Oltre 55 milioni nel mondo, più i 3 milioni in Italia, pari al 5% della popolazione. Sono i numeri, importanti, dei DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare): anoressia e bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder – BED). In sensibile crescita tra i giovanissimi, in prevalenza ragazze, circa l’8-10% tra i 12 e i 17 anni rispetto allo 0,5-1% dei coetanei maschi, con un’incidenza aumentata del 30% durante e nel post pandemia, secondo i Dati Osservatorio ABA e ISTAT, a causa dell’isolamento, della permanenza forzata a casa, della chiusura delle scuole e dell’annullamento delle iniziative di coinvolgimento sociale (Ministero della Salute). I disturbi maggiori: anoressia (42,3%), bulimia (18,2%), secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, condotta in Centri del Servizio Sanitario Nazionale dedicati ai disturbi del comportamento alimentare, su oltre 8000 utenti. Non più solo adolescenti: il 59% tra i 13 e 25 anni di età e il 6% con meno di 12 anni «Negli anni più recenti l’età di insorgenza dei DCA si è progressivamente abbassata, tanto da riguardare anche bambine e bambini in età pre-puberale, con conseguenze più gravi sul corpo e sulla mente, sullo sviluppo in genere – spiega la Professoressa Elisa Fazzi, Presidente SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) e Direttore della Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza ASST Spedali Civili e Università di Brescia, in occasione della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla (15 Marzo) – È necessaria l’identificazione e l’intervento tempestivo e multidisciplinare per migliorare la prognosi». I DCA sono caratterizzati da un rapporto alterato con il cibo, che si manifesta attraverso una preoccupazione eccessiva rispetto al peso e alla forma del proprio corpo, espressione di una grande sofferenza psichica ed emotiva di cui il soggetto, e anche la famiglia, non si rendono sempre conto focalizzando il problema sul cibo. I DCA, come l’anoressia nervosa, possono essere infatti associati ad altri sintomi: depressione, ansia, bassa autostima e comportamenti autolesionistici. «Quello del neuro-sviluppo, che riguarda bambini e ragazzi tra 0 e 18 anni, è un periodo delicato – prosegue la professoressa – in cui i fenomeni maturativi del sistema nervoso centrale non hanno uguali nelle successive fasi della vita. Ad ogni tappa dello sviluppo, compresa la preadolescenza, possono corrispondere possibili rischi e vulnerabilità. In questo periodo la famiglia e la scuola sono fondamentali nell’individuazione dei primi segnali di rischio come forma di tutela e protezione della salute di bambini e adolescenti». Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i DCA possono diventare una condizione permanente e compromettere seriamente la salute di tutti gli organi e apparati (cardiovascolare, gastrointestinale, endocrino, ematologico, scheletrico, sistema nervoso centrale, dermatologico) e, nei casi gravi, portare alla morte. All’anoressia nervosa è collegata, ad esempio, una mortalità 5-10 volte maggiore di quella di persone sane della stessa età e sesso. Nuove opportunità di cura si affacciano all’orizzonte, tra cui approcci terapeutici basati sulla Realtà Virtuale che sembrano promettenti nei casi di Anoressia Nervosa. Questa tecnologia, particolarmente indicata negli adolescenti se presentata come un gioco, consente ai pazienti l’immersione in un ambiente virtuale che si adatta al loro stato psicologico; in generale, l’implementazione della Realtà Virtuale in contesti clinici può anche favorire una maggiore partecipazione del paziente aumentando la sua fiducia nei confronti di esperienze del mondo reale.
di Francesca Morelli