«Ho sofferto di occhio secco fin da giovane. Ricordo che a 35 anni questo disturbo era così invalidante che sembrava compromettere la vista. Dopo una visita specialistica, avevano addirittura ipotizzato una malattia autoimmune, la sindrome di Sjogren, che richiedeva il massiccio utilizzo di farmaci cortisonici. La mia fortuna è stata di avere uno zio oculista, Mario Stirpe, che mi ha subito tranquillizzata dicendomi che si trattava semplicemente di “sindrome dell’occhio secco” e mi ha consigliato le lacrime artificiali monodose (non quelle in boccetta che possono contenere conservanti) da utilizzare anche dieci volte al giorno. E così ho fatto per due anni e il disturbo è scomparso. Ancora oggi uso un paio di volte al giorno queste lacrime artificiali, soprattutto quando rimango per tanto tempo nella sala di registrazione, sotto i riflettori che infastidiscono i miei occhi. E proprio in questi giorni ho tranquillizzato una mia collega che soffre dello stesso disturbo e che si è molto allarmata per questa fastidiosa secchezza che, a volte, le impedisce addirittura di tenere aperti gli occhi».
È un disturbo molto frequente nelle donne, quello dell’occhio secco, di cui ha parlato Bianca Berlinguer, celebre conduttrice della trasmissione Cartabianca su Rai 3, in occasione della presentazione del Congresso SOI (Società Oftalmologica Italiana), dal 16 al 19 novembre all’Hotel Cavalieri Hilton di Roma (www.congressisoi.com).
«Tra le cause più comuni del “dry-eye” ci sono le variazioni ormonali, più frequenti nelle donne in gravidanza e menopausa, e l’invecchiamento che rende l’occhio più sensibile agli stimoli che possono procurare fastidio, come la luce intensa e anche il fumo di sigaretta», puntualizza il dottor Matteo Piovella, presidente della SIO. «Ci sono poi fattori ambientali, patologie sistemiche e locali o particolari tipi di farmaci. Con il termine “occhio secco” si intende una netta riduzione della lubrificazione dell’occhio, causata da un’alterazione delle ghiandole di Meibomio che non producono a sufficienza il liquido lubrificante della superficie oculare. A volte l’occhio secco viene confuso con una congiuntivite: per questo è molto importante che sia formulata una diagnosi corretta e che ci si rivolga al medico oculista. Altre volte il problema è completamente sottovalutato e non viene trattato, peggiorando la situazione. Spesso basta utilizzare lacrime artificiali per risolvere il disturbo. Altre volte, invece, soprattutto più avanti negli anni, la presenza di rughe profonde sulle palpebre può modificare i dotti lacrimali e alterare la produzione delle ghiandole di Meibomio. Si avranno così lacrime con un ridotto contenuto di lipidi, che porteranno a una rapida e precoce evaporazione della parte acquosa del film lacrimale, creando una condizione di squilibrio nelle lacrime e la sindrome da disfunzione del film lacrimale, appunto l’occhio secco. In menopausa questa produzione lacrimale si riduce drasticamente ed è il motivo per cui l’occhio secco è una patologia oculare molto comune nelle donne, dopo i 50 anni».
Tra le cause dell’occhio secco, inoltre, c’è anche l’utilizzo di lenti a contatto, che si collocano sulla cornea, assorbendo una grande quantità di film lacrimale. «L’uso (ma soprattutto l’abuso) di lenti a contatto concorre a provocare una sindrome da disfunzione del film lacrimale», ha aggiunto il dottor Luigi Marino, referente di AIMO per la Lombardia, che ha affrontato questo argomento in occasione del 13° Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Medici Oculisti (AIMO), che si è da poco concluso all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «Questo succede specialmente quando non si utilizzano lenti a contatto “usa e getta” o giornaliere e per la corretta igiene si impiegano soluzioni conservanti ricche di sostanze a lungo andare dannose. Inoltre ci sono alcuni farmaci sistemici che hanno come effetto collaterale di causare “occhio secco”: sono gli ansiolitici, i sedativi, gli antidepressivi, gli antistaminici, i decongestionanti nasali, i contraccettivi orali o i diuretici. Diversi studi internazionali, infine, confermano che l’uso prolungato di monitor, ma anche di un semplice smartphone o tablet, provoca la manifestazione di disturbi oculari come bruciore, arrossamento, lacrimazione, sensazione di secchezza oculare, fastidio alla luce, senso di affaticamento e annebbiamenti visivi transitori».
Al Congresso AIMO hanno partecipato alcuni dei principali opinion leader internazionali nell’ambito del “dry-eye”, riuniti in una tavola rotonda, con l’obiettivo di mettere a punto tutti insieme delle semplici, ma precise, Linee guida per questa sindrome. «L’occhio secco è una patologia multifattoriale piuttosto complessa, perché può avere molte sfaccettature e spesso non è facile impostare la giusta terapia», ha fatto notare la dottoressa Romina Fasciani, Dirigente medico presso il Policlinico “A. Gemelli” di Roma e membro del consiglio direttivo di AIMO. «Molti oculisti pensano che sia sufficiente gestire questa sindrome con le lacrime artificiali, ma non è così scontato e il tema è in realtà molto più complesso. Per questo sarebbero necessarie delle indicazioni chiare su come orientarsi in un panorama complicato come quello dell’occhio secco. L’obiettivo della nostra tavola rotonda è proprio quello di riuscire a elaborare delle Linee guida, cioè un documento condiviso che abbia un largo consenso e sia naturalmente aperto, oltre che ai soci di AIMO e SISO, anche a tutta la popolazione oftalmologica italiana».
Due nuove tecnologie per il trattamento
Per il trattamento dell’occhio secco, sono a disposizione due nuove tecnologie, presentate in occasione del Congresso AIMO. «La prima è il Jett plasma, una nuovissima tecnologia che con un elettrodo d’oro decheratinizza il bordo palpebrale riaprendo le ghiandole e con quello d’argento ripolarizza le cellule ghiandolari riattivandole», ha spiegato il dottor Carlo Orione, socio fondatore di AIMO e referente dell’Associazione per la Regione Piemonte. «Utilizzando un elettrodo d’argento si agisce sulle ghiandole di Meibomio con tre risultati: il primo porta la temperatura a 45 gradi sciogliendo il Meibum; il secondo induce cambi di polarità della membrana cellulare ionizzandola e migliorando l’interscambio metabolico; il terzo è che le cellule hanno una carica negativa all’interno della loro membrana, per cui l’invecchiamento causa una distribuzione irregolare delle cariche elettriche, con perdita del potenziale di membrana e altera i canali del sodio e del potassio, perdendo la capacità di assimilare sostanze nutritive. Stimolando la depolarizzazione di membrana si ha un aumento di perfusione sanguigna delle ghiandole che riprendono a produrre un Meibum oleoso».
La seconda tecnologia è la “Dry Eye Dual System”, che secondo l’esperto è «l’unico strumento che permette di utilizzare contemporaneamente due tecnologie. La luce pulsata si utilizza anche per l’epilazione ed è per quello che si è iniziato a usarla indirettamente per evitare il contatto sulle ciglia. Se però utilizziamo filtri a 530 micron, siamo sicuri di non danneggiare il bulbo pilifero che si trova a 640 micron di profondità. Importantissima in questo senso è la protezione dell’occhio con appositi gusci colorati o meglio ancora neri. La Luce pulsata causa dunque la riduzione dei vasi sanguigni teleangectasici, che rilasciano fattori infiammatori all’occhio (citochine e chemochine): se chiudiamo le teleangectasie il ciclo infiammatorio si riduce. È stato anche pubblicato un lavoro su “The Ocular Surface” che dimostra come i neuroattivatori possano stimolare la ghiandola lacrimale e le ghiandole del Meibomio. Ed è per questo motivo che, abbinando la radiofrequenza alla luce pulsata, il risultato è migliore».
di Paola Trombetta