Dieci atleti olimpici, a cui è stato diagnosticato un tumore e che sono stati in grado di affrontarlo e rialzarsi: sono i protagonisti del nuovo libro, promosso da Fondazione Insieme contro il Cancro, “Oltre le Olimpiadi” (di Francesco Cognetti e Mauro Boldrini, Cairo Editore, 16 euro). Si parla anche di clinici e ricercatori, che cercano di conquistare la loro medaglia d’oro contro il tumore: dall’introduzione della chemioterapia nel trattamento del carcinoma della mammella, all’avvio dell’oncologia di precisione con terapie mirate, fino alla nuova era dell’immuno-oncologia e dei farmaci efficaci in riferimento a una mutazione genica, indipendentemente dall’organo colpito. Il volume è stato presentato a Roma, nella splendida cornice dello Stadio dei Marmi, proprio alla vigilia dell’avvio della XXXII Olimpiade di Tokyo, posticipata al 2021 a causa della pandemia.
A partire dalle Olimpiadi di Barcellona del 1992, viene descritta l’evoluzione della lotta ai tumori, che ha permesso non solo agli sportivi professionisti, ma anche ai cittadini “comuni” di combattere la malattia e sconfiggerla. <La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è cresciuta, nel nostro Paese, dal 33% negli anni ’70, al 39% alla fine degli anni ’80, fino al 60% del periodo 2005-2009>. spiega il professor Francesco Cognetti, Presidente Fondazione Insieme contro il Cancro e Direttore Oncologia Medica Regina Elena di Roma. <Il tumore non è più un male incurabile. Le nuove conoscenze sui meccanismi biomolecolari che presiedono all’evoluzione della malattia e gli stimoli che derivano dalle innovazioni tecnologiche aprono la prospettiva di maggiori successi nel prossimo futuro. Siamo partiti da questa prospettiva, per descrivere in parallelo i progressi nella performance sportiva nei giochi olimpici e della ricerca medica con i ritratti di chi ha fatto dello sport una professione e ha dovuto affrontare la malattia. Abbiamo raccolto le loro storie, cariche di dolore e di speranza>.
<Lo sport è vita, con cadute e risalite, proprio come la lotta contro il cancro>, sottolinea Giovanni Malagò, Presidente CONI, che firma la prefazione del libro. <Un perfetto parallelismo che trova la sua essenza nella ricerca, ovvero nel duro lavoro quotidiano degli oncologi impegnati nello studio di nuove metodologie per sconfiggere una malattia. Questo libro è uno straordinario racconto di come la malattia possa essere sconfitta, ma è soprattutto la toccante narrazione di coloro che ce l’hanno fatta. Mi sono particolarmente emozionato per le storie di Daniele Lupo e Paolo Pizzo, due grandi protagonisti ai Giochi di Rio de Janeiro del 2016, dove conquistarono entrambi la medaglia d’argento, rispettivamente nel beach-volley e nella spada a squadre. Questi ragazzi, come gli altri protagonisti del libro, sono atleti di grande coraggio, che si sono affidati a medici che li hanno condotti verso la strada della guarigione>.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di praticare almeno centocinquanta minuti, cioè due ore e mezza di attività fisica moderata ogni settimana, come camminare o andare in bicicletta. L’American Cancer Society recentemente, ha aggiornato le linee guida per la prevenzione oncologica, raddoppiando il tempo da dedicare al movimento. <In Italia – sottolinea Mauro Boldrini, direttore della comunicazione di “Insieme contro il cancro” – ogni anno 74.200 casi di tumore (il 20% del totale) potrebbero essere evitati grazie al movimento, con conseguenze importanti anche in termini di risparmi. Nonostante queste evidenze, sono ancora troppi i sedentari: nel nostro Paese, il 35% della popolazione non pratica alcuna attività sportiva, il 31,5% è in sovrappeso e il 10,8% è obeso. Questi numeri aumentano tra le persone colpite da tumore: il 38% dei pazienti oncologici è sedentario, nonostante siano dimostrati i benefici dell’attività fisica nella prevenzione delle recidive e, più in generale, nel controllo della malattia. I capitoli finali del nostro libro sono focalizzati proprio sulla prevenzione, con un approfondimento dedicato ai principali sport olimpici, che possono produrre benefici per la salute di tutti i cittadini, anche se non sono sportivi professionisti>.
Paola Trombetta