Parlare di prevenzione dei tumori, soprattutto tra i giovani, è un tema molto importante. Si possono utilizzare i social, ma anche altre occasioni come il concerto del gruppo Pinguini Tattici Nucleari, che il 17 maggio si esibiranno al Forum di Assago (Milano), dopo l’evento del 10 al Palasport di Roma. Prima del concerto l’attrice Lucia Ocone reciterà un monologo in cui interpreta lo stato d’animo e le emozioni di una donna, subito dopo la diagnosi di un tumore, che affronterà con coraggio tutto il percorso di cura. «Mi auguro che questo messaggio molto toccante arrivi a tutte le generazioni: figlie, mamme e nonne», commenta l’attrice. «È questo l’obiettivo di “Non sono tutti uguali”, la campagna nazionale di cui sono fiera di essere testimonial, per informare sui percorsi di cura e di vita, differenti per ciascuna donna. Per sensibilizzare in particolare sul tumore alla mammella, ma soprattutto per dire che non tutti i tumori sono uguali, occorreva una campagna multimediale che coinvolge le donne, di qualsiasi età: ragazze giovani che vanno ai concerti e pensano che la prevenzione non sia un problema che le riguardi, donne adulte e anziane, quindi mamme e nonne. In particolare vorrei ribadire che noi donne non dobbiamo trascurare la mammografia per prevenire un tumore, come quello al seno, che negli ultimi dieci anni è in progressivo aumento».
In Italia, infatti, negli ultimi 10 anni, i casi di tumore della mammella sono aumentati del 16%: erano 48mila nel 2013 e sono 55.900 nel 2023. Si tratta della neoplasia più frequente fra le donne. Dall’altro lato, sono sempre più efficaci gli strumenti a disposizione dei clinici per affrontare la malattia e, oggi, oltre 834 mila pazienti vivono dopo la diagnosi. Il percorso di cura, che è diverso per ogni donna, deve sempre collocarsi all’interno dei Centri di Senologia, le Breast Unit, che garantiscono una presa in carico multidisciplinare e maggiori possibilità di sopravvivenza.
Per far comprendere a tutti, pazienti, caregiver e cittadini, come ogni tumore della mammella debba seguire uno specifico percorso di cura, prende il via la campagna nazionale di sensibilizzazione “Non sono tutti uguali. Tumori al seno e percorsi di vita”, che prevede una landing page di approfondimento (www.nonsonotuttiuguali.it) e un piano social media. Il Progetto è promosso da MSD, con la consulenza scientifica di Fondazione AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e il patrocinio di ANISC (Associazione Nazionale Italiana Senologi Chirurghi), APS Senonetwork Italia (il network dei centri italiani di senologia), SIPO (Società Italiana di Psiconcologia), APS Susan G. Komen Italia e delle associazioni di pazienti Europa Donna Italia, Fondazione IncontraDonna e Salute Donna ODV, con il riconoscimento di SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica).
L’importanza della prevenzione
Il dato fondamentale, sottolineato in particolare da questa Campagna, riguarda la prevenzione. «Nel 2022, in Italia, la copertura dello screening mammografico a livello nazionale è stata pari al 43%, in calo del 3% rispetto al 2021», sottolinea Massimo Calabrese, Presidente Sezione di studio Senologia di SIRM. «È importante sensibilizzare tutte le donne sull’importanza di questo esame, che può salvare la vita perché consente la diagnosi della malattia in fase iniziale. Troppe Regioni, soprattutto al Sud, hanno basse percentuali di adesione. La mammografia è in grado di evidenziare addensamenti, microcalcificazioni e noduli anche di pochi millimetri. La dose di raggi X utilizzata è molto bassa e i rischi ipotetici sono inferiori ai benefici».
«La diagnosi di carcinoma mammario costituisce un evento traumatico che dà luogo a un processo reattivo con capacità di adattamento diverse da persona a persona», spiega Anna Costantini, Past President SIPO. «Circa il 40% delle pazienti presenta una sofferenza psicologica significativa definita con il termine di distress, che richiederebbe un aiuto specialistico. Il Piano Oncologico Nazionale riconosce che la malattia neoplastica può avere profonde ripercussioni sulla sfera psicologica, affettiva, familiare, sociale e sessuale sia dei pazienti che dei familiari e, nel 2020, l’European Society of Breast Cancer Specialists (EUSOMA) ha aggiornato i requisiti europei delle Breast Unit, ribadendo che il supporto specialistico dello psiconcologo rientra nel team multidisciplinare allargato della Breast Unit lungo tutto il percorso della malattia per i pazienti e i familiari, ai fini di identificare precocemente e rispondere al bisogno di aiuto in aree delicate quali il rapporto con i figli, con il partner, la sessualità e di affiancare i medici negli aspetti psicologici della comunicazione».
