Di immagini, volti provati dalla pandemia, in particolare fra coloro che non hanno risparmiato impegno, sforzi e dedizione, come medici e sanitari, nell’arco di questi mesi se ne sono succedute tante. Oggi arriva anche la conferma di quale sia stato il peso psichico ed emotivo, per operatori delle RSA, fra le realtà più colpite da Covid-19. Un’indagine tra 300 lavoratori (medici, infermieri e fisioterapisti, ausiliari e operatori socio-assistenziali, personale amministrativo) che lavorano in strutture con Bollini RosaArgento, condotta da Fondazione Onda (Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna e di Genere) in collaborazione con il Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze di ASST Lodi, l’ASST Fatebenefratelli Sacco Milano e l’Università degli Studi di Milano, presentata in occasione della conferenza stampa del V Congresso Nazionale “Cronicità e differenze di genere” di Onda (28-29 settembre 2021), ha attestato che un lavoratore su 4, prevalentemente donne, mogli, madri di famiglia e care-giver di genitori anziani, ha sperimentato ansia (11%) di grado moderato-severo e depressione (16%) o sintomi associabili a un Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) e un impoverimento della qualità di vita professionale e dell’adattamento sociale.
«La ricerca – commenta Giancarlo Cerveri, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Socio-Sanitaria di Lodi – ha identificato con chiarezza che sono state soprattutto le donne giovani (84% del totale, età media 44 anni) le più coinvolte in quella che è stata una battaglia per assistere i più fragili. Battaglia che ha lasciato ferite rimaste aperte nel tempo con significativi segnali di disagio osservati a distanza di 1 anno. Inoltre quasi la metà del campione (40%) ha riferito un significativo impatto negativo dei sintomi psichici sul funzionamento sociale e lavorativo. Si evidenzia quindi la necessità di interventi specifici di aiuto a queste persone così duramente colpite dalla pandemia e così poco visibili nel circuito mediatico».
La ricerca ha inoltre evidenziato che l’80% dei partecipanti aveva contratto l’infezione da Sars-Covid-19 e che circa il 10% aveva perso un parente o un amico stretto.«Il personale delle RSA – aggiunge Luigi Bergamaschini, Membro Advisory Board Bollini RosaArgento e autore dell’indagine – si è sentito “solo” e non adeguatamente coinvolto nella gestione della fatica fisica, dello stress per le numerose morti, e della propria paura di ammalarsi. Delle 34 strutture che hanno aderito all’iniziativa la maggioranza è costituita da RSA private suggerendo forse una maggior attenzione nel privato ai problemi legati alla salute-psico-affettiva del proprio personale. In generale, manca una cultura della formazione che deve partire dalla osservazione sul campo e dalla capacità di sapersi confrontare». Al centro del Congresso anche il tema della cronicità, una sfida per il Sistema Sanitario e il paese, dove oltre due milioni di persone hanno più di 85 anni, di cui 17 mila ultracentenari, e in cui la maggior sopravvivenza significa più anni vissuti con patologie croniche e disabilità. Tra queste anche la depressione: «In Europa la prevalenza della depressione nelle donne è del 7,7% più alta di quella registrata per gli uomini, pari al 4,9%, con una prevalenza media che in tutti i paesi supera il 6% rispetto al 4,4% indicato da OMS (Organizzazione Mondiale della sanità). Molte stime – aggiunge Claudio Mencacci, Presidente Comitato scientifico Fondazione Onda e Società Italiana di Neuro Psico Farmacologia – dimostrano che la pandemia Covid-19 ne sta ulteriormente incrementando l’incidenza anche a causa della crisi sanitaria ed economica concomitante in un contesto di incertezza, paura e distanziamento sociale. Secondo un report di Lancet, del 2021, 1 paziente su 3 nel post Covid ha presentato disturbi neuropsichiatrici entro 3 mesi dalla malattia, riferibili soprattutto depressione, astenia (debolezza generale), “brain fog” (confusione mentale) e cefalea. Mentre un’ importante analisi su 21 studi e 91 milioni di persone, pubblicata a fine luglio 2021, conferma che i pazienti con disagi psichici sono da considerarsi tra i più fragili, ovvero a maggior rischio di contrarre Covid nelle manifestazioni più gravi tali da richiedere ospedalizzazione e ricovero in terapia intensiva, quindi da includere fra coloro con accesso prioritario alla terza dose di vaccino».«Il congresso – conclude Francesca Merzagora, Presidente Fondazione Onda – rappresenta un’importante occasione di incontro tra istituzioni, associazioni pazienti e società scientifiche per confrontarsi sui diversi problemi che hanno un ruolo chiave nell’efficacia e svolgimento della sanità pubblica. E la cronicità delle malattie legata all’aumento dell’aspettativa di vita è una di queste: una sfide che il nostro sistema sanitario si trova attualmente a fronteggiare».
Francesca Morelli