“Ragionare con la pancia”, d’istinto, senza soffermarsi troppo a pensare. Questa frase ha un fondamento di verità, ben più profondo di quanto si pensi. Perché nella pancia, come ben sappiamo, risiede il “secondo cervello”, ovvero l’intestino, che governa moltissime funzioni dell’organismo. Ad esempio si (pre)occupa di sintetizzare sostanze importanti come vitamine, enzimi, acido folico; elimina tossine e scorie, è coinvolto nella regolazione del sistema immunitario, agisce nei processi digestivi e metabolici, influisce su emozioni e stati d’animo. Tutto funziona a dovere se manteniamo in salute la sua numerosissima popolazione, all’incirca 500 specie di diversi batteri che devono convivere in perfetto equilibrio (eubiosi). Se questo si rompe, si genera “disbiosi” e insorgono problemi gastro-intestinali, più o meno seri: diarrea, coliti, malattie e disturbi cronici, come il Morbo di Crohn, fino addirittura a problematiche oncologiche. È dunque fondamentale garantire, dalla vita uterina e fino alla menopausa, un microbiota ricco di una pluralità di microrganismi, possibile con una corretta alimentazione e uno stile di vita sano.
Nei bimbi, il microbiota si forma e si “plasma” in modo differente fin dalla nascita: la tipologia di parto e l’allattamento ne posso variare la composizione. «La sterilità intestinale del feto – spiega Annamaria Staiano, docente di Pediatria presso l’Università degli Studi di Napoli e presidente della Società Italiana di Pediatria – subisce una colonizzazione diversa a seconda che il bimbo venga al mondo con parto naturale o cesareo. Studi scientifici hanno dimostrato che i nati con cesareo hanno un microbiota con un’elevata componente di batteri anerobici, cioè enterobatteri gram negativi e clostridi, mentre i nati da parto naturale mostrano una flora più ricca di lactobacilli e bifidobatteri. Anche l’alimentazione dei primi giorni di vita influisce sulla formazione della popolazione batterica del microbiota. L’allattamento al seno tende a mantenere alta la prevalenza di bifidobatteri, mentre i piccoli, nutriti con latte formulato, presentano invece microrganismi misti come bifidobatteri, batteroidi, enterococchi, clostridi. Preservare in salute il microbiota nei piccoli aiuta a contrastare patologie gastro-intestinali tipiche dell’infanzia, ad esempio il Morbo di Crohn e la rettocolite ulcerosa».
Nei primi 3 anni di vita la comunità microbica (microbioma) si arricchisce di nuove specie fino ad acquisire la caratterizzazione tipica dell’età adulta; tuttavia il microbiota non perde dinamicità. Infatti potrà sempre essere modificato, in positivo o negativo, da condizioni ambientali e igieniche, assunzione di eventuali terapie (antibiotici o altri farmaci) o di alimenti e sostanze contenenti batteri, stati infettivi, stile di vita. Ma l’elemento che più di ogni altro agisce sul microbiota è la dieta: alcuni alimenti possono modulare il microbiota anche nel giro di poche ore. Qual è il messaggio che ne dobbiamo ricavare? Che i nostri comportamenti alimentari, ad esempio la scelta di consumare junk-food o piuttosto la dieta mediterranea, possono contribuire all’eubiosi o disbiosi del nostro microbiota e con essi la capacità del nostro “secondo cervello” di mantenersi e mantenerci in salute.
Il microbiota è prezioso per la donna a ogni età. Infatti viene modulato anche dallo stato ormonale: la pubertà con la comparsa degli estrogeni è un primo fattore di grande cambiamento per la sua formazione, come pure gravidanza, puerperio, allattamento e menopausa. «In questa fase della vita, quando cessa la produzione ormonale – chiarisce Alessandra Graziottin, Presidente della Fondazione Graziottin e Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica presso l’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano – la Terapia Ormonale Sostitutiva (TOS) può aiutare a mantenere la biodiversità del microbiota, che altrimenti andrebbe a ridursi senza gli ormoni che l’alimentano, insieme all’uso di prebiotici e probiotici». Perché dunque tanta attenzione? «Il microbiota è come una ghiandola endocrina – prosegue l’esperta – che interagisce con l’organismo favorendo la produzione di ormoni, in particolare estrogeni, regolando il metabolismo degli ormoni endogeni. Il microbiota influenza anche i nostri umori». Il ruolo “ormonale” del microbiota è evidenziato anche dal fatto che, quando è in condizione di disbiosi, alterato anche da una semplice diarrea, la pillola contraccettiva perde efficacia, mentre l’elevata presenza di estrogeni potrebbe essere spia di un’eventuale patologia tumorale. I probiotici possono contribuire a mantenerlo in eubiosi: «Sono indicati ad esempio in caso di infezioni – conclude Graziottin – o in caso di terapie antibiotiche che possono alterare in maniera importante la composizione del microbiota, in condizioni di stress in qualsiasi età della vita, compresa la post-menopausa e come anti-age in questa fase della vita, unito a corretti stili di vita».
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Il ruolo della dieta. Può fare la differenza per il microbiota se seguiamo la Western Diet, basata sul consumo di grassi saturi, ad esempio carni processate come insaccati o carni pre-utilizzate dall’industria alimentare, in quantità superiore a quelle raccomandate, oppure una dieta mediterranea che privilegia l’utilizzo di olio di oliva, grassi polinsaturi, fibre e cereali integrali e vegetali? Certamente sì: nel primo caso lo stile alimentare “grasso” favorirà la formazione di batteri pro-infiammatori, ad esempio Fermicutes, poco salutari per l’intestino e non solo; può infatti favorire l’insorgenza di diabete, malattie cardiovascolari, oncologiche e neurodegenerative. Mentre nel secondo caso si svilupperà una popolazione di Bacteroides (lactobacilli, bifidobacilli), ad azione antinfiammatoria e antiossidante. «Una dieta ad alto contenuto di vegetali, cereali integrali, olio di oliva, derivati lattiero-caseari, soprattutto se fermentati naturalmente, con un più elevato contenuto di batteri “buoni”, prebiotici – continua Annamaria Colao, docente presso l’Università degli Studi di Napoli e presidente della Società Italiana di Endocrinologia – è in grado di modificare favorevolmente la popolazione di batteri intestinali, rendendoli un’arma robusta e preziosa per contrastare infezioni, grasso viscerale, infiammazioni croniche, ad esempio il colon irritabile». Per favorire il benessere del microbiota, occorre nutrirlo al momento giusto e con i cibi giusti. «Ad esempio al mattino quando il cortisolo ha il suo picco e occorre immagazzinare energia – precisa la professoressa – è meglio consumare zuccheri semplici, che vanno invece evitati alla sera, in quanto si accumulerebbero sotto forma di grasso viscerale, molto dannoso per la salute. Ideale a cena è una piccola quota di vegetali e a fine pasto o poco dopo, una tisana calda che rilassa intestino e stomaco, favorendo la digestione e il buon sonno, aiutando anche le cellule e il sistema immunitario con un’azione rigenerativa e di autoriparazione».
di Francesca Morelli