Un approccio integrato per combattere l’obesità

Emilia è infermiera caposala nell’AO Ospedali dei Colli di Napoli. Turni di lavoro impegnativi, senza orari fissi. E due figli adolescenti da crescere. Poco tempo dunque da dedicare a se stessa. Questo l’ha portata negli anni a trascurare la sua salute: scarsa attività fisica e difficoltà a seguire una dieta in modo regolare. Ed è arrivata alla soglia dei 40 anni con 100 chili di peso, per 1.80 di altezza, e l’aggiunta di diabete tipo 2, una combinazione decisamente pericolosa per la salute. «Quando si è rivolta a me, voleva ricorrere subito alla chirurgia bariatrica, pur di dimagrire in fretta», racconta la dottoressa Ada Maffettone, responsabile dell’Unità metabolica dell’AO Ospedali dei Colli di Napoli e consulente presso l’Ospedale Buon Consiglio dei Fatebenefratelli. «Ho cercato prima di proporle un percorso dietetico controllato da un team di specialisti, tra cui anche un nutrizionista e uno psicologo, per valutare le reali motivazioni a raggiungere l’obiettivo. Dopo due anni di tentativi, tra diete a basso contenuto di carboidrati e farmaci per ridurre il peso, abbiamo deciso di ricorrere alla chirurgia. Oggi Emilia pesa 73 chili e da due anni non ha più il diabete». Come Emilia, sono tante le donne che superano il peso forma o sono addirittura obese.

Quale percorso proponete a una donna che voglia dimagrire?

«Nella pratica dell’ospedale dove lavoro e negli ospedali del gruppo Fatebenefratelli dove sono consulente, insisto molto sull’approccio integrato e multidisciplinare per affrontare una complessa problematica come l’obesità. Si definisce obesa una donna con BMI (Indice di massa corporea) superiore a 30. Tra 18 e 65 anni, il 10% delle donne è obesa, un problema che sta interessando sempre più le giovani. Nella nostra Regione, ad esempio, il tasso di obesità adolescenziale (fino a 16 anni) è il più alto in Europa. Nella pratica clinica, vedo molte ragazzine obese che considerano la chirurgia bariatrica come la soluzione più facile e immediata ai loro problemi. Ma, a parte i rischi dell’intervento, i risultati che si ottengono con questo approccio devono poi essere mantenuti nel tempo ed è necessario intervenire prima e dopo con un percorso di educazione alimentare e motivazionale appropriato. Per questo non bastano i consigli del nutrizionista: è fondamentale anche la consulenza di uno psicologo che escluda la presenza di disturbi del comportamento alimentare e sostenga la giovane nelle sue scelte alimentari, supportandola nelle difficoltà dell’intero percorso».

È sufficiente un approccio alimentare e psicologico per dimagrire? Non ci sono dei farmaci?
«E’ indispensabile la presa in carico della persona che vuole dimagrire da parte di un’intera equipe di specialisti: internista, nutrizionista, psicologo, ed eventualmente anche cardiologo. Spesso infatti la donna obesa ha una serie di patologie correlate, come diabete, steatosi epatica, ma anche problemi cardiovascolari, ipertensione, insufficienza respiratoria. Ecco allora l’importanza di essere seguita da un team di specialisti. In molti casi, quando il regime dietetico e il cambiamento dello stile di vita non bastano, si può ricorrere ai farmaci. Buoni risultati si ottengono con una particolare categoria, GLP1-RA, ovvero farmaci incretino-mimetici che mimano l’azione del GLP1,  incretina intestinale. Si tratta di ormoni prodotti dall’intestino che stimolano la produzione di insulina nel pancreas, motivo per cui vengono anche usati nella malattia diabetica. Si è visto che in molte persone obese, riducono la glicemia e rallentano anche lo svuotamento gastrico, inducendo un senso di sazietà. Oltre a diminuire l’introito di cibo, con conseguente perdita di peso, questi farmaci migliorano il compenso metabolico nei diabetici e riducono la pressione arteriosa. Hanno un effetto antinfiammatorio che va a beneficio del rischio cardiovascolare globale. E sembrano ridurre anche lo stato infiammatorio provocato dall’infezione Covid. Con un’iniezione al giorno, nell’arco di 3/6 mesi, abbiamo ottenuto un dimagrimento di 6/8 chili. E in molti casi abbiamo avuto la remissione completa del diabete».

