È stato il primo trapianto di polmone da vivente in Italia. Finora i trapianti di organi da persone vive hanno riguardato il rene e parti di fegato. L’intervento, che è passato alle cronache, è avvenuto un mese fa all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Un padre ha donato un lobo del suo polmone al figlio, malato di talassemia, con un grave danno polmonare causato da una reazione immunitaria dopo un precedente trapianto di midollo. Oggi padre e figlio stanno bene e la loro testimonianza è molto importante per sensibilizzare le persone alla donazione di organi. Lo scorso anno solo 3887 persone hanno avuto accesso al trapianto a fronte di una lista d’attesa di oltre 8000 pazienti. Per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni è stato presentato i giorni scorsi presso il Senato della Repubblica, l’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto Organi, Tessuti e Cellule, su iniziativa della Senatrice Elisa Pirro, a cui hanno già aderito tanti parlamentari di diverse aree politiche. Nell’occasione è stato anche illustrato il Manifesto Sociale, prodotto dal Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto Organi, Tessuti e Cellule.
«È indispensabile che Parlamento e Governo operino in sintonia e con celerità per assicurare all’Italia un più efficace quadro normativo e gestionale per questa sensibile e importante materia», ha sollecitato la Senatrice Elisa Pirro, esponendo le ragioni che l’hanno indotta a costituire l’Intergruppo Parlamentare Donazione e Trapianto Organi, Tessuti e Cellule. «La legge vigente in materia risale alla fine degli anni ‘90 (Legge n°91/99) e deve assolutamente essere attualizzata e aggiornata, anche in riferimento alle innovative modalità di conservazione di organi, tessuti e cellule, come le staminali derivate dal cordone ombelicale. Questo Paese non può permettersi di avere un numero così elevato di pazienti in attesa per un trapianto d’organo. E purtroppo ancora il 30% della popolazione è contrario alla donazione. Occorre promuovere una cultura della donazione, con l’aiuto anche dei medici di famiglia, per convincere le persone ancora reticenti. Ho vissuto in prima persona questa diffidenza: mia mamma, oggi anziana, per tanti anni ha manifestato diffidenza nei confronti della donazione di organi. Finché, dopo aver vissuto l’esperienza diretta di un parente che aveva necessità di un trapianto per poter vivere, si è convinta dell’importanza di questo gesto che davvero può salvare tante vite. Oggi è fondamentale sfruttare anche la tecnologia che consente procedure più rapide ed efficaci per la conservazione degli organi e il loro trasporto veloce da un ospedale all’altro: quasi sempre gli organi espiantati in un ospedale devono essere trasportati in un altro, magari fuori provincia, o addirittura regione».
«È fondamentale promuovere la comunicazione attraverso messaggi e campagne d’informazione che facciano chiarezza sulle tante fake-news che ancor oggi adombrano la decisione di donare i propri organi», puntualizza la dottoressa Letizia Lombardini, direttore medico del Centro Nazionale Trapianti. «Tra queste le false notizie sulla tanto dibattuta “morte cerebrale”. Prima dell’espianto di un organo, un’apposita commissione, costituita da rianimatore, medico legale, neurologo, come previsto dalla Legge, conferma l’avvenuta “morte cerebrale” che è irreversibile. Quindi viene a decadere il dubbio, che ancora oggi attanaglia molte persone, del rischio di prelevare organi da persone vive. In questi casi è solo il cuore che viene mantenuto funzionante per evitare il deterioramento degli organi, ma la persona è considerata “clinicamente morta” quando viene a cessare l’attività cerebrale. Purtroppo ancor oggi in Italia solo 14,5 milioni di persone hanno dichiarato la disponibilità alla donazione di organi, mentre si registra ancora un 30% di persone contrarie. Per fortuna si tratta prevalentemente di anziani che non reputano i loro organi idonei alla donazione. Anche se, dalle cronache dei giorni scorsi, a una donna deceduta a 102 anni è stato espiantato il fegato, reimpiantato poi in un malato grave. Un altro punto fondamentale da affrontare è la necessità di rendere omogenee su tutto il territorio nazionale le attività relative alla donazione e ai trapianti, incidendo sia sul piano della promozione della cultura della donazione d’organo, che sugli aspetti di tipo organizzativo, salvaguardando questo diritto su tutto il territorio nazionale e colmando l’enorme divario che ancora esiste tra Nord e Sud in riferimento alle donazioni».
Per diffondere la cultura delle donazioni, è stato presentato il Manifesto Sociale elaborato dal Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto Organi, Tessuti e Cellule, promosso dalla rivista di politica sanitaria Italian Health Policy Brief (IHPB). Il documento, sottoscritto da 11 tra associazioni di pazienti e organizzazioni civiche, mette in evidenza la variegata tipologia di problematiche che caratterizzano il settore e che sono meritevoli di essere tenute nella massima considerazione per molteplici aspetti: socio-culturali, di sistema ed economico-organizzativi.
«Il percorso che ha accompagnato in questi anni l’impegno nel campo della donazione d’organo e dei trapianti ha visto protagoniste soprattutto le associazioni dei pazienti e dei cittadini impegnate in questo campo», ha sottolineato Teresa Petrangolini, coordinatrice del Comitato per l’Equità di Accesso alla Donazione e Trapianto Organi, Tessuti e Cellule. «Oggi è necessario rilanciare questo impegno su vari fronti che riguardano il miglioramento dell’organizzazione, l’equità di accesso, la semplificazione e l’ammodernamento dei vari passaggi, con particolare attenzione alla delicata questione della donazione. Sono tante le modalità per manifestare la propria volontà di aderire alla donazione di organi: dall’iscrizione ad associazioni come AIDO, alla propria dichiarazione in occasione del rinnovo del documento d’identità. Il Comitato è nato proprio per questo: promuovere campagne di sensibilizzazione dei cittadini e costruire un programma con il mondo associativo per fornire un forte supporto alla politica dei trapianti, perché risponda sempre di più alle esigenze di salute dei cittadini italiani. Nella ferma convinzione che il trapianto “moltiplica” la vita!».
di Paola Trombetta