Il 10% dei casi di melanoma nelle donne è causato dalle lampade solari. In Europa ogni anno 4.450 nuove diagnosi di questo tumore della pelle sono attribuibili all’abbronzatura artificiale, con costi che superano i 30 milioni di euro nei primi 12 mesi dalla scoperta della malattia: in Italia, questa spesa è pari a 450 mila euro. Diagnosi e risorse che potrebbero essere risparmiate con campagne di prevenzione per eliminare questi trattamenti e far comprendere ai cittadini la loro pericolosità. Il fattore di rischio più importante è infatti rappresentato dall’esposizione senza protezione ai raggi UV, inclusi quelli artificiali.
Prevenzione e ricerca scientifica sono le armi per sconfiggere il melanoma, due pilastri che oggi permettono a 160mila persone in Italia di vivere dopo la diagnosi. In cinque anni questa cifra è aumentata del 97%. «Possiamo parlare di cronicizzazione della malattia in fase avanzata nel 50% dei casi, grazie alle nuove cure a disposizione, come l’immunoterapia e le terapie mirate che garantiscono una buona qualità di vita», puntualizza professoressa Paola Queirolo, Direttore della Divisione Melanoma, Sarcoma e Tumori rari all’Istituto Europeo di Oncologia di Milano. «Un risultato impensabile solo dieci anni fa, prima dell’arrivo di questi trattamenti, quando la sopravvivenza per la malattia metastatica era compresa fra 6 e 9 mesi, e solo il 25% dei pazienti era vivo a un anno. Cambia radicalmente la gestione delle persone con melanoma avanzato, che presentano bisogni specifici a cui i clinici devono saper rispondere».
Per far emergere la loro voce, parte la nuova edizione di “Mela Talk”, un progetto nazionale realizzato con il contributo incondizionato di Bristol Myers Squibb. «Dopo il successo della prima edizione itinerante, il 9 ottobre prenderà il via la nuova versione digitale del progetto, dedicata a questo tumore della pelle, con gli interventi di oncologi, dermatologi, nutrizionisti, psico-oncologi e associazioni di pazienti», spiega la professoressa Queirolo, responsabile scientifico di “Mela Talk” «L’obiettivo è creare un dialogo costruttivo tra specialisti, malati e caregiver, e far emergere le criticità. Questo progetto nasce dalla convinzione che conoscere la malattia, imparare a comprendere e accettare stati d’animo ed emozioni e, soprattutto, capire l’importanza degli stili di vita sani, dall’alimentazione corretta all’attività fisica costante, sono strumenti fondamentali per affrontare un percorso che, anche grazie ai progressi scientifici, può essere di lunga durata. Per favorire l’interazione tra tutti i partecipanti verranno utilizzate varie modalità espressive: si alterneranno videoclip e presentazioni tradizionali».
Nel 2019 in Italia, sono state stimate 12.300 nuove diagnosi di melanoma. «Questa neoplasia interessa persone sempre più giovani: il 20% dei casi è riscontrato in pazienti fra i 15 e i 39 anni», sottolinea la professoressa. «E proprio in questa fascia di età si concentra la più alta percentuale di fruitori di lampade solari, nonostante nel nostro Paese siano vietate agli under 18. Uno studio dell’Agenzia internazionale della Ricerca sul cancro (IARC) ha evidenziato come l’utilizzo di questi dispositivi nei giovani, al di sotto dei 30 anni, aumenti del 75% il rischio di sviluppare il melanoma. L’Italia, dal 2011 ne ha vietato l’uso ai minorenni, ma ancora troppi adolescenti continuano a ricorrere all’abbronzatura artificiale per mancanza di controlli. Per raggiungere una reale diminuzione dei casi di melanoma, servono misure radicali, come il divieto totale, già in vigore da tempo in Paesi come Australia e Brasile. Siamo di fronte a diagnosi evitabili modificando il comportamento delle persone».
“Mela Talk” si avvale del patrocinio delle principali associazioni di pazienti: A.I.Ma.Me. (Associazione Italiana Malati di Melanoma), APaIM (Associazione Pazienti Italia Melanoma), Associazione Melanoma Italia Onlus e Emme Rouge Onlus. «Questa iniziativa vuole far emergere il punto di vista dei pazienti sulla malattia e sul percorso terapeutico», spiega Monica Forchetta, presidente APaIM. «L’obiettivo è offrire un reale supporto a chi deve affrontare numerose sfide quotidiane, per tornare a una vita come prima. I pazienti chiedono informazioni su aspetti talvolta sottovalutati dai clinici, come la dieta da seguire e i benefici dell’attività fisica. “Mela Talk” vuole dare rilievo anche all’impatto psicologico legato al cancro: la diagnosi infatti rappresenta un momento di rottura fra il prima e il dopo, in cui è coinvolta tutta la famiglia. Per questo il supporto dello psico-oncologo può essere fondamentale».
«“Mela Talk” è lo strumento per stabilire una nuova alleanza fra pazienti e clinici» afferma Giovanna Niero, presidente A.I.Ma.Me. «L’oncologia di precisione consente di vivere a lungo termine, anche quando la malattia è in fase avanzata. I pazienti chiedono di essere reinseriti nel mondo del lavoro, di gestire i piccoli disturbi e di tornare a una vita affettiva normale. Al miglioramento della sopravvivenza deve infatti corrispondere l’attenzione alle condizioni psico-sociali. Senza dimenticare la prevenzione, la prima arma per sconfiggere il melanoma. Il cambiamento nella forma, dimensione o colore di un neo rappresenta un segnale d’allarme da non sottovalutare». «Anche in questi ultimi giorni d’estate vanno seguite le regole di una corretta esposizione al sole», conclude la professoressa Queirolo. «È dimostrato che ripetuti eccessi di esposizione da giovani triplicano il rischio di sviluppare il melanoma da adulti. I bambini rappresentano l’anello debole della catena e nei loro confronti va riservata particolare attenzione. Il sole è un grande amico, ma possiede anche un lato “oscuro”, in grado di provocare danni molto gravi. Le creme non possono fare miracoli e devono essere scelte in base al proprio fototipo: non esistono solari in grado di garantire una protezione totale. Deve inoltre essere considerato che esiste un tempo di esposizione massimo oltre il quale bisogna stare all’ombra. E il sole va sempre evitato nelle ore centrali della giornata, fra le 12 e le 16. Infine, se viene individuato in fase precoce, il melanoma può essere affrontato con la sola asportazione del neo. Nello stadio metastatico, si sta affermando l’idea che il trattamento della neoplasia richieda la combinazione di molecole immunoterapiche che possono attaccare la malattia da diversi fronti. Oltre il 50% dei pazienti trattati con la combinazione di immunoterapie è vivo a 5 anni. Oggi abbiamo la possibilità di anticipare il trattamento con l’immunoterapia nei pazienti in stadio III e IV, in una fase in cui il tumore è stato completamente asportato. Trattare i pazienti in questo stadio aumenta la possibilità di evitare una recidiva della malattia e, quindi, potenzialmente di guarigione. La durata del trattamento adiuvante, cioè successivo alla chirurgia, è solo di un anno e questo incoraggia, anche dal punto di vista psicologico, i pazienti, che sono sempre più spesso giovani».
di Paola Trombetta