Settimana Mondiale della Tiroide: “Io mi informo bene”

Sei milioni di persone in Italia hanno problemi alla tiroide, a cui si associa una prevalenza di patologie non gravi e curabili. La diffusione di queste malattie nella popolazione e l’interesse crescente delle persone rende centrale il tema della corretta informazione. Per questo la Settimana Mondiale della Tiroide 2022, su indicazione di Thyroid Federation International e di CAPE, Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini, si occuperà di informazione.  “Tiroide e salute: io mi informo bene”: ritorna l’appuntamento annuale con la Settimana Mondiale della Tiroide, dal 25 al 31 maggio, patrocinata dall’ISS, Istituto Superiore di Sanità e promossa dalle principali società scientifiche endocrinologiche, mediche e chirurgiche, quali AIT (Associazione Italiana della Tiroide), AME (Associazione Medici Endocrinologi), SIE (Società Italiana di Endocrinologia), SIEDP (Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica), SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), SIUEC (Società Italiana Unitaria di Endocrino Chirurgia), AIMN (Associazione Italiana Medici Nucleari), ETA (European Thyroid Association) insieme al Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrini (CAPE) e sostenuta con un contributo di IBSA Farmaceutici Italia, Merck e EISAI.

«La diffusione delle malattie della tiroide nella popolazione è importante ed è percepita sempre più chiaramente dalla pubblica opinione», spiega Marcello Bagnasco, coordinatore scientifico della SMT e presidente AIT (Associazione Italiana Tiroide). «Alla grande diffusione fa riscontro una prevalenza di patologie non gravi e soprattutto ben curabili, oltre a buone strategie di prevenzione. L’ampia disponibilità di notizie su internet ha risvolti positivi, ma può anche portare all’illusione di poter essere “medici di sé stessi”, e causare la diffusione di informazioni inesatte o addirittura false, spesso allarmistiche, suscettibili di rilancio e amplificazione. In occasione di questo annuale appuntamento, si cercherà di dare risposta alle tante domande che le persone con una malattia tiroidea si fanno e individuare i falsi miti più comuni e sfatarli attraverso un “decalogo”. L’esortazione per i pazienti è quella di rivolgersi ai medici di famiglia e agli specialisti e distinguere le fonti qualificate a cui attingere notizie».
Ecco, in sintesi, alcuni punti del “decalogo”: tutte le risposte degli esperti sono disponibili sul profilo FB Settimana Mondiale della Tiroide 2022.

Tiroide e chili di troppo: i pazienti spesso considerano la tiroide la causa del sovrappeso. «Ma non è così», chiarisce Anna Maria Colao, presidente Società Italiana di Endocrinologia (SIE). «I pazienti con ipotiroidismo grave possono presentare sovrappeso, ma questo non si riscontra di regola nell’ipotiroidismo lieve, più frequente. Peraltro, i pazienti obesi possono presentare alterazioni modeste degli esami di funzionalità tiroidea, che vanno inquadrati dall’endocrinologo. In ogni caso, l’uso di farmaci a base dell’ormone tiroideo a scopo dimagrante non è adeguato né efficace, e presenta rischi per la salute».

Utilizzo del sale iodato nell’alimentazione: «Lo iodio è indispensabile per il funzionamento della tiroide perché è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei: un adeguato apporto di iodio consente di prevenire la maggior parte delle patologie tiroidee», spiega Antonella Olivieri, responsabile dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodioprofilassi (OSNAMI) dell’ISS, Istituto Superiore Sanità. «Tutti, anche le persone con patologie tiroidee, possono usare il sale iodato (poco, ma iodato) perché garantisce il fabbisogno necessario, ma non determina un apporto di iodio eccessivo».

Curare l’ipotiroidismo con la tiroide secca, considerata l’alternativa “naturale” all’uso dell’ormone tiroideo purificato? «La tiroide secca è un estratto secco di tiroide porcina: per decenni è stata utilizzata come trattamento all’ipotiroidismo, prima dell’introduzione della L-tiroxina di sintesi chimica», afferma Luca Chiovato, Past President Associazione Italiana della Tiroide (AIT). «A livello di composizione, contiene una miscela dei due ormoni tiroidei, L-Tiroxina (T4) e L-Triiodotironina (T3), che può variare a seconda della provenienza e dell’alimentazione degli animali da cui la tiroide è prelevata. È meno maneggevole della L-tiroxina e il suo utilizzo richiede un monitoraggio più accurato. Per questo la terapia standard con L-Tiroxina è agevole e risolutiva nella grandissima maggioranza dei pazienti, andando a sfatare quindi l’utilità della tiroide secca come alternativa terapeutica. Inoltre, la tiroide secca non è un farmaco autorizzato dal Ministero della Salute e spesso la sua provenienza è poco trasparente, provenendo da laboratori galenici o prodotti dall’estero».

Il bambino non presenta problemi alla tiroide: «È un’errata credenza», conferma Mariacarolina Salerno, Presidente Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica (SIEDP). «La tiroide è un organo fondamentale per la crescita e le malattie tiroidee possono manifestarsi già alla nascita. Da decenni viene effettuato alla nascita lo screening per l’ipotiroidismo, che dà la possibilità di diagnosi e trattamento tempestivo, garantendo un normale sviluppo psicofisico. Altre patologie, simili a quelle dell’adulto, possono insorgere nell’infanzia e nell’adolescenza, agevolmente identificabili e curabili dal pediatra endocrinologo».

Le patologie della tiroide sono molto comuni nell’anziano. Lo conferma Fabio Monzani, della Società Italiana di Geriatria e Gerontologia. «La sintomatologia però può avere caratteristiche particolari e non essere facilmente distinguibile per la presenza di altre patologie. È sempre consigliato rivolgersi allo specialista che valuterà se, quando e come intervenire con una terapia nel quadro globale di salute della persona».

Quando c’è difficoltà alla deglutizione si pensa subito alla tiroide. «Va precisato che solo una tiroide molto ingrossata, e in particolare noduli di grandi dimensioni, possono portare ad una reale difficoltà alla deglutizione», spiega Francesco Frasca, Membro Comitato Esecutivo ETA, European Thyroid Association. «Andrebbero comunque valutate anche cause più comuni, quali esofagite da reflusso o faringite».

Le radiazioni per le mammografie di screening, possono causare danno alla tiroide e quindi andrebbe indossato un collare piombato per proteggersi. «In realtà non esiste alcun pericolo di danni alla tiroide, e in particolare di insorgenza di tumori, legato allo screening mammografico, procedura preziosa per la diagnosi precoce del cancro al seno», conferma Maria Cristina Marzola, Associazione Italiana Medicina Nucleare. «La radioattività erogata è molto bassa e le radiazioni comunque non colpiscono la tiroide. Alcune persone pensano che l’uso di collari piombati è non solo inutile, ma dannoso, perché può alterare il risultato della mammografia».

Spesso i pazienti con problemi alla tiroide lamentano stati ansiosi e insonnia. «Ansia, irritabilità, insonnia e altri segni di malessere psicologico possono essere legati a malfunzionamento della tiroide, in particolare ipertiroidismo, e normalizzarsi con adeguata terapia della disfunzione», spiega Franco Grimaldi, Presidente Associazione Medici Endocrinologi. «Peraltro, disturbi legati ad ansia patologica sono molto frequenti in generale, e il riscontro di normali esami di funzionalità tiroidea esclude un legame con disfunzioni della ghiandola».

Troppe le informazioni a “portata di click”, spesso fuorvianti e difficili da comprendere. «È difficoltoso per chiunque non abbia conoscenze in campo medico-scientifico riuscire a comprendere ciò che gli viene detto perché purtroppo capita che lo specialista utilizzi termini non sempre di facile comprensione», afferma Annamaria Biancifiori Presidente CAPE, Comitato delle Associazioni dei Pazienti Endocrinologici. «Per questo molti pazienti si rivolgono a noi perché le informazioni sono spesso difficili da comprendere e anche fuorvianti, soprattutto quando si cercano risposte su Internet. E questo induce molti pazienti a fare autodiagnosi di condizioni cliniche tutt’altro che corrette».

– Gli interventi chirurgici mininvasivi e robotici della tiroide possono portare minori complicanze? «La probabilità di complicanze negli interventi sulla tiroide non è correlata con la tecnica impiegata», afferma Pietro Giorgio Calò, Presidente della Società Italiana Unitaria di Endocrino-Chirurgia (SIUEC). «Gli interventi mininvasivi sono preferiti per la possibilità di avere sul collo segni quasi invisibili, ma queste tecniche sono riservate alle tiroidi e ai noduli più piccoli. La chirurgia della tiroide va sempre più verso un approccio personalizzato su ogni singolo paziente e sulle caratteristiche della ghiandola e del nodulo».

di Paola Trombetta

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