Terapie mirate per le diverse forme istologiche
Grazie alle nuove terapie, nel nostro Paese, l’88% delle pazienti è viva a 5 anni dalla diagnosi. «La malattia può presentarsi in svariate forme e ogni paziente è diversa dalle altre», afferma Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM. «La scelta della terapia dipende da più fattori, tra cui le caratteristiche istologiche e biologiche del tumore e quelle della paziente, ad esempio età e presenza di altre malattie, che influiscono sulla storia clinica e sulla risposta alle cure. Le strategie consistono in trattamenti loco-regionali, quali chirurgia e radioterapia, e terapie farmacologiche, da attuare prima o dopo l’intervento chirurgico. Grazie all’integrazione ottimale di queste modalità terapeutiche, negli ultimi trent’anni si è assistito a un sensibile aumento della sopravvivenza. L’istituzione delle Breast Unit nel nostro Paese ha contribuito in maniera determinante al risultato». Il grado istologico, che si basa sulla misura in cui le cellule tumorali differiscono nel loro aspetto dalle cellule mammarie normali e sulla velocità con cui si moltiplicano, può aiutare a determinare l’aggressività del carcinoma, la prognosi e l’approccio di cura. È importante anche identificare alla diagnosi, in base ai risultati della biopsia, il cosiddetto sottotipo tumorale, determinato dalle diverse caratteristiche molecolari. In questo senso i tre principali sottotipi sono i “tumori ormono-sensibili” (70% dei casi), che rispondono alle terapie ormonali, i cosiddetti “HER2 positivi” (20%), che possono essere trattati con terapie mirate anti-HER2, e i “triplo-negativi” (10-15%), che sono negativi sia per i recettori degli estrogeni e del progesterone sia per la proteina HER2.
«Morfologia, immunoistochimica e diagnostica molecolare sono tre aspetti molto importanti di cui si occupa l’anatomopatologo, in grado di determinare le successive scelte terapeutiche», spiega Filippo Fraggetta, Presidente SIAPeC-IAP (Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica). «L’analisi delle caratteristiche biologiche definisce il sottotipo di carcinoma mammario ed eventuali alterazioni molecolari eredo-familiari, ad esempio quelle dei geni BRCA, che consentono di avviare un percorso di prevenzione nei familiari della paziente. Le prospettive di guarigione e sopravvivenza a lungo termine diventano sempre più importanti, grazie alla “terza rivoluzione” che sta interessando l’anatomia patologica. La transizione digitale, unita all’intelligenza artificiale, costituisce un’opportunità per gestire la grande quantità di dati generati dai reparti di anatomia patologica, partendo da algoritmi specifici. Il vetrino digitalizzato, cioè convertito in un file informatico, può essere condiviso con esperti di tutto il mondo per diagnosi più precise». Nello stadio I il tasso di sopravvivenza a 5 anni può arrivare al 100%, nello stadio II al 90%, mentre scende al 71% allo stadio III, fino al 29% nello stadio IV.
La presa in carico nelle Breast Unit
La presa in carico da parte di un Centro di Senologia si associa al miglioramento della sopravvivenza e della qualità di vita. «Uno studio su oltre 13.700 pazienti, pubblicato sul British Medical Journal, ha dimostrato un aumento della sopravvivenza del 18% per le donne trattate nelle Breast Unit, dove è garantita l’assistenza da parte di équipe di professionisti che studiano il singolo caso, individuano la terapia più idonea, l’approccio chirurgico ottimale e le cure successive», sottolinea Mario Taffurelli, Presidente di APS Senonetwork Italia. «Ciascun centro deve trattare un minimo di 150 nuovi casi l’anno e avere un team di almeno sei professionisti dedicati: chirurgo, radiologo, anatomo patologo, oncologo, radioterapista e infermiere. Si stima che circa il 90% dei casi di tumore mammario afferisca alle 156 Breast Unit incluse nella rete di Senonetwork. Il 10% delle pazienti, però, resta ancora fuori dalla rete: è quindi necessario sensibilizzare tutta la popolazione e il progetto “Non sono tutti uguali” ha proprio questo obiettivo».
«Il team stabilisce come procedere in base ai risultati della biopsia e alla caratterizzazione biologica del tumore, cioè direttamente con l’intervento oppure con la terapia neoadiuvante, che viene somministrata prima della chirurgia», spiega Daniela Terribile, Vice Presidente ANISC. «Quest’ultimo approccio permette di ridurre il volume del tumore e di facilitarne l’asportazione, a favore di interventi chirurgici più conservativi. Anche se l’intervento resta ablativo, si possono utilizzare tecniche che prevedono ricostruzioni con risultati estetici migliori. Nel Nord Europa, la terapia neoadiuvante è utilizzata in circa il 30-35% dei centri di senologia, un obiettivo a cui deve mirare anche il nostro Paese in cui questa percentuale si attesta intorno al 20%».
di Paola Trombetta