Come si mantengono questi risultati, una volta sospesa la somministrazione dei farmaci?
«Occorre motivare adeguatamente la paziente a mantenere il peso forma, correggendo eventuali abitudini alimentari o stili di vita sbagliati. Oltre alla dieta, che deve prediligere cibi a basso contenuto di grassi e di carboidrati, come verdure, frutta e legumi, si danno suggerimenti pratici per favorire il movimento e l’attività fisica. In questo periodo di palestre chiuse, ad esempio, si consiglia il movimento all’aperto, anche semplicemente camminando per mezz’ora tutti i giorni, o preferendo le scale all’ascensore. E poi si programmano controlli periodici con gli specialisti per stimolare la persona a seguire le prescrizioni per mantenere il peso forma e non dover ricorrere ad interventi dimagranti più invasivi».

Abbiamo accennato alla chirurgia bariatrica, come ultimo step del percorso per dimagrire. Esistono altri interventi meno invasivi?
«Se la chirurgia bariatrica, che comporta anche la riduzione irreversibile di una parte dello stomaco, è un’operazione abbastanza invasiva da eseguire in anestesia totale, si può ricorrere a un altro tipo di intervento in endoscopia che consiste nell’introduzione di uno speciale palloncino che si gonfia nello stomaco e ne riduce il volume. Essendo ripieno di azoto, galleggia e non dà alcun fastidio. E dopo qualche mese viene eliminato. Con questa tecnica si possono perdere anche 8/10 chili in tre mesi».

di Paola Trombetta

Percorsi tipo Breast Unit per tutte le patologie, al Corso per medici degli Ospedali Fatebenefratelli

Prende il via il 20 aprile il Corso rivolto ai medici, organizzato dalla Fondazione degli Ospedali Fatebenefratelli del centro e sud Italia, che comprende le seguenti strutture: Ospedale San Pietro Fbf di Roma, San Giovanni Calibita dell’Isola Tiberina e San Giovanni di Dio, Genzano di Roma; Ospedale Buon Consiglio di Napoli; Ospedale Sacro Cuore di Gesù di Benevento; Ospedale Buccheri la Ferla di Palermo. Per informazioni sul programma dei corsi, che termineranno il 18 maggio: www.ospedalebuccherilaferla.it/i-percorsi-assistenziali-modificano-gli-esiti. Obiettivo di questi aggiornamenti, promossi dal dottor Fabio Cartabellotta, direttore del Dipartimento di Medicina Interna dell’Ospedale Buccheri la Ferla di Palermo, è la presentazione di percorsi diagnostici e terapeutici, gestiti da un team multidisciplinare di specialisti, per affrontare diverse patologie, da quelle metaboliche, cardiache, respiratorie, oncologiche, all’anemia e alle infezioni batteriche e poter accompagnare il paziente dall’ingresso in ospedale fino alle dimissioni e alle successive cure domiciliari.

«Il nucleo centrale di questi percorsi è il paziente, dalla diagnosi che avviene all’ingresso in ospedale, fino alle dimissioni e alla successiva assistenza domiciliare», conferma la dottoressa Maria Stassi, specialista in Medicina Interna e dirigente medico all’Ospedale Buccheri la Ferla di Palermo. «Questo progetto ha l’obiettivo di uniformare i percorsi assistenziali nell’ambito delle strutture ospedaliere dei Fatebenefratelli centro sud-Italia .E’ chiaro però che il progetto si possa estendere anche ad altre strutture ospedaliere. L’assistenza sanitaria, in ogni ospedale del gruppo Fbf, viene gestita da un’equipe specializzata e multidisciplinare che prende in carico il paziente e lo segue in tutto il percorso ospedaliero e anche a casa, una volta dimesso. In questo modo vengono ridotte le spese ospedaliere, perché si cerca di potenziare le cure a domicilio. Un esempio è l’ossigenoterapia per i malati con insufficienza respiratoria: i nostri protocolli prevedono la cura domiciliare con gli strumenti di ventilazione polmonare (maschere dell’ossigeno e Cpap) che verranno forniti dall’ospedale, come pure il personale specializzato che segue questi pazienti. Rassicurando in questo modo i familiari e con risparmi notevoli sulla degenza ospedaliera. Anche cure particolari, come il trattamento dell’anemia, sono contemplate in questi protocolli come prestazione in day-hospital, con continuità assistenziale a domicilio. E per le malattie che richiedono degenze e interventi chirurgici in ospedale, i protocolli di trattamento sono uniformati in tutte le strutture, con un team di specialisti che adotteranno le cure più all’avanguardia. L’obiettivo del gruppo Fatebenefratelli è dunque garantire negli ospedali percorsi multidisciplinari, come le Breast Unit, validi per tutte le patologie».   P. T.

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