Intelligenza artificiale, tecnologia e telemedicina nella cura e assistenza del paziente con diabete, le implicazioni associate come le malattie cardiovascolari e renali, focus su specifiche condizioni tra cui il diabete gestazionale. Sono alcune delle tematiche affrontate nel corso del 10° Convegno della Fondazione AMD (Associazione Medici Diabetologi) dal 18 al 20 febbraio in modalità virtuale. Un evento che parla di innovazione e nuove esigenze nella cura e gestione del diabete, in funzione dei numeri esponenziali e degli stati sanitari emergenti. La patologia infatti è in costante crescita: nel 2015 erano circa 415 milioni le persone con diabete destinate a diventare 640 milioni entro il 2040, senza dimenticare che oggi rappresenta una delle principali cause di morte e disabilità in tutto il mondo, nonostante gli enormi passi avanti compiuti dalla diabetologia negli ultimi 100 anni, dalla scoperta e introduzione dell’insulina nell’approccio terapeutico, e dalle tecnologiche disponibili per la migliore gestione della malattia e del paziente. «Preoccupano ancora l’alta percentuale di diabetici non “a target” e i dati poco soddisfacenti sull’utilizzo dei nuovi farmaci», spiega Paolo Di Bartolo, Presidente AMD. «L’82% della popolazione con diabete vive in una “cronica” difficoltà nel tenere sotto controllo i più importanti fattori di rischio, risultando così maggiormente esposta allo sviluppo di complicanze correlate: una persona su 7 con diabete è a rischio elevato di eventi cardiovascolari o renali». Lo confermano anche gli Annali di AMD, l’indagine dell’Associazione che da oltre 15 anni fotografa la qualità dell’assistenza diabetologica in 258 centri di diabetologia italiani.
«Si evidenzia il continuo miglioramento della qualità dell’assistenza diabetologica offerta nei centri italiani – aggiunge Domenico Mannino, Presidente di Fondazione AMD – ma c’è ancora molto da fare nella sfida contro il diabete per migliorare gli outcome clinici dei pazienti, la prevenzione e la riduzione delle complicanze, ulteriormente gravate da fattori contingenti, come la pandemia Covid che ha stravolto i vecchi modelli di gestione e assistenza delle cronicità». Sfida a cui la diabetologia ha risposto ridisegnando l’approccio al paziente, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti di gestione: dall’intelligenza artificiale che ha consentito la creazione di nuovi infusori di insulina, come pennette intelligenti o device, muniti di sensori innovativi che calibrano il dosaggio di insulina in funzione del livello di glicemia nel sangue del momento, particolarmente apprezzati dai giovani che si sentono liberati dall’obbligo di una rigida terapia; insuline di ultima generazione che permettono di personalizzare la cura o ridurre il trattamento a una sola infusione settimanale. Fino all’avvento dell’assistenza da remoto con l’attivazione di numeri verdi dedicati, che hanno consentito di gestire e rispondere alle richieste illimitate di pazienti durante la pandemia e della telemedicina. «Quest’ultima è un servizio efficace – precisa Graziano Di Cianni, Vicepresidente AMD – che consente la gestione del paziente a tutto tondo, con l’invio di medicinali a domicilio quando necessario, la razionalizzazione di protocolli e programmi di cura, l’inserimento in specifici PDTA (Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali), anche se non può sostituirsi alla visita in presenza, denunciando i suoi limiti. La telemedicina richiede infatti la disponibilità almeno di uno smartphone e la capacità di gestione del servizio – non sempre garantita nei pazienti soprattutto se anziani – l’attivazione nei centri diabetologici di apposite piattaforme per la raccolta e la condivisione di dati clinici, aumentando così anche la richiesta di formare diabetologi “competenti”, attraverso il Progetto di Certificazione delle Competenze avviato da AMD».
Il diabete è una patologia complessa che coinvolge e fa ammalare più organi, richiedendo dunque multidisciplinarietà: «Un diabetologo bravo e “competente” – aggiunge Salvatore De Cosmo, Coordinatore del Comitato scientifico AMD – non può non confrontarsi in un rapporto continuativo con altri specialisti del settore, dal nefrologo per le implicazioni renali che possono subentrare, al cardiologo per le possibili complicanze cardiache, al nutrizionista per le necessità dietetiche, mantenendo un ruolo chiave soprattutto nella gestione iniziale del paziente e della terapia». Evidenziando ancora la criticità esistente con la medicina di famiglia e il Medico di Medicina Generale (MMG), con ruolo di potenziale prescrittore della terapia insulinica: «Il rapporto tra specialista e medico di famiglia va rafforzato – commenta Agostino Consoli, presidente Società italiana diabetologia (SID) – sebbene debbano rimanere ben distinte le competenze. Soprattutto il momento dell’iniziativa terapeutica insulinica deve essere affidato allo specialista, ovvero al team diabetologico che ha l’adeguata formazione per avviare i pazienti al corretto percorso di cura, specialmente se affetti da diabete tipo 2, ed educarli alla somministrazione e gestione della terapia, poi successivamente seguito e monitorato anche dal MMG fra un controllo e l’altro». Una considerazione, quest’ultima, che esprime l’esigenza di un maggiore coinvolgimento del territorio nel trattamento del paziente, tanto che i diabetologi sono favorevoli alla possibilità che anche il medico di famiglia possa prescrivere farmaci innovativi in ambito diabetologico e la cui decisione dovrebbe essere espressa a breve da AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Non è la sola necessità espressa dagli specialisti: fra le priorità, snellire le burocrazie, non solo prescrittive, verso terapie di ultima generazione, e implementare i “sistemi”. Come una piattaforma unica e condivisa da Regione e Regione e tra Asl e ASL, o definire le normative sulle responsabilità legali del professionista. Ma questo è compito delle Istituzioni, non dei diabetologi, che tuttavia reclamano per offrire migliore assistenza e cura ai propri pazienti.
di Francesca Morelli
L’insulina compie 100 anni
Era il 1921 quando il dottor Frederick Grant Banting e il suo studente e assistente, Charles Herbert Best, scoprirono come estrarre l’insulina dal pancreas degli animali e farne una terapia disponibile per l’uomo. Una scoperta entusiasmante che ha determinato, con i vaccini e la penicillina, un cambiamento epocale nella storia della medicina e nel trattamento di specifiche patologie. Prima e fino ad allora, il diabete era una malattia letale e l’aspettativa di vita, breve. «Dal suo sviluppo alla successiva applicazione come terapia – dichiara Geremia Brunetto Bolli, Professore di Endocrinologia dell’Università di Perugia – l’insulina ha salvato decine di milioni di vite di persone con diabete tipo 1, ma ha anche trasformato la prospettiva e la qualità della vita di centinaia di milioni di persone con diabete tipo 2 nel mondo». Tanto che la sopravvivenza di una persona con diabete tipo 1 è oggi sovrapponibile a quella di una persona senza diabete, grazie all’incredibile progresso della ricerca medica e della terapia. È solo l’inizio: benché lo scenario terapeutico e la qualità dell’assistenza diabetologica siano completamente mutati nel corso del primo secolo di diabetologia, gli orizzonti sono in continuo miglioramento ed espansione. Le innovazioni tecnologiche, le nuove formulazioni terapeutiche, la disponibilità di devices innovativi per il controllo glicemico favoriscono il miglior controllo e gestione della malattia. «Le più recenti evoluzioni dell’insulina – aggiunge Brunetto Bolli – hanno consentito di ottenere analoghi di nuova generazione sempre più efficaci e sicuri: l’elegante tecnica di ingegneria cellulare del DNA ricombinante, ad esempio, ha permesso di creare insuline diversificate e sempre più idonee ai bisogni e alle caratteristiche di ciascuna persona che convive con il diabete sia di tipo 1 che di tipo 2». È solo una delle tante opportunità: le nuove frontiere si aprono verso pennette “intelligenti” connesse a un “cloud”, consentendo così di modulare l’insulina secondo la concentrazione glicemica del momento o un sistema innovativo di pancreas artificiale che regola automaticamente i livelli di glucosio, sicuro ed efficace nel gestire la glicemia, a partire dai 6 anni di età in avanti. Un panorama terapeutico in divenire, che promette importanti ed efficaci novità. F.M.