Il tumore dell’endometrio, o per meglio dire i tumori dell’endometrio, rappresentano la quasi totalità delle neoplasie del corpo dell’utero. Colpiscono più frequentemente donne in menopausa, tra i 50 e i 70 anni. In Italia si stimano 10 mila nuove diagnosi all’anno. È possibile fare qualcosa per prevenirlo? Le attività di prevenzione sono purtroppo limitate. Non ci sono strategie specifiche, se non piccoli accorgimenti che possono aiutare a ridurre il rischio. Acto Onlus, la principale associazione di pazienti che si occupa di tumori ginecologici, suggerisce come prima cosa di seguire una dieta sana e ricca di fibre e svolgere regolare attività fisica. Questo consente di tenere sotto controllo il peso: mantenere un peso ideale, già a partire dalla prima età adulta, evita l’insorgere dell’obesità, che è uno dei fattori di rischio. Anche la pillola anticoncezionale ha un valore protettivo: assumere una pillola contenente un dosaggio bilanciato di estrogeni e progesterone o la minipillola a base di solo progesterone sembrerebbe ridurre il rischio di tumore dell’endometrio, ma anche dell’ovaio e del colon. La maggior parte dei tumori dell’endometrio (90%) si manifesta con sanguinamento vaginale anomalo, per esempio dopo la menopausa o in un momento diverso rispetto a quanto previsto con il flusso mestruale normale nelle donne in età fertile. Il fatto che questo sintomo si presenti in genere già all’esordio della malattia fa in modo che nell’80 per cento venga diagnosticato in fase iniziale, quando è ancora confinato all’utero. In ogni caso la chirurgia rappresenta il trattamento d’elezione a cui seguono le diverse terapie in base allo stato di evoluzione della malattia.
Un paio di settimane fa è stato approvato anche in Italia per il tumore all’endometrio, un anticorpo monoclonale, dostarlimab, in grado di riattivare in una paziente su tre la capacità dell’organismo di difendersi. Già da un anno veniva utilizzato gratuitamente nelle pazienti “eleggibili” grazie a un programma di “Early access”, promosso da GSK. «Si tratta di una molecola che è in grado di rompere il legame tra il recettore PD-1, presente sui linfociti T, che viene inattivato dai recettori PDL-1, presenti invece sulla superficie delle cellule tumorali: sciogliendo questo legame i linfociti T sono liberi e dunque in grado di agire contro il tumore. Questo farmaco ha dimostrato in particolare di avere un’attività antitumorale duratura in quelle pazienti che hanno un deficit della riparazione del DNA (dMMR), presente in un terzo dei tumori all’endometrio», spiega Nicoletta Colombo, docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Milano Bicocca. «Dostarlimab agisce dunque riattivando il sistema immunitario nelle donne con malattia localmente avanzata o metastatica e con tumore dMMR». La prima conferma è arrivata dai risultati dello studio GARNET, presentato all’ultimo Congresso Americano di Oncologia (ASCO), risultati che hanno portato all’approvazione dell’utilizzo da parte dell’Agenzia regolatoria del farmaco italiana (AIFA) per l’impiego di questo farmaco nei tumori all’endometrio che non rispondono alla chemioterapia con platino. Durante lo stesso congresso sono stati resi noti anche i risultati di uno studio indipendente con dostarlimab nel trattamento neoadiuvante del carcinoma del retto, che hanno evidenziato consistenti risposte complete, sollevando grande interesse per questa applicazione. Lo studio GARNET evidenzia che il tasso di risposta obiettiva di dostarlimab è risultato maggiore nelle pazienti con dMMR dove 6 donne su 10 mantengono il controllo della malattia dopo oltre due anni, per la precisione 27,6 mesi. Le pazienti che hanno raggiunto una risposta completa sono state il 16%; quelle con una risposta parziale il 29,4% , mentre la stabilizzazione della malattia è stata ottenuta dal 14,7%.
«I dati dello studio GARNET sono particolarmente importanti», fa notare la professoressa Colombo. «Innanzitutto confermano un tasso di risposta estremamente elevato nelle pazienti con dMMR, ma soprattutto, cosa ancora più interessante, con il follow-up prolungato si è visto quanto queste risposte siano durature, con un impatto decisivo sulla sopravvivenza libera da progressione di malattia, con immediato beneficio in termini di qualità di vita alle pazienti. In generale, il tempo medio all’ottenimento della migliore risposta è di circa 8 mesi».
Oggi è ufficiale la rimborsabilità di dostarlimab anche in Italia, con questa indicazione: utilizzo in monoterapia per il trattamento di pazienti adulte affette da carcinoma endometriale avanzato o ricorrente, con deficit del sistema di riparazione del DNA- Mismatch Repair (dMMR) durante o dopo un trattamento con un regime a base di platino.
«Fino all’avvento delle immunoterapie – aggiunge Maria Sofia Rosati, direttore medico oncoematologia di GSK – il tumore dell’endometrio nelle fasi avanzate era una malattia orfana di possibilità di trattamento. Le donne, il cui tumore progrediva alla prima terapia, erano senza speranze di cura e di poter prolungare la propria sopravvivenza. Il significativo miglioramento della conoscenza di particolari profili di tumore dell’endometrio (nel caso dMMR/MSI-H), hanno permesso alla ricerca di sviluppare terapie personalizzate e mirate a uno specifico meccanismo, causa della malattia e della sua progressione. L’immunoterapia – dice Rosati – ha dato alle donne con tumore dell’endometrio avanzato la capacità di “risvegliare” un sistema immunitario “addormentato” dalla stessa attività del tumore che, “mascherato” da cellula sana, si era reso irriconoscibile alla sorveglianza delle nostre cellule della difesa. La terapia con dostarlimab, primo immunoterapico disponibile in Italia, rappresenta un’opportunità di trattamento per le pazienti con profilo dMMR/MSI-H. Tra i primi Paesi in Europa, le pazienti italiane hanno ora questa possibilità, grazie alla positiva valutazione della Agenzia regolatoria che ha riconosciuto l’importante valore terapeutico per le pazienti».
«Oggi nel campo dei tumori ginecologici – afferma Nicoletta Cerana, presidente di Acto – stiamo assistendo a una rivoluzione epocale. Dopo i successi della medicina personalizzata nella cura del tumore ovarico accogliamo con entusiasmo l’approvazione di dostarlimab, il nuovo farmaco immunoterapico che apre nuove speranze di vita non solo a ogni donna che sta lottando contro un tumore avanzato dell’endometrio, ma anche ai suoi familiari. Perché non bisogna mai dimenticare la tremenda capacità che un tumore femminile ha di ripercuotersi sul futuro dell’intera famiglia. Non a caso si dice spesso: “se sta bene la donna sta bene l’intera società».
di Paola Trombetta