Il primo 8 marzo post pandemia viene celebrato nel pieno di una guerra che coinvolge, pur indirettamente, l’Europa, e vede le donne, soprattutto le adolescenti, particolarmente colpite. In una metropoli come Milano, che ha sofferto molto in questi due anni, si osservano ora le conseguenze del conflitto in Ucraina. Che siano donne e adolescenti ad essere maggiormente sottoposte a stress quotidiano, con conseguenze spesso pesanti sui disturbi affettivi, emerge dai numerosi interventi che si sono svolte i giorni scorsi proprio a Milano, a Palazzo delle Stelline, in occasione dell’evento: “I disturbi affettivi di genere nell’era dell’imprevedibilità”, organizzato dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia e da Fondazione Onda, con il contributo di Viatris, azienda globale che opera nell’ambito della salute, dedicato in particolare ai medici di famiglia e medici con specializzazione in psichiatria e neurologia. I temi affrontati riguardano infatti la depressione perinatale e post gravidanza, il rapporto tra mamma e bambino, l’ansia di genere, l’ADHD nelle ragazze, ma anche i riflessi lavorativi e socioeconomici causati dalla depressione. Con spunti oltre la medicina, come nel caso della lettura che ha illustrato “La rappresentazione dei disturbi affettivi della donna nel cinema”, curata da Matteo Balestrieri, Co-presidente Sinfp e professore di psichiatria all’Università di Udine.
<I disturbi affettivi sono una delle principali cause di quella che noi chiamiamo “sindemia”>, spiega Claudio Mencacci, co-presidente della Sinfp e direttore emerito di Psichiatria al Fatebenefratelli di Milano. <Una sorta di mix tra gli effetti “fisici” della pandemia e ciò che questa ha provocato, tra cui altre patologie, sanitarie ed emozionali, con un forte impatto di natura sociale, ambientale, relazionale, accentuate oggi dall’incertezza dominata da uno scenario internazionale di guerra molto vicino a noi, che ha toccato la nostra quotidianità. E naturalmente ad essere colpite sono le categorie più indifese: gli adolescenti in generale, e le donne, comunque tutte le persone fragili>.
<Con questa iniziativa – aggiunge la presidente di Fondazione ONDA, Francesca Merzagora – vogliamo quindi fornire ai medici (sia di famiglia che specialisti) una serie di informazioni e di strumenti utili ad affrontare con i loro pazienti questa fase storica davvero molto difficile, dalla quale si stava uscendo proprio nel momento in cui è invece scoppiata una guerra ai confini dell’Europa. Stavamo ricreando lentamente il nostro “luogo sicuro” dopo la pandemia, e tutto è stato nuovamente messo in discussione, soprattutto per le categorie più indifese come le donne e gli adolescenti>.
Paola Trombetta