Non Una Di Meno, 23 ottobre: giornata di sensibilizzazione sulle malattie femminili “dimenticate”

Il 23 ottobre Non Una Di Meno ha convocato una giornata di mobilitazione nazionale in diverse città italiane (Alessandria, Ancona, Bologna, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Padova-Verona, Ravenna, Roma, Siena, Torino, Treviso, Trieste, Venezia), per il riconoscimento delle malattie dei genitali femminili, secondo Non Una Di Meno, ignorate dalla medicina. E sono, esempio: vulvodinia, neuropatia del pudendo, fibromialgia, endometriosi e tutte le varie forme di dolore pelvico. Si tratta di malattie invalidanti, non studiate, relegate fra i disturbi di ordine psicosomatico e con un forte ritardo diagnostico. Gli elevati costi di cura sono interamente a carico di chi ne soffre, non essendo queste patologie riconosciute dal Servizio Sanitario Nazionale. La conseguenza sono terapie sbagliate per anni, consulenze con molti specialisti prima di riuscire a dare un nome ai disturbi, costose trasferte per curarsi e rinuncia alle cure.
Secondo uno studio statunitense condotto nel 2001, circa il 16% delle donne sperimenta nel corso della propria vita sintomi riconducibili alla vulvodinia: un dato sottostimato perché, in Italia, non esiste un registro nazionale e regionale di raccolta dati. La vulvodinia, definita come dolore vulvare persistente per più di tre mesi, ha un ritardo diagnostico di quasi 5 anni.
Tra le cause principali del ritardo diagnostico “vi è una diffusa disinformazione e impreparazione nella categoria medica e l’impostazione falsamente neutra della medicina che ha tradizionalmente assunto come modello della ricerca clinica e farmaceutica il corpo maschile”, è il parere dell’organizzazione che raggruppa attiviste femministe. Il risultato di questa impostazione ancora patriarcale della medicina si ripercuote sulle donne e su tutte le persone di sesso e genere differenti rispetto a quello maschile. L’iper-specializzazione e la compartimentazione della medicina odierna, inoltre, impedisce un approccio integrato alla salute e al benessere delle persone.
“Il 23 ottobre saremo in piazza non solo per rivendicare la presa in carico di queste patologie da parte del Servizio Sanitario Nazionale attraverso servizi integrati, ma anche per dare voce alle persone che ne soffrono”, spiegano dal coordinamento nazionale. “Vogliamo altresì sollecitare una maggiore consapevolezza del personale medico-sanitario e l’introduzione di percorsi formativi adeguati”.

Cristina Tirinzoni

 

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