Morfeo ci accoglie ogni notte a braccia aperte, consentendoci un sonno di qualità: valutato al 6° posto del ranking europeo, con un punteggio medio di poco inferiore a 76, dopo Francia (76.54), Nuova Zelanda (76.26), Irlanda (76.17), Australia (76.02) e UK (75.99). Lo attesta un’indagine, che sarà diffusa in occasione della Giornata Mondiale del Sonno (13 marzo), effettuata da Fitbit, azienda leader di dispositivi indossabili per la salute e il benessere, che da oltre 10 anni monitora il sonno dei suoi utenti, utilizzando parametri di nuova generazione. Come uno strumento da polso, introdotto nell’ottobre 2019, più precisamente una app in grado di assegnare un punteggio “di qualità” del sonno in relazione al battito cardiaco, misurato durante il riposo notturno, ai momenti di agitazione nel corso della notte, al tempo sveglio e alle fasi del sonno. Secondo questa nuova classificazione valori tra 90 e 100 qualificano un sonno ottimo, tra 80-89 buono, tra 60-79 discreto, sotto a 60 scadente.
Dunque gli italiani, in tema di sonno e buon risposo, si piazzerebbero in ottima posizione rispetto ai 18 paesi coinvolti che vedono in coda Perù (74.26), Giappone (73.00) e India (72.98). Emergerebbe inoltre che l’Italia dorme di media 7 ore e 28 minuti per notte, di cui 1 ora e 7 minuti nella fase profonda, 4 ore e 5 minuti in quella leggera e 1 ora e 22 minuti in fase Rem, rimanendo svegli 56 minuti ogni notte.
Chi se la gode (lievemente) di più tra le braccia di Morfeo sono le donne. Secondo i dati di monitoraggio di oltre 10,5 miliardi di notti, sarebbero loro le più dormiglione, con una media di 24 minuti di sonno più degli uomini a notte, probabilmente associabile anche al bisogno fisiologico che le donne hanno di dormire maggiormente. A loro favore influisce in linea generale la “puntualità” nel ritmo del sonno: rispettano l’orario prestabilito per coricarsi, con uno scarto massimo di circa 4 minuti comparabilmente alle ore dormite per fascia di età, all’incirca 7 ore e 46 minuti per notte, tra i 18 e i 34 anni, e 7 ore e 20 minuti tra i 35 e i 45 anni. Tuttavia c’è anche un “effetto collaterale”: sarebbero infatti sempre le donne ad essere più esposte al rischio di insonnia, con una probabilità di 1,4 volte superiore rispetto alla popolazione maschile e una ricaduta in negativo sull’efficienza complessiva del sonno.
«Il sonno – spiega la Dottoressa Carolina Lombardi, responsabile del Servizio di Medicina del Sonno dell’Istituto Auxologico Italiano IRCCS, Ospedale San Luca – occupa buona parte della nostra vita ed essendo un bisogno primario, come mangiare e bere, deve essere rispettato nelle sue modalità di espressione e nelle sue tempistiche, sfatando la convinzione che il sonno notturno sia tempo tolto al lavoro o ai divertimenti. È, invece, un mezzo necessario e fondamentale per preservare la salute, tanto che dormire male pregiudica la qualità della vita da svegli. Ragion per cui in caso il sonno sia problematico, va riconosciuto e adeguatamente trattato».
Possiamo tuttavia darci un auto-aiuto per garantirci del sano riposo, funzionale al benessere quotidiano, evitando che il sonno fisiologico sia attaccato da diversi “nemici”: stile di vita scorretto, ritmi stressanti, irregolarità dei pasti o dieta squilibrata, cattiva esposizione alla luce solare. Sebbene il bisogno di sonno sia individuale, possa cambiare nel corso della vita o essere soggetto a perturbazioni acute, è possibile individuare abitudini doc, da evitare per riuscire a dormire meglio. Ovvero a riposare all’incirca 7 ore a notte, il tempo medio di gran parte della popolazione, seppure “l’individualità” del bisogno possa soddisfare il buon riposo anche con un quantitativo inferiore di ore di sonno.
«Favoriscono il sonno e il riposo ristoratore – dichiara la dottoressa Lombardi – la (buona) attività fisica praticata durante la giornata, il consumo di pasti leggeri soprattutto la sera, il mantenimento di un equilibrio psicofisico durante il giorno. Mentre sono da evitare l’utilizzo di cellulari, tablet, TV e PC e ogni altro dispositivo elettronico protratto fino a tarda notte, l’assunzione di sostanze stimolanti come caffè o nicotina soprattutto la sera e la pratica di attività fisica intensa dopo cena». Con una importante raccomandazione finale: «Quando, indipendentemente dalla durata, il sonno non dà ristoro al mattino – conclude l’esperta – è opportuno indagarne la motivazione rivolgendosi in primis al proprio medico di famiglia e, quando necessario, a professionisti specificatamente formati sullo studio del sonno e le problematiche correlate».
di Francesca Morelli