L’abuso di alcol è un killer per la salute. Ma il vino, se assunto moderatamente, con le giuste modalità, e all’interno della dieta mediterranea, può essere addirittura protettivo. È la conclusione del recente Convegno “Bere Mediterraneo. Gli effetti sulla salute di un consumo moderato di vino”, che si è svolto a Palazzo Giustiniani a Roma, su iniziativa del senatore Gian Marco Centinaio e la partecipazione del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, con esperti del settore di livello nazionale e internazionale.
Sullo sfondo delle recenti polemiche per la legge irlandese sugli Health Warning in etichetta, che demonizza in modo indiscriminato tutti gli alcolici, e sulla mancata presa di posizione della Commissione Europea, l’evento è stato occasione per chiarire come non tutti i prodotti alcolici siano uguali e come gli effetti negativi sulla salute, pur gravi e indiscussi in caso di abuso, non siano una verità assoluta ma dipendano piuttosto da cosa, quando, come, in quale misura e perfino con quali cibi si beve. A chiarire il tutto, un documento di provata solidità scientifica: il “Moderate Wine Consumption and Health: A Narrative Review”, pubblicato sulla rivista Internazionale Nutrients (https//ww.mdpi.com/2072-6643/15/1/175), compilato da un pool di ricercatori indipendenti delle diverse Istituzioni Accademiche italiane, che sulla base degli studi più recenti (8 sulle malattie cardiovascolari, 3 sul diabete tipo 2, 4 sulle malattie neurovegetative, 5 sul cancro, 4 sulla longevità) dimostra come il vino sia diverso da tutti gli altri alcolici nella modulazione delle vie biochimiche e nell’espressione genica dei componenti bioattivi e, se bevuto nelle giuste modalità, non solo non aumenta il rischio di malattie cronico-degenerative, ma al contrario è benefico per la salute. L’impegno scientifico sul tema, inoltre, proseguirà, grazie a un’altra novità del Convegno: la nascita dell’Istituto per la ricerca su vino, alimentazione e salute, presieduto dal Professor Luigi Tonino Marsella (Dipartimento di Biomedicina e prevenzione dell’Università Tor Vergata di Roma), che si occuperà di promuovere studi e dare le giuste informazioni sulla specificità e sul valore del vino all’interno della super-salutare dieta mediterranea.
«La sua composizione è un insieme complesso e ricchissimo di composti attivi», conferma la professoressa Silvana Hrelia, del Dipartimento Nutrizione Umane Università di Bologna. «Tra i principali: catechina, quercitina, antociani dai forti poteri antiossidanti; melatonina e viniferina (l’ultima componente scoperta), che può proteggere la funzione endoteliale sei volte più del resveratrolo. E quest’ultimo, già noto al grande pubblico come “anticolesterolo/infarto”, si conferma preziosissimo. «È presente nel vino fino a un massimo di 36mg/l», spiega l’esperta. «Dopo l’assunzione viene rilevato nel plasma solo in tracce, perché viene trasformato dal microbiota intestinale e il suo contributo all’attività antiossidante diretta è basso. Ma tuttavia, anche a bassissime concentrazioni, agisce modulando vie intracellulari in grado di aumentare le difese detossificanti dell’organismo».
Si conferma dunque il paradosso francese: formaggi grassi, ma rischio cardiovascolare contenuto, se annaffiati da vino rosso. «Molti studi evidenziano come il consumo abituale e moderato di vino nell’arco della vita adulta sia associato a diversi vantaggi per la salute, sia maschile che femminile, con riduzione delle malattie cardiovascolari, in particolare coronaropatie», conferma il professor Attilio Giacosa, del Dipartimento di Gastroenterologia e Nutrizione Clinica del Policlinico di Monza. «Rispetto agli astemi, chi beve 5-15g di alcol al giorno (preferibilmente da vino rosso) presenta un rischio cardiovascolare del 26% in meno, e chi beve vino abitualmente e con moderazione ha valori glicemici inferiori e minore frequenza di diabete e di declino cognitivo».
Resta aperto il delicato capitolo sui tumori, per i quali c’è assoluto consenso scientifico sulla correlazione fra alcol e rischio oncologico per alcune tipologie (capo, collo, esofago, fegato, mammella, colon retto). «Tuttavia molti studi di qualità scientifica evidenziano come la dieta mediterranea, che include un consumo moderato e abituale di vino durante la vita adulta, si associ a una riduzione del rischio oncologico», aggiunge Giacosa.
Nel campo più ampio dell’alimentazione, dalla relazione della professoressa Laura Di Rienzo, Direttrice della scuola di specializzazione di Scienze dell’alimentazione dell’Università Tor Vergata di Roma, emerge la necessità di prevedere anche per il vino indicatori specifici di qualità in etichetta, per favorire consumi più salutari e consapevoli. La biologa nutrizionista Elisabetta Bernardi, facendo riferimento a studi specifici, suggerisce di «bere vino secondo le regole del più sano “modello mediterraneo di consumo di alcolici: 1) Consumo di alcol moderato (10-50g/die (circa 2 bicchieri) per gli uomini, la metà per le donne; 2) Assunzione distribuita uniformemente nell’arco della settimana, evitando le concentrazioni in un solo giorno; 3) Bevande alcoliche a bassa percentuale di alcol (meno del 25%); 4) Preferenza per il vino, in particolare rosso. 5) Importantissimo bere durante i pasti: a tavola si sorseggia, limitando così la quantità e la presenza del cibo nello stomaco rallenta l’assorbimento di etanolo, favorendo il metabolismo e la clearance epatica e riducendo il picco di concentrazione alcolica nel sangue. Inoltre la presenza di alcol nel vino può migliorare la biodisponibilità dei polifenoli nel bolo alimentare, rendendoli più assimilabili, e ridurre la disponibilità di glucosio, il che è coerente con gli effetti ipoglicemizzanti osservati negli studi sul consumo moderato di vino».
di Marilisa Zito