Ictus Italia che, denunciando le disparità con cui le diverse regioni affrontano questa grave patologia, ha recentemente pubblicato il “Manifesto sociale”, “Call to Action”, riassunto in 10 punti, per richiamare l’attenzione delle Istituzioni su ciò che occorre fare per ottenere ovunque i giusti livelli di prevenzione e di cura. I dati sono significativi: rispetto alle 300 unità neuro-vascolari che garantirebbero la copertura di tutto il territorio nazionale, sono attualmente disponibili solo 190 unità, l’80% delle quali concentrate al Nord. <I dati Istat, che mostrano in Sicilia tassi di mortalità per le malattie cerebrovascolari doppi rispetto a quelli del Trentino Alto Adige sono emblematici di questa situazione>, fa notare  Nicoletta Reale, presidente dell’Osservatorio Ictus Italia. <Questa disomogeneità di copertura da parte delle strutture sanitarie si registra anche all’interno dei diversi territori regionali>.

Per questo è stato lanciato il nuovo Manifesto Sociale dell’Osservatorio che, facendo  riferimento alle indicazioni con cui la Commissione Affari sociali della Camera impegnò il Governo ad operare fin dal 2017, punta sulla centralità dei servizi sanitari regionali per potenziare/aggiornare le diverse voci interessate alla gestione della malattia. Ecco i punti principali del Manifesto: inserimento dell’ictus cerebrale nei piani sanitari regionali; messa a punto di percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali mirati; incentivazione verso l’uso di terapie e dispositivi medici di nuova generazione; implementazione di nuove unità neuro-vascolari, ove assenti; coerente incremento degli organici; predisposizione di idonei piani di riabilitazione; disponibilità sull’intero territorio nazionale della trombectomia meccanica.

L’Ictus è la terza causa di morte nel mondo occidentale, la prima per invalidità e la seconda come causa di perdita di autosufficienza. Nel nostro Paese registra 120mila nuovi casi ogni anno, un terzo dei quali genera decessi entro un anno, mentre in un terzo dei casi produce forme invalidanti di diversa gravità. L’incidenza aumenta con l’età, con un incremento numerico che si allinea al progressivo invecchiamento della popolazione: la maggiore incidenza si registra infatti negli over 65, che in Italia rappresentano il 20% della popolazione, oscillando fra il 20 e il 35% negli over 85.

Marilisa Zito

 

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