Proteine, vitamine e calcio, grassi totali e saturi: sono alcuni degli ingredienti “buoni” contenuti nel latte. Eppure pochi sanno quanto questo alimento possa essere benefico. «Il calcio presente nel latte – spiega Andrea Poli, direttore scientifico di NFI (Nutrition Foundation of Italy) – è più biodisponibile rispetto a quello che si trova nei vegetali, ha una azione migliore degli specifici integratori e, grazie al contenuto di alcuni peptidi (ACE-I), aiuta a tenere sotto controllo la pressione arteriosa, e questo significa anche ridurre il rischio di ipertensione e di ictus cerebrale. Anche le proteine contenute nel latte hanno un alto valore biologico con effetti antidepressivi, che invece non si riscontrano nelle proteine derivanti da legumi e cereali». Poi ci sono gli acidi grassi trans-insaturi e a catena corta, presenti anche negli oli vegetali, in grado di ridurre il rischio di diabete e di infiammazione e le proteine del siero del latte che tolgono il senso di appetito, aiutando così a tenere sotto controllo il peso, per il loro effetto saziante attivo già dopo 30 minuti dal consumo.
Tutti questi benefici sono dimostrati da studi scientifici pubblicati su riviste internazionali, tra cui uno studio importante (Pure, Prospective Urban Rural Epidemiology), che ha coinvolto 190 mila persone tra 35 e 70 anni, di 21 Paesi non europei o nord americani, monitorando per 9 anni le abitudini dietetiche riferite a latte e latticini. I risultati evidenziano che il consumo quotidiano nei 12 mesi precedenti lo studio, di due porzioni di prodotti lattiero-caseari tra cui latte, yogurt, bevande allo yogurt, formaggi grassi o a basso contenuto di grassi, si associa a un rischio inferiore del 24% di sindrome metabolica, a una riduzione dell’11-13% di ipertensione e del 13-14% di diabete.
Eppure, nonostante i salutari benefici, il latte e derivati vengono consumati con “cautela”, soprattutto da chi promuove e segue la dieta sostenibile, detta anche “dieta green”, basata prevalentemente su alimenti di origine vegetale, cibi poco raffinati, prodotti locali, alimenti stagionali, che un’indagine di EngageMinds HUB (Consumer Food&Health Engagement Research Center) su 14 mila persone ha evidenziato appartenere alle fasce della popolazione con reddito medio alto, residenti in piccoli centri abitati. A tal punto che, sempre secondo l’indagine, i consumatori stanno abbandonando il consumo di latte vaccino a favore di bevande vegetali, alla soia, latte di mandorla, latte di riso e così via. Sul calo dei consumi di latte e derivati impattano anche altri fattori, economici e sociali: il cambiamento culturale e degli stili di vita, come la tendenza a saltare la colazione mattutina o consumarla fuori casa, il calo demografico che ha ridotto il (fab)bisogno di latte, le “fake news” che qualificano il latte come un alimento ricco di ormoni, mentre il loro uso è vietato in Italia e in tutta Europa.
«La filiera del latte – conclude Giovanni Pomella, Vicepresidente Assolatte – assicura invece qualità, certifica l’origine e garantisce la tracciabilità dei prodotti, amplia l’offerta lattiero-casearia in risposta ai bisogni dei consumatori e alla necessità di una dieta sana ed equilibrata». Senza trascurare i bisogni dell’ambiente, calcolando cioè la riduzione della produzione di energia, la gestione responsabile dei rifiuti e il contenimento degli sprechi, la logistica dei trasporti del prodotto, lo studio del packaging e il confort degli ambienti di lavoro. Insomma il latte è un prodotto buono dalla nascita all’arrivo sulla tavola.
Francesca Morelli