Il carcinoma mammario è sempre più diffuso nel nostro Paese, ma sono in aumento le opportunità di diagnosi, cura e anche guarigione grazie a un “armamentario terapeutico” che si arricchisce di anno in anno. Le pazienti che vivono oggi in Italia con una diagnosi di tumore al seno sono complessivamente 834.200. L’88% è vivo a cinque anni dalla diagnosi e nella gran parte dei casi può essere raggiunta la guarigione. Merito dei progressi diagnostico-terapeutici che hanno permesso di ottenere risultati importanti anche nelle forme più aggressive della malattia. È quanto è emerso dal Convegno nazionale Focus sul Carcinoma Mammario che ha visto riuniti a Udine, o collegati da remoto, per due giorni oltre 500 specialisti da tutta Italia, a illustrare le principali novità medico-scientifiche.
«Si tratta di una patologia che conferma il progresso a cui abbiamo assistito negli ultimi anni in oncologia», afferma il professor Fabio Puglisi, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica presso l’IRCCS CRO di Aviano e Responsabile Scientifico del Convegno. «Stiamo vivendo un periodo in cui l’evoluzione scientifica risulta estremamente rapida e in continua evoluzione. Oggi riusciamo ad avere molte più informazioni biologiche sui vari sottotipi di carcinomi e si aprono nuove strade per lo sviluppo dei farmaci. È molto importante la ricerca e la stretta collaborazione tra i vari specialisti, anche tra i clinici e gli oncologi sperimentali. Si stanno poi affacciando strategie innovative sulle quali è fondamentale investire risorse per implementare le possibilità di guarigione. È questo il caso della biopsia liquida, una procedura non invasiva che ci permette una diagnosi più precisa della natura molecolare del carcinoma, attraverso l’identificazione di alterazioni presenti nel DNA. Grazie al progresso della tecnologia, un’ulteriore risorsa è l’intelligenza artificiale che, se utilizzata in oncologia, può permetterci di raggiungere risultati migliori rispetto al passato anche più recente».
Al convegno di Udine ampio spazio è stato dedicato ai test genomici che, dopo oltre un anno dall’introduzione nel nostro Paese, sono stati finalmente resi rimborsabili. «Sono esami di facile esecuzione, che presentano indubbi vantaggi», aggiunge il professor Saverio Cinieri, Presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica. «Consentono una migliore selezione della terapia adiuvante e quindi la scelta della chemioterapia, in aggiunta al trattamento anti-ormonale nella malattia con recettori ormonali. È uno dei temi più caldi degli ultimi anni anche perché la reale disponibilità gratuita, per le pazienti in tutte le Regioni italiane, è stata più volte posticipata a causa di ritardi burocratico – amministrativi. Da un punto di vista scientifico i test genomici devono far parte della pratica clinica quotidiana perché presentano indubbi vantaggi e consentono di evitare cure inutili».
«Quanto alle nuove terapie, è stato un anno ricco di novità per il trattamento del carcinoma mammario», prosegue il professor Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Senologia e Toraco-Polmonare dell’Istituto Tumori di Napoli. «Tra queste va segnalata la terapia adiuvante con agenti antiormonali e l’inibitore delle Chinasi Ciclina-dipendenti (Abemaciclib). Si tratta tuttavia di una cura che non viene ancora rimborsata in Italia. Dati importanti sono stati ottenuti anche nell’incremento della sopravvivenza nel carcinoma metastatico. Il farmaco Ribociclib, in associazione all’inibitore dell’aromatasi Letrozolo, ha dimostrato di essere un’accoppiata vincente in alcuni sottogruppi di pazienti con carcinoma cosiddetto luminale dove si è registrato un dato senza precedenti: 60 mesi di sopravvivenza mediana». Infine, segnali incoraggianti arrivano anche nell’ambito del tumore del seno triplo negativo che è in assoluto la forma di tumore più aggressiva. «Per queste pazienti abbiamo novità incoraggianti che provengono dall’immunoterapia», conclude la professoressa Lucia Del Mastro, Coordinatrice della Breast Unit dell’IRCCS San Martino di Genova. «Dopo essere stata utilizzata nel trattamento del melanoma e di altri carcinomi, sta evidenziando le sue potenzialità anche nel tumore della mammella, sia nello stadio avanzato che in quello precoce. Oltre ai dati che già conoscevamo su atezolizumab, si aggiungono quelli nuovi su pembrolizumab. Per quanto riguarda la malattia HER2 positiva avanzata, ottimi risultati si sono ottenuti dall’impiego della combinazione trastuzumab deruxtecan. Si tratta di una cura molto efficace che utilizza un anticorpo a cui si lega la chemioterapia. Quest’ultima viene veicolata direttamente in sede tumorale dove viene rilasciata, facilitando una maggiore attività e limitando la tossicità. Un’altra novità importante è quella relativa all’inibitore tirosino-chinasico, Tucatinib, in combinazione con trastuzumab e capecitabina. L’associazione dei tre farmaci ha dimostrato una buona efficacia nel trattamento di pazienti con metastasi cerebrali da carcinoma HER2-positivo».
di Paola Trombetta
Lo studio DESTINY-Breast04 dà speranza alle donne con tumore Her2
L’anticorpo monoclonale coniugato trastuzumab deruxtecan di Daiichi Sankyo e AstraZeneca ha dimostrato un miglioramento clinicamente significativo, sia della sopravvivenza libera da progressione di malattia, sia di quella globale rispetto alla sola chemioterapia, che rappresenta l’attuale standard di cura nelle pazienti con carcinoma mammario non operabile e/o metastatico con bassi livelli di Her2, indipendentemente dalla presenza del recettore ormonale. A dimostrarlo sono i primi risultati dello studio registrativo di Fase 3, DESTINY-Breast04, che ha dimostrato una curva di sopravvivenza superiore rispetto allo standard di cura (chemioterapia), in pazienti precedentemente trattate per carcinoma mammario metastatico Her2+ Low. Il trial ha raggiunto anche altri risultati, quali la sopravvivenza globale nelle pazienti con malattia ormono-positiva, sia in quella negativa. Il test per Her2 è uno strumento ben consolidato per determinare una strategia di trattamento appropriata nel cancro al seno metastatico. Usare come bersaglio anche tumori con livelli più bassi di espressione Her2 può offrire un altro approccio per ritardare la progressione della malattia e prolungare la sopravvivenza dei pazienti. Attualmente, la chemioterapia rimane ancora l’unica opzione, sia per pazienti con malattia Her2 + in progressione, in aggiunta alla terapia endocrina, sia per coloro che risultano Her2-negative. P.T.