L’attività sportiva, soprattutto quando praticata in inverno all’aperto, è ritenuta colpevole di “influenzare” l’insorgenza di otiti, tonsilliti, faringiti, infezioni respiratorie di varia natura fino alle micosi. In questi periodi può capitare di sentire i toni allarmanti di genitori e nonni raccomandare ai piccoli di: “Non sudare che ti raffreddi!”, “Non camminare scalzo che ti ammali!”, “Non tuffarti in piscina che fa freddo!”. Niente di più falso, rassicurano gli esperti dell’Associazione Mondiale per le Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid), confermando che diversi studi scientifici evidenziano come l’allenamento moderato e regolare, senza eccessivi sforzi fisici tipici dello sport agonistico, abbia la capacità di contrastare la manifestazione di infezioni. Insomma, anche in un quadro di malanni stagionali, l’attività sportiva si accredita come un “potenziatore” di salute psico-fisica per grandi e piccini.
«Il sistema immunitario – spiega Susanna Esposito, Professore Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Parma e Presidente WAidid – funge da barriera contro agenti infettivi e regola il processo infiammatorio. L’esercizio fisico moderato aiuta i linfociti, particolari cellule del sistema immunitario, ad attivarsi in maniera più efficace contro gli agenti patogeni. Già una sola seduta di attività fisica può stimolare importanti cambiamenti tra i globuli bianchi, che diventano più capaci di generare e modificare gli anticorpi, riconoscere antigeni specifici e neutralizzarli. Muoversi, dunque, fortifica il sistema immunitario e anche la protezione da possibili stati infiammatori o patologici».
Allora, occorre sfatare falsi miti come “Non tuffarti in piscina che fa freddo!”. Non è il nuoto la causa dell’otite, bensì il mancato rispetto di buone regole igieniche o la disattenzione agli sbalzi di temperatura che favoriscono il microclima adatto alla proliferazione di batteri e funghi. «L’otite media acuta, un’infezione dell’orecchio molto frequente nei bambini – aggiunge la professoressa – spesso si sviluppa in concomitanza con un raffreddore o un’infezione alla gola. Accade perché nei piccoli la tuba di Eustachio, cioè il canale che collega la gola e le cavità nasali con l’orecchio, è più stretta e più corta rispetto agli adulti, favorendo la risalita di eventuali germi, legati a stati di raffreddamento, verso l’orecchio medio, una piccola cavità separata dall’esterno dalla membrana del timpano. Come conseguenza si manifestano sintomi quali pus e dolore, tipici dell’otite».
Un ruolo chiave, però, è svolto dal sistema immunitario: se è poco efficiente, maggiori saranno le probabilità per i bambini di contrarre malattie, soprattutto per quelli che frequentano asilo nido o scuola materna. «Il nuoto – dichiara Esposito – rafforza le difese immunitarie, aumentando la produzione di linfociti T, “anticorpi” in prima linea nella lotta a virus e infezioni. Il nuoto è fra gli sport più adatti anche per bambini con asma bronchiale: l’immersione in acqua favorisce l’espirazione e tiene a bada l’aumento della ventilazione polmonare».
“Non sudare che ti raffreddi!”: un’altra fake news. I bambini che praticano sport all’aperto hanno più resistenza fisica e meno possibilità di ammalarsi, grazie a un sistema immunitario più robusto. «Complice dello sviluppo di raffreddore, tosse, tonsillite o altre malattie respiratorie non è l’aria aperta in sé – precisa la professoressa – ma un abbigliamento non idoneo o sbalzi di temperatura a cui il bambino può andare incontro, se non è ben lavato e asciugato dopo l’attività sportiva. Se il piccolo è sano, non c’è motivo di impedirgli di giocare a calcio, fare atletica o andare in bicicletta in inverno. Un bravo istruttore e l’abbigliamento corretto permettono ai bambini di allenarsi e divertirsi in piena sicurezza, anche quando le temperature sono rigide, senza che aumenti il rischio di infezioni».
Spezziamo invece una lancia in favore della raccomandazione “Non camminare scalzo!”, monito che può essere considerato valido solo se non vengono rispettate le corrette regole d’igiene. Infatti i bambini, sia per la scarsa attenzione verso le buone norme sanitarie, sia per il sistema immunitario non ancora completamente sviluppato, sono più a rischio di incappare in infezioni, anche altamente contagiose, di cui le più frequenti sono il piede d’atleta, funghi che causano prurito e piccole piaghe tra le dita dei piedi, verruche. «La prevenzione di tutte queste condizioni – tranquillizza la professoressa – è possibile con l’uso esclusivo e personale di ciabatte e teli di spugna, mentre dopo l’attività sportiva è fondamentale lavare il bambino e soprattutto frizionare a fondo la pelle per non lasciare tracce di umidità. Particolare attenzione va prestata a piedi e dita, spesso sede di micosi, i quali devono essere ben asciutti prima di fare indossare calze, in cotone e non in materiali sintetici come ogni altro indumento e scarpe ai bambini. In caso di predisposizione ad arrossamenti alle piaghe, è utile applicare una crema a base di ossido di zinco e magnesio silicato».
C’è un altro salutare motivo per far praticare regolarmente sport ai bambini: oltre a contrastare le infezioni, la pratica sportiva in età pediatrica contribuisce a prevenire malattie respiratorie e cardiovascolari, obesità e malattie metaboliche in età adolescenziale e adulta. «Lo sport – conclude Esposito – svolge un ruolo fondamentale per la salute del bambino, scegliendo quello giusto per l’età. Ad esempio: nuoto dai 3 anni, sci dai 4 anni, ginnastica e atletica a partire dai 5 anni, calcio, rugby e arti marziali a 6 anni, basket, pallavolo, scherma e tennis non prima dei 7 anni, infine ciclismo dagli 8 in su. Mentre per fare attività agonistica, secondo lo sport, bisogna attendere gli 8 o dai 10 ai 13 anni. In questo caso è meglio consultarsi sempre con il pediatra o il medico di riferimento».
di Francesca Morelli