Bisogna agire, essere pronti a partire adesso che la pandemia da Covid sta allentando un po’ la presa, essere programmatici nell’organizzare, prima e meglio, il piano vaccinale anti-influenzale rivolto alla popolazione più fragile: gli over 65, i malati cronici affetti da patologie cardiovascolari, respiratorie e polmonari, i malati oncologici, senza dimenticare i bambini che si ammalano in misura superiore ai senior e le donne in dolce attesa. È questo l’appello di “Italia Longeva”, la Rete del Ministero della Salute sull’invecchiamento e la longevità attiva, per contenere i costi, non solo in termini di salute, pagati dalla fascia senior durante la pandemia e nelle fasi di lockdown. «La sanità pubblica italiana – dichiarano i rappresentanti politico-istituzionali a livello centrale e regionale, intervenuti al webinar “Anziani, fragili, vaccinati: se non ora quando?” – deve puntare a raddoppiare le coperture vaccinali degli anziani, ferme a poco più del 50% con notevoli differenze regionali, denunciando come in Italia la prevenzione vaccinale stenti a decollare, in particolar modo tra gli over-65, la fascia di popolazione maggiormente a rischio rispetto alle malattie infettive (influenza, polmonite pneumococcica, herpes zoster) e alle loro complicanze. Raggiungere una migliore copertura vaccinale sarà un obiettivo possibile se si vaccinerà di più, iniziando prima (già da settembre) e organizzandosi in fretta per non correre il rischio di subire ritardi nell’approvvigionamento dei vaccini».
In Italia, infatti, la richiesta è elevata con quasi 14 milioni di over-65, escluse le altre categorie a rischio, e un’affluenza incontrollata di pazienti di tutte le fasce d’età presso i centri vaccinali e gli studi dei medici di famiglia, ancora in un contesto di emergenza sanitaria e sociale. «La pandemia – aggiunge il Professor Roberto Bernabei, Presidente di Italia Longeva e membro della CTS della Protezione Civile – ha dimostrato che la fragilità è un terreno fertile in cui i virus possono attecchire, dando un motivo in più per vaccinare tutti gli anziani contro l’influenza stagionale, ma anche altre problematiche infettive, così da poter fare una diagnosi “differenziata” tra Coronavirus e malattie respiratorie che hanno sintomi ed evoluzione simili, seppure meno severe».
Anticipare l’inizio della campagna vaccinale significa anche non farsi cogliere impreparati da una possibile seconda ondata pandemica: l’invito di Italia Longeva a tutta la popolazione senior è, dunque, di farsi vaccinare in contesti di totale sicurezza, con la garanzia di una maggiore efficienza nelle rete di distribuzione dei vaccini, grazie alla partecipazione attiva dei medici di famiglia e farmacie. In questa direzione e con questo obiettivo il Ministero della Salute ha emanato le linee guida per la prossima Campagna di Vaccinazione antinfluenzale che abbassano da 65 a 60 anni l’età per usufruire dell’offerta attiva e gratuita, recentemente estesa anche a bambini da 6 mesi a 6 anni, e fortemente raccomandata a tutti coloro che possono entrare in contatto con i senior e/o soggetti fragili: familiari, caregiver, operatori sanitari con l’intenzione di rendere obbligatoria l’immunizzazione soprattutto per questi ultimi che possono sensibilizzare sull’importanza della vaccinazione.
«Oggi più che mai – dichiara Sandra Zampa, Sottosegretaria di Stato alla Salute – le persone anziane hanno diritto a essere tutelate per tornare a una vita piena e quanto più normale possibile e l’arma di difesa più utile è sicuramente il vaccino. Dobbiamo ricordare che il virus non è sconfitto: dobbiamo imparare a conviverci al meglio e con i minori rischi possibili, in attesa di un vaccino e di terapie mirate efficaci». La prossima campagna di vaccinazione antinfluenzale sarà determinante a causa della sovrapposizione dei sintomi tra Covid-19 e influenza, e al di là degli obblighi: gli esperti prevedono che il prossimo autunno potranno essere in molti a vaccinarsi, anche tra i più giovani, con necessità di dover attivare soluzioni logistiche nuove per vaccinare in sicurezza, nel pieno rispetto del distanziamento sociale. Fra queste l’utilizzo di luoghi come teatri, cinema, palestre che per dimensioni potrebbero garantire l’obiettivo, come già prospettato in alcune realtà territoriali o sfruttando nuove modalità come la “vaccinazione drive-in” al pari di quanto fatto per i tamponi Covid. L’imperativo è uno solo, fare in fretta: se non ora quando?
Ma non basta dire, serve anche e soprattutto una sensibilizzazione attiva riguardo l’importanza di aderire alle campagne vaccinali anti-influenzali che sblocchi la resistenza attuale. «La buona comunicazione – commenta Bernabei – da parte di tutti i soggetti coinvolti, quali Istituzioni, medici, operatori sanitari, mass media, resta un elemento imprescindibile per contrastare la convinzione, ancora troppo radicata, che la vaccinazione sia solo “roba da bambini”, e sensibilizzare la popolazione adulta e anziana a usufruire di questa importante opportunità messa a disposizione dal servizio sanitario». Sottolineando almeno quattro caposaldi della 4° edizione del Calendario Vaccinale per la Vita, documento frutto della collaborazione tra esperti delle principali società scientifiche, sia della circolare annuale sull’influenza emanata dal Ministero della Salute. Ovvero, aumentare innanzitutto la consapevolezza nell’intera popolazione sui vantaggi della vaccinazione (assenza di malattia, minori ospedalizzazioni, aumento della produttività, riduzione dei costi diretti e indiretti correlati alle patologie) e la riduzione dei rischi associati alle malattie infettive prevenibili da vaccino. In secondo luogo ampliare e, laddove possibile, personalizzare l’offerta vaccinale in funzione dell’età e dello stato di salute di cittadini e pazienti, alla luce delle nuove evidenze scientifiche. Terzo, valutare l’appropriatezza della vaccinazione, in rapporto alle esigenze del paziente, oltre che al contesto sanitario. «Una vaccinazione appropriata – aggiunge Bernabei – produce un impatto positivo sia per il singolo, in termini di miglioramento della qualità di vita, sia per il SSN, con una riduzione dei costi indiretti legati alla patologia, come ad esempio la gestione delle complicanze e delle ospedalizzazioni». Da ultimo, valutare possibili tecnologie sanitarie per programmare politiche efficaci, sicure, incentrate sui pazienti e mirate a conseguire il miglior valore. «Lo sviluppo di linee guida accurate costituisce il primo passo verso un’adeguata copertura vaccinale a tutela della popolazione, come dimostra il caso virtuoso del Regno Unito rispetto alla patologia influenzale, a cui ha aderito oltre il 71% degli adulti con più di 65 anni e il 42% degli adulti con una patologia cronica».
di Francesca Morelli
Coronavirus, come lo vivono gli over 65 lombardi
Sono “resilienti” i senior lombardi nell’affrontare il Coronavirus, nonostante sia la classe che ha pagato i costi più alti dell’epidemia. Si sono informati sui rischi e la malattia, soprattutto dalla TV (95%) o via Internet (76%); sono stati ligi nel rispetto delle azioni preventive e di contenimento per evitare il contagio; si sono sentiti protetti dal lockdown e dalla quarantena domestica; hanno attuato strategie di resistenza passiva, come guardare la televisione, leggere o svagando il pensiero per distogliere l’attenzione dalla situazione contingente; hanno acquisito la consapevolezza della malattia e delle sue implicazioni, tanto più accesa fra i senior venuti a contatto con una persona o un congiunto positivo. Nonostante l’emergenza, gli over 65 sembrano dunque aver mantenuto una buona qualità di vita, maggiore tra chi ha condiviso il periodo di crisi con un partner, ovvero mantenendo vive le relazioni sociali, mentre sono cresciute le preoccupazioni verso figli e nipoti, messi a dura prova anche dall’emergenza socio-economica scattata con la pandemia. È questa la percezione del Coronavirus vissuta dagli over 65 della Regione Lombardia, emersa da una ricerca osservazionale condotta da Fondazione IRCCS Besta, in collaborazione con AUSER Regionale Lombardia, associazione Nestore ed altre associazioni di anziani, che sono stati intervistati tramite questionario o colloqui telefonici tra il 16 marzo e il 17 Aprile 2020: 515 volontari della Regione, in prevalenza di Milano (54%), Varese (12%); Mantova, Cremona e Bergamo (5%) e delle restanti province lombarde. Il campione, con età media 75 anni in un range compreso fra 65 e 91 anni, era rappresentato per la gran parte da donne (56%), persone con istruzione media superiore (38%), pensionati (92%), conviventi con qualcuno (76%), con patologie pregresse (56%) e a conoscenza di persone contagiate dal virus (40%). «I risultati della ricerca – commenta Matilde Leonardi, Direttrice dell’Unità Operativa Complessa Neurologia, Salute Pubblica e Disabilità del Besta – indicano che la percezione del rischio legata a Covid-19 è più bassa rispetto a quello percepito verso altri pericoli, come cancro e influenza. Un dato che sembra testimoniare come il lockdown sia stato vissuto dagli over-65 intervistati come “protettivo” rispetto al Covid-19, verso cui sono state adottate tutte le necessarie misure di prudenza e anti-contagio già da febbraio, quando ancora alcuni comportamenti non erano imposti dalle restrizioni governative. La ricerca ha dunque diversi valori aggiunti: fornisce informazioni utili, non solo per l’Italia ma anche per l’estero; conferma il nostro impegno sul territorio nel dare un segno di presenza, vicinanza e condivisione a problemi, inaspettati per tutti». «Vicinanza – conclude Ersilia Brambilla, presidente di Auser Regionale Lombardia – che è stata attivata fin dai primi giorni di emergenza con il potenziamento dei nostri servizi, in particolare del contatto telefonico per sopperire al distanziamento sociale, ma anche della rete di solidarietà. Grazie a giovani e volontari siamo riusciti a consegnare medicinali, ricette, la spesa e altri bisogni di prima necessità alla popolazione con l’intento di mantenere vive le relazioni sociali, essenziali per il benessere, la salute e l’invecchiamento attivo negli anni d’argento». F.M.