Ma gli italiani conoscono il mal di gola? Arriva in aiuto un Tg

“La mascherina fa venire il mal di gola”, “Avere il mal di gola rende più vulnerabili al Coronavirus”, “Il mal di gola si prende solo una volta l’anno”, “Il succo di limone aiuta a contrastarlo”. Tutte dicerie, peggio: vere e proprie bufale che possono avere ripercussioni sulla salute. A smentire questi “falsi miti”, ci pensa un Tg, “Non raccontiamoci storie”, promosso da NeoBorocillina, brand di Alfasigma, da oltre 70 anni esperto del mal di gola. Una campagna di “info-educazione” che comunica e fa chiarezza su notizie riguardo il mal di gola, alcune delle quali, spesso fuorvianti e incomplete, ancor più pericolose in epoca di pandemia che ha proprio nelle vie respiratorie il suo punto più fragile. Si tratta di un mezzo innovativo: un Tg in sei puntate, versione digitale, dal linguaggio semplice e spontaneo, che coinvolge il pubblico, anche in modo divertente, senza tuttavia perdere in autorevolezza. Protagonisti di queste “edizioni straordinarie”, l’anchorman Alessandro Ciacci, in veste di tele-giornalista e la voce specializzata del Dottor Paolo Petrone, otorinolaringoiatra dell’Ospedale “Di Venere” di Bari.

Il Tg è stato anche il pretesto per condurre un’indagine su un campione di mille italiani equamente suddivisi fra maschi e femmine, di età compresa tra 30 -65 anni, con e senza figli e differente stato civile. Ne è emerso che le conoscenze sul mal di gola sono quasi “tabula rasa”, tanto che l’82% (otto su 10 intervistati), soprattutto nella fascia di età fra 51-60 anni, non solo è preoccupato di poter cadere nella rete delle fake news, ma per il 31% ne è stato vittima, scambiando una bufala per una buona notizia, credibile. E gli errori più grossolani riguardano, ahimè, anche tematiche delicate e importanti: la salute (28%) e l’alimentazione (20%). Complici le fonti consultate? Possibile, perché oltre il 66% degli intervistati confessa di cercare notizie nel web, passando anche attraverso campi minati pervasi di trappole come blog/forum (23,8%) e social network (22%), questi ultimi utilizzati dal 22% degli italiani, soprattutto tra 30-40 anni per informarsi, o rivolgendosi al consulente “dottor Google”. Fra i più pericolosi, perché le notizie collocate in cima – quelle con più visibilità – sono le più cliccate, ma non per questo le più sicure. Tutt’altro.  «I più a rischio – spiega il dottor Petrone – sono gli adulti o i senior perché, a differenza dei giovani che comprendono meglio le sfumature e le logiche di questo mondo della comunicazione, le persone che non sono nate nell’era informatica, possono con facilità credere a qualsiasi notizia trovata su Internet. E, allo stesso tempo, sono anche la fascia di popolazione che può presentare già patologie croniche o in trattamento. E un’informazione sanitaria sbagliata può influenzare quanto di buono si sta già facendo sotto il controllo del proprio medico.

Non vale la pena di annullare tutti i benefici solo perché lo ha detto internet». In generale, infatti, dall’indagine emerge una scarsa predisposizione al fact-checking: più della metà degli intervistati non controlla la fonte da cui proviene la notizia che sta leggendo, mentre basterebbe dare uno sguardo al layout del sito, all’indirizzo da cui proviene la notizia, verificare se ci sono link a supporto di quella informazione o se è riportata altrove, fino alla data della notizia stessa. Mentre solo una minima parte si affida a fonti accreditate come riviste mediche/specialistiche (24%), libri sulla salute e il benessere (20%) o medici (13%).

Neppure il mal di gola è esente dalle fake news: “colpa” della scarsa conoscenza in materia, sebbene il mal di gola sia un problema largamente diffuso. Qualche esempio: il 55% circa degli intervistati ritiene che il mal di gola ricorrente debba essere trattato con un antibiotico, e non esclusivamente quando il medico lo prescrive dopo aver diagnosticato anche un’infezione batterica, aumentando così il rischio di resistenza, una sorta di “assuefazione” agli antibiotici, rendendoli inefficaci al momento opportuno, il 32% non considera bere acqua o umidificare gli ambienti un “emolliente” per il mal di gola. Ancora per il 72% del campione è falso (invece è il contrario) che gargarismi con acqua fredda e sale o masticare un cubetto di ghiaccio possano contrastare l’infiammazione e calmare il dolore alla gola. «Fare gargarismi con acqua e sale – precisa ancora l’otorino – è raccomandato dalla Mayo Clinic, un’importante università americana, per prevenire disturbi frequenti e fastidiosi proprio come il mal di gola. Un’ indicazione condivisa anche dal Sistema Sanitario Nazionale britannico (NHS), che consiglia di masticare del ghiaccio contro l’infiammazione. Assumere bevande calde invece, nonostante quello che crede il 63% degli intervistati, non è risolutivo, anzi».

Quali sono i “referenti” del mal di gola per gli italiani? La propria esperienza che porta ad adottare nel 55% dei casi soluzioni terapeutiche di comprovata efficacia (naturalmente a livello personale), mentre i medici (33%) o il farmacista (30%, privilegiato tra i 51-60 anni) sono le figure professionali a cui si ricorre per una consulenza ad hoc. Ancora una volta non manca il web, scelto da circa l’1% degli interrogati in materia. Fra le “soluzioni” più gettonate dagli italiani ci sono terapie note: creme balsamiche da applicare sulla gola (85%), farmaci antinfiammatori (71%) o spray lenitivi (69%), caramelle (63%), ma anche qualche rimedio della nonna come fumenti e inalazioni di vapore (83%), gargarismi (82%) miele e propoli (75%) e fra i comportamenti pratici si sta attenti a non prendere freddo (56%), a usare indumenti che coprano il collo (52%), a bere spesso (28%), a vestirsi a strati (18%). Ma il dato preoccupante è che l’11% di italiani, fra 30 e 60 anni, non fa nulla per curare il mal di gola. «In questo momento storico – conclude Perrone – questa affezione non è da trascurare, non soltanto per aiutare il proprio benessere, ma anche per favorire laddove necessario, una diagnosi differenziale da parte del medico, ovvero che possa valutare se si tratta effettivamente di un “banale” mal di gola o se si nasconda, invece, una problematica più seria, Covid compreso».

Insomma il bilancio è che la conoscenza sul mal di gola è sensibilmente migliorabile e un Tg per “non raccontarsi (false) storie” potrebbe davvero essere il benvenuto. Le sei puntate del Tg sono visibili sulla nuova landing page della campagna, nonraccontiamocistorie.it .

di Francesca Morelli

Articoli correlati