Potrebbe esserci anche lo zampino di Covid-19 se nel prossimo futuro avremo un numero più elevato di bambini predisposti o a rischio di miopia. Complice il tempo passato in lockdown e la didattica a distanza: due fattori di rischio – l’ambiente chiuso e le lezioni al pc che obbligano a stare a contatto ravvicinato con lo schermo – che possono compromettere la qualità della vista. «Trascorrere almeno 2-3 ore all’aperto durante il giorno – spiega Pasquale Troiano, direttore della Divisione di Oculistica dell’Ospedale Fatebenefratelli “Sacra Famiglia” di Erba – ed evitare di impegnare la vista troppo a lungo da vicino, facendo pause di almeno 10 minuti ogni ora guardando lontano, ma anche mantenere una distanza fra sé e l’oggetto che si osserva di circa 30 cm, rappresentano la prima prevenzione allo sviluppo della miopia. Un’indicazione che devono seguire tutti, grandi e piccini, soprattutto se si hanno entrambi i genitori miopi». La miopia è un deficit visivo che può comparire in età scolare, a partire dai 6 anni o nei successivi; prima di quest’epoca il disturbo è piuttosto contenuto, intorno al 5% dei più piccoli. Tuttavia, dicono gli esperti, le previsioni non sono rosee, stimate in un crescente aumento della miopia a livello globale: nel 2000 il 22% della popolazione mondiale era miope, salita a 33% nel 2020, con un balzo atteso al 52% per il 2050. Ovvero dagli attuali oltre due miliardi e mezzo di miopi – un terzo della popolazione – a circa 5 miliardi, di cui un miliardo con forme importanti, superiori a 6 diottrie, da cui non si possono escludere altre patologie oculari associate come la cataratta, il glaucoma e la maculopatia. Non solo il contesto socio-ambientale, anche la “genetica” conta e pesa sullo sviluppo della problematica: avere uno o entrambi i genitori miopi è un ulteriore fattore predisponente.
Dunque ai genitori portatori di miopia spetta il compito di “tenere gli occhi aperti” sui primi segnali di disagio visivo per miopia nei loro bambini, primo fra tutti socchiudere gli occhi. «Il termine miopia – precisa l’oculista – deriva dalla radice greca “myo”, che significa chiudere: non a caso, i bambini o le persone miopi, una volta divenute tali, per vedere meglio strizzano gli occhi. Per risolvere la miopia non esiste ancora una vera terapia, ma solo una possibilità di correzione con l’uso di occhiali o lenti a contatto che mettono le immagini a fuoco sulla retina permettendo così un visus migliore, correggendo il defocus periferico, cioè il punto focale in cui arrivano i raggi di luce fuori asse in caso di disturbi della vista». Una soluzione che pare efficace, secondo quanto emerso anche da alcune sperimentazioni cliniche controllate, che sembrerebbero dimostrare un rallentamento della progressione della miopia; un’ipotesi che, seppure incoraggiante, dovrà comunque essere verificata nella realtà clinica. «Solo in futuro – chiarisce l’esperto – potremo avere più chiare le reali potenzialità di questo sistema di correzione della miopia, al fine di non disilludere le attese basandosi solo su risultati sperimentali, non confermati poi nei fatti. E verso questa direzione propendono i nostri sforzi: di fronte a una patologia evolutiva di cui non siamo in grado di impedire l’insorgenza, disporre di uno strumento efficace per controllarne l’evoluzione rappresenta un significativo passo avanti».
In buona sostanza, le attuali ricerche hanno permesso di capire che più a lungo viene corretto il defocus periferico, con lenti a contatto studiate ad hoc e di ultima generazione, migliore è l’effetto sul contenimento della miopia, con risultati incoraggianti dall’uso di lenti a contatto che nei bambini non deve superare le 8 ore continuative. «Una buona strategia – precisa Troiano – è alternare l’uso delle lenti a contatto con quello di occhiali con caratteristiche simili e che non possono mai essere prescritti “alla cieca”, bensì dopo un’accurata visita oculistica che valuti l’idoneità dell’apparato visivo all’uso delle lenti. Non bisogna dimenticare che, al di là dello strumento visivo indossato, un controllo oculistico è necessario almeno una volta l’anno, sia quando l’occhio è in salute, sia se il bambino indossa le lenti a contatto. Queste sono infatti una protesi complessa che i genitori devono essere perfettamente in grado di applicare e rimuovere in ogni circostanza, e anche il bambino deve imparare a farlo, soprattutto a rimuovere la lente se ce ne fosse bisogno: una capacità essenziale e necessaria per autorizzarne l’uso».
Cosa bisogna “conoscere” sulle lenti e quali avvertenze e attenzioni occorre adottare? È bene sapere che le lenti a contatto possono essere utilizzate dai piccoli anche durante il tempo libero, al di fuori delle ore di scuola e di studio, persino durante la pratica sportiva, fatta eccezione per gli sport acquatici, mentre devono essere sempre rimosse prima di fare la doccia e per dormire. Dunque queste speciali lenti correttive del defocus periferico sono migliori degli occhiali? Rappresentano un’opportunità efficace come sembrano confermare i dati di uno studio in corso, iniziato nel 2014 e che si concluderà nel 2024, che ha coinvolto 144 bambini di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, di 4 paesi (UK, Portogallo, Singapore e Canada), miopi e astigmatici, invitati a portare o una lente a contatto giornaliera, testata per il rallentamento della progressione della miopia oppure una lente a contatto “normale”. I portatori di lenti “speciali” sembrano mostrare alte percentuali di riduzione della miopia (59%) e della lunghezza assiale del bulbo correlata (52%).
«Le lenti a contatto ideali per i piccoli – consiglia l’esperto – sono lenti monouso che non richiedono manutenzione in quanto si cambiano ogni giorno. Tuttavia, anche nel caso in cui la lente venga rimossa per una qualsiasi ragione, dovrà essere sostituita con una nuova, rendendo opportuno avere con sé alcune lenti di ricambio. Qualche accortezza è necessaria: prima di maneggiare le lenti, sia per l’applicazione, sia per la rimozione, occorre lavare e asciugare accuratamente le mani con salviette di carta monouso». Controindicazioni? Sì: le lenti a contatto sono sconsigliate a bambini allergici o che faticano ad apprendere come indossarle o rimuoverle in sicurezza, e vanno comunque posizionate solo se l’occhio è in salute. Dunque non deve essere arrossato, le palpebre non devono essere più chiuse rispetto a quando non si hanno le lenti, e una volta rimosse non si deve avvertire la sensazione di avere qualcosa negli occhi o di vedere annebbiato. «Le lenti a contatto possono causare gravi danni agli occhi – raccomanda Troiano – quindi la scelta di correggere la miopia con questo “strumento” deve essere valutata attentamente dal medico oculista».
di Francesca Morelli