Quello che le giovani devono sapere sulla prima visita ginecologica

Esiste una sorta di “Vademecum della salute anche per le adolescenti/ragazze”? Ovvero ci sono regole che suggeriscono ad esempio quando recarsi dal ginecologo per la prima volta e come comportarsi, quali domande porre e quali consigli ricevere sul ciclo mestruale e la femminilità? Certamente si tratta di argomenti che possono creare imbarazzo sia per la ragazza, restia a parlare con mamma e papà, come per i genitori, impacciati nell’affrontare questo tema, che è sicuramente tabù per il papà e un po’ meno per la mamma che spesso affronta l’argomento, raccontando della propria esperienza. La soluzione è lasciare la parola alle esperte che sono in grado di approfondire 10 luoghi comuni sulla prima visita ginecologica.

La prima visita ginecologica deve coincidere con le prime mestruazioni?
«Sì e no. Non è una data fissa, molto dipende da come si presenta il ciclo. Nel caso in cui non ci siano problemi associati alle mestruazioni, come dolori forti, ciclo molto abbondante si può rinviare la visita», risponde la dottoressa Manuela Fabbris, ginecologa.

È meglio farsi accompagnare dalla mamma?
«No, non è la regola. Nonostante la prima educazione sul tema avvenga in famiglia, la conseguenza non è che la mamma debba per forza accompagnare la figlia alla prima visita ginecologica. E le motivazioni sono diverse: spesso la ragazza prova vergogna e preferisce andare da sola o accompagnata da un’amica. In ogni caso la relazione che si stabilisce tra ginecologo e paziente è intima e di fiducia, come con qualsiasi altro professionista della salute; pertanto la presenza di una terza persona potrebbe disturbarne la trasparenza», dichiara Alessandra Bitelli, Woman Empowering Coach.

La visita va fatta solo se ci sono problemi ginecologici?
«No, l’informazione e la conoscenza restano sempre l’arma migliore per fare prevenzione e/o adottare comportamenti corretti. In quest’ottica, potrebbe essere necessario rivolgersi al ginecologo anche in assenza di specifici problemi ginecologici. Ad esempio la consulenza e non la visita, potrebbe essere indicata per parlare di contraccezione e di malattie sessualmente trasmissibili», commenta la dottoressa Fabbris.

 Meglio rivolgersi sempre a una ginecologa?
«L’importante è che il professionista che si consulta sia serio, competente ed empatico, e sappia instaurare un buon rapporto medico-paziente. Poco importa che sia uomo o donna. Soprattutto è essenziale, per la prima visita ginecologica, che il medico sappia parlare alle ragazze con semplicità, che sappia rispondere alle domande senza dare nulla per scontato, che comprenda e accolga le possibili ansie e pudori. Tali qualità possono averle sia un ginecologo uomo o donna; l’unica discriminante è che una ginecologa donna ha già vissuto il momento della prima visita in prima persona e questo, forse, la rende maggiormente empatica, ma non è comunque una garanzia», sottolinea la dottoressa Bitelli.

La visita ginecologica non va vissuta con imbarazzo…
«Spesso l’imbarazzo è una sovrastruttura creata dall’ambiente socio-culturale in cui si vive, compreso quello familiare. È compito degli adulti di riferimento preparare la giovane a comprendere che non c’è nulla da temere da questa visita: il medico che si occupa della salute intima della donna è un alleato, e non un nemico, pronto a dare adeguati consigli, senza mai esprimere giudizi. Si infrange così la barriera dell’imbarazzo, considerando quindi la visita ginecologica come qualsiasi altra visita medica», conclude la dottoressa Bitelli.

La visita ginecologica è dolorosa?
«È difficile che la prima visita sia invasiva, pertanto non c’è nulla da temere sotto l’aspetto del dolore. In genere in questa occasione non si utilizza lo speculum; può essere sufficiente un’ecografia pelvica e in funzione di ciò, la prima visita ginecologica si può dire “fastidiosa”, non dolorosa», precisa la dottoressa Fabbris.

Non deve essere anticipata da troppi dettagli…
«Né vero né falso, dipende dalla natura della ragazza: alcune preferiscono sapere, altre no. Capita spesso che le giovani abbiano letto o sentito parlare di esperienze traumatizzanti e ciò condiziona l’atteggiamento verso la prima visita ginecologica. Spesso arrivano intimorite rispetto a cosa aspettarsi durante la visita; occorre invece sensibilizzare le ragazze sulla necessità di regolari controlli», fa notare la dottoressa Fabbris.

 Durante la prima visita conviene parlare dei dolori mestruali?
«Lo si può fare se i disturbi ginecologici si manifestano fin dalle prime mestruazioni, sebbene le irregolarità mestruali debbano essere analizzate almeno dopo tre anni dalla prima mestruazione, in quanto in gran parte dei casi i cicli si regolarizzano in questo lasso di tempo. L’importante è che il ginecologo faccia le domande corrette mettendo a proprio agio la paziente, invitandola a segnalare eventuali dolori (piccoli o grandi) o abbondanza del flusso», puntualizza Fabbris.

La prima visita potrebbe essere l’occasione anche per parlare di contraccezione?
«Sarebbe opportuno farlo prima dell’inizio di una vita sessualmente attiva. Nel corso del colloquio, è possibile anche informare sulle opzioni contraccettive, spiegando che alcuni metodi, in primo luogo la pillola, possono essere usati anche per “correggere” alcune irregolarità del ciclo mestruale, di cui alcune presenti fin dall’età adolescenziale così da non trascinare sintomi e problemi nel tempo», risponde la sessuologa Roberta Rossi.

Si possono fare anche domande sulla sessualità?
«È un diritto delle giovani parlare di sessualità: a ogni domanda, che va accolta, va data una risposta chiara, in modo da dare sicurezza alla paziente, soprattutto se si parla di sessualità. Può essere utile spiegare che l’utilizzo della contraccezione consente un maggiore rilassamento e possibilità di coinvolgimento nel rapporto, non dovendo preoccuparsi di “stare attenti”. È importante informare che il coito interrotto, anche con basse probabilità, potrebbe portare a una gravidanza indesiderata. Da precisare inoltre che alcuni metodi contraccettivi proteggono dalle infezioni sessualmente trasmissibili. Si tratta di informazioni molto utili per la ragazza che si avvia verso l’inizio della propria vita sessuale», conferma la sessuologa.

di Francesca Morelli